La messa del 16 Luglio officiata dall’Arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo Benotto, ha ufficialmente inaugurato il restauro della chiesa di San Torpè realizzato, con il contributo di Fondazione Pisa, al fine di arrestare il degrado e rimuoverne la causa (una forte umidità). La chiesa pisana è una delle due in Italia dedicate al Santo (Torpé, Torpete o Tropez, martire cristiano ucciso per decapitazione ai tempi dell’Antica Roma): l’altra è a Genova (San Torpete).
Torpè, ufficiale dell’esercito romano ai tempi di Nerone (68 d.C) dopo essersi convertito al cristianesimo, si rifiutò di abiurare. Dopo essere stato sottoposto a torture, fu decapitato presso la foce dell’Arno. Il corpo, abbandonato su una barca insieme a un cane e ad un gallo, simboli dell’oltraggio fatto all’imperatore, fu trasportato dal mare fino alle coste francesi. Dal Santo hanno preso il nome il golfo e la città di Saint Tropez. Tra i miracoli “riconosciuti” al Santo ci sarebbe la liberazione dalla peste che nel 1633 stava devastando la città della Torre
La chiesa di San Torpè sarebbe stata fondata secondo una teoria da Guido da Caprona tra il 1130 e il 1150, o secondo l’altra ipotesi più accreditata dall’arcivescovo Federico Visconti tra il 1254 e il 1260 quando trasferì a Pisa la reliquia della testa del santo. È noto invece che chiesa e attiguo convento ospitarono vari ordini religiosi (gli Umiliati fino al 1584, i frati di S. Francesco di Paola fino alle soppressioni del 1784, quindi i Vallombrosani e i Certosini).
Quando poi 1816 i Carmelitani Scalzi subentrano in San Torpé, trovarono chiesa e convento in stato di abbandonoe commissionarono all’ingegnere Gioacchino Rossini il restauro e la ristrutturazione del complesso.
La chiesa di San Torpè è un piccolo gioiellino: l’interno a una navata è ricco di stucchi in stile “barocco” e conserva tele del XVII secolo quali “la Madonna col Bambino Sant’Anna e San Torpè” di Francesco Vanni, la “Conversione di Giovanni Guadalberto” di Giovanni di San Giovanni e “San Carlo Borromeo ed episodi della sua vita” di Giovanni Stefano Marucelli.
Chiesa di San Torpé – Largo del Parlascio Pisa
Orario di visita: ogni giorno dalle 7:00 alle 12:00 e dalle 16:00 alle 19:30
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Dal 19 al 27 ottobre l’Abbazia di San Zeno fungerà da cornice a “Punti di Vista: Ceramica, intagli, pittura“, un’esibizione sulla Sardegna interpretata dalle opere di tre giovani artisti Angela Maria Sanna, Nanni Senes, Roberto Calaresu. In occasione del vernissage della mostra pisana, in programma il 19 ottobre alle ore 17:30 si prevede l’intervento dell’intagliatore Roberto Calaresu che eseguirà una dimostrazione dal vivo.
L’inaugurazione si terrà venerdì 19 ottobre alle ore 17,30 presso la Chiesa di San Zeno, con dimostrazione dal vivo dell’intagliatore Roberto Calaresu;
Angela Maria Sanna, originaria della provincia nuorese, è impegnata da oltre dieci anni è intensamente impegnata nell’attività di decorazione e restauro. Le sue opere (realizzate grazie all’impiego delle tecniche grafite, olio, acquerello o acrilico) raccontano di una cura per il particolare, dell’evidenza del dettaglio e dei legami con la Sardegna sottolineati da richiami alla tradizione e agli elementi naturalsitici caratteristici dell’Isola come il mare, le rocce e la vegetazione.
I dipinti di Nanni Senes evidenziano invece un legame diretto e manifesto con la Sardegna: le sue immagini infatti sono rappresentazioni fedeli, e al tempo stesso sublimate, della vita delle donne e degli uomini sardi coinvolti nella quotidianità che evidenziano simboli e valori di una società ancorata alle proprie radici.
Roberto Calaresu si dedica all’attività di intagliatore e realizza manufatti di grande raffinatezza grazie a una poco comune perizia tecnica al riferimenti estetici di riferimento derivati dalla tradizione: modelli di cornici, angoliere, taglieri e cassapanche, e soluzioni decorative con rosoni, intrecci, motivi geometrici e zoomorfi inseriti in strutture di grande equilibrio formale, caratterizzano prevalentemente la sua produzione artistica.
L’esibizione “Punti di Vista: Ceramica, intagli, pittura” è curata dall’Associazione Culturale Sarda Grazia Deledda e realizzata grazie alla collaborazione della Regione Sardegna, del Comune di Pisa e della Fondazione CariPisa.
La mostra pisana “Punti di Vista: Ceramica, intagli, pittura” è visitabile tutti i giorni dalle 16 alle 19.
“Punti di Vista: Ceramica, intagli, pittura” – 19/27 ottobre Abbazia di San Zeno piazza San Zeno Pisa
Per informazioni
Associazione Culturale Sarda Grazia Deledda
web www.gdeledda.it
Grande mostra al Museo di San Matteo di Pisa dal 6 giugno al 7 luglio quando è in programma “Oman, il paese di Sindbad il marinaio“. Si tratta di un’esposizione organizzata grazie alla collaborazione tra tra l’Università degli Studi di Pisa e l’Office of the Advisor to H.M. the Sultan for Cultural Affairs di Muscat, curata professoressa Alessandra Avanzini, direttore del Dipartimento di Scienze Storiche del Mondo Antico dell’Ateneo pisano e dedicata alla storia del paese arabo dell’Oman.
La scelta di Pisa non è casuale: l’ateneo pisano è infatti presente nel paese grazie alla campagna di scavo, nell’area portuale di Khor Rori e nella fortezza di Salut (siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco), guidata dalla professoressa Avanzini. Il percorso della mostra pisana permette di ammirare alcune dei reperti rinvenuti durante gli scavi e di scoprire il paese di Sindbad, un paese dalla storia antichissima, posto nel crocevia tra l’Oceano Indiano, la Cina, e le rotte commerciali arabe verso l’Europa dedicate all’incenso. Oltre ai reperti (tra i quali incensiere ornamentali, vasi, bacili) il percorso della mostra “Oman, il paese di Sindbad il marinaio” ospita una galleria fotografica e una serie di ricostruzioni per divulgare la storia del paese, dalle leggenda di re Salomone che fece costruire in dieci giorni dieci mila canali per renderne coltivabili le terre, fino alla storia più antica come quella del commercio del rame nel III millennio A.C. , estratto nell’Oman, noto allora come Magan.
Una parte dell’esposizione è poi dedicata agli strumenti e alle tecniche della navigazione (al porto di Al Balid fece tappa Marco Polo), alla cosiddetta Rinascita omanita, avvenuta nel paese a partire dal 1970, con la salita al potere il Sultano Qabus Bin Said, e al racconto di Sindbad, alle sue avventure e alla conquista dei Sette Mari, al quale l’esibizione è intitolata.
Il biglietto per l’ingresso alla mostra “Oman, il paese di Sindbad il marinaio” è quello per il museo San Matteo 5 euro (ridotto 2,50 euro).
“Oman, il paese di Sindbad il marinaio” – 6 giugno / 7 luglio “Oman, il paese di Sindbad il marinaio” Museo San Matteo (Piazza san Matteo in soarta 1 Pisa)
Per informazioni
Museo nazionale di San Matteo
tel. 050.541865
Il 14 gennaio (ore 16:30) verrà inaugurata la nuova facciata restaurata di Santa Marta, la chiesa situata nell’omonima via che collega il Ponte della Fortezza con Piazza delle Gondole. La santa alla quale la chiesa deve il nome è Marta, sorella di Maria Maddalena e Lazzaro. Secondo la tradizione, dopo la resurrezione di Cristo Marta approdò nella odierna Francia e precisamente in Camargue che liberò dalla presenza di un terribile mostro, il Tarasque (creatura con il muso di leone, il corpo simile al carapace di una tartaruga e la coda di drago), raffigurato oggi in una celebre statua a Tarascona, cittadina francese della Provenza che deve proprio il suo nome alla famelica creatura.
La chiesa di Santa Marta fu edificata nella prima metà del XIV secolo per volontà di Domenico Cavalca, dotto pisano che fu uno dei primi autori, se non il primo, a impiegare la lingua volgare italiana in prosa per tradurre i testi latini che raccontavano delle vite dei santi. Anticamente era detta chiesa di S. Viviana in Suarta dal nome del quartiere in cui sorgeva ed in ricordo dell’antica chiesa situata nell’odierna via Bibbiana. L’edificio deve il suo attuale aspetto, e l’interno barocco, ai massicci stravolgimenti architettonici alla quale la chiesa è stata sottoposta nel XVIII secolo. Insieme alla chiesa di San Paolo all’Orto alla chiesa della Certosa di Pisa a Calci, l’edificio è uno dei monumenti pisani più rappresentativi dello stile barocco.
La semplice facciata intonacata presenta delle decorazioni agli angoli e dei profili sagomati che circondano il portone di ingresso. Una volta varcato il portone si è accolti dal grazioso interno a una navata impreziosito da stucchi e capitelli. Nella controfacciata è posto il “La Madonna col bambino tra i S.S. Caterina e Domenico” di Livio Lomi mentre a sinistra in prossimità del fonte battesimale è situata la tela seicentesca “Madonna col bambino e Angeli” e sopra l’altare in marmo “Santa Marta che chiede la resurrezione di Lazzaro” di Giovanni Battista Tempesti (1770 circa). Sulla parete opposta, la destra, sopra l’altro altare “Adorazione dei pastori” di Lorenzo Pecheux (1779).
Sopra l’altare centrale c’è invece l’opera più interessante presente nella chiesa: una croce dipinta, datata tra il 1280 e il 1290: il “Crocifisso con Storie della passione” di un autore ignoto (il Maestro della Croce di Santa Marta).
La chiesa è visitabile la mattina (10:00/12:00 circa) e la domenica prima e dopo la messa.
Chiesa di Santa Marta
via santa Marta
di Elena Di Stefano
Tra le stagioni e rassegne autunnali in partenza, arriva dal 25 Ottobre al 12 Novembre Teatri di Confine, una selezione di spettacoli tra i più significativi e innovativi degli ultimi mesi, in scena al CinemaTeatro Lux e al Teatro Sant’Andrea. I cinque titoli (di cui tre in prima regionale) sono stati scelti nell’ottica di accostare spettacoli di compagnie emergenti a realtà già consolidate nel panorama teatrale nazionale. Giunta alla sua quinta edizione, Teatri di Confine ha l’obiettivo di fare incontrare le nuove forme di teatro e il pubblico delle nuove generazioni. L’iniziativa è realizzata dal Cinema Teatro Lux e al Teatro Sant’Andrea, guidate dalle due rispettive compagnie di produzione, la Compagnia del Lux e i Sacchi di Sabbia (vincitori da pochi giorni del prestigioso Premio della Critica 2011), e grazie al contributo della Fondazione Toscana Spettacolo.
Si comincia il 25 ottobre al Lux con la prima regionale di “Crack Machine. Il denaro non esiste”, terzo spettacolo di Paolo Mazzarelli e Lino Musella, che ne sono anche gli interpreti: un gioco teatrale basato su quattro personaggi, due per ogni attore, che si ritrovano a condividere in carcere una storia sul senso e non senso del denaro, in un crescendo fino al liberatorio crollo finale.
La rassegna prosegue con tre spettacoli al Teatro Sant’Andrea: il 28 ottobre arriva un classico del contemporaneo italiano, Giorgio Barberio Corsetti che scrive e interpreta il monologo “Commedia”, accompagnato in scena del grande musicista solista italiano Danilo Rea. Sul dialogo tra parole, musica e immagini prende forma un viaggio attraverso la commedia umana: derisorio, comico, terribile, violento e struggente. Il 4 novembre è la volta di un cameo della drammaturgia contemporanea americana, “La fila (Line)” di Israel Horovitz, rappresentato per la prima volta nel 1975 e tutt’ora in scena nei teatri di New York. Con la regia di Walter Le Moli per la Fondazione Teatro Due e il Teatro di Roma, è una commedia dissacratoria sulle nevrosi e le meschinità della società contemporanea che porta in scena la paradossale competizione tra quattro uomini e una donna in lotta per il primo posto di una fila senza capo né coda. L’8 novembre la Carrozzeria Orfeo insieme a Centro RAT/ Teatro dell’Acquario rappresenta Idoli, uno spettacolo che esplora i nuovi vizi capitali della nostra società (sociopatia, spudoratezza, conformismo, consumismo, nichilismo…) e le sue deformazioni individuali e collettive. I protagonisti di questa crudele e grottesca commedia ‘nera’ sono una coppia, una famiglia, un nipote e un nonno.
Si torna al Lux per la chiusura della rassegna, l’11 e 12 novembre con Grimmless, del già affermato duo Ricci/Forte. Lo spettacolo si snoda intorno al tema della fiaba come transizione infantile verso l’età adulta, giocando sul confronto tra le fiabe dei Fratelli Grimm, che hanno fatto sognare generazioni di nonni e nipoti e le prosaiche vite quotidiane odierne, che non sono state scritte dai fratelli Grimm: Grimmless, Senza Grimm.
La programmazione di teatro contemporaneo prosegue nel mese di dicembre al CinemaTeatro Lux e al Sant’Andrea, con altri 5 spettacoli in appendice a Teatri di Confine.
Teatri di confine 5° Edizione – nuove scene nuovi pubblici
25 ottobre – 12 novembre 2011
L’elenco completo della rassegna (inizio spettacoli ore 21:15):
CinemaTeatro Lux
25 ottobre 2011
CompagniaMusellaMazzarelli
CRACK MACHINE – Il denaro non esiste
di Paolo Mazzarelli e Lino Musella, musiche di Climnoizer/Co’sang, scene di Elisabetta Salvatori, con Paolo Mazzarelli e Lino Musella
11 e 12 novembre 2011
Ricci/Forte
GRIMMLESS
regia di Stefano Ricci, con Anna Gualdo, Valentina Beotti, Andrea Pizzalis, Giuseppe Sartori, Anna Terio
Teatro Sant’Andrea
28 ottobre 2011
Fattore K e Fondazione Musica per Roma in collaborazione con PugliaSounds
COMMEDIA
regia Giorgio Barberio Corsetti, musiche ed esecuzione dal vivo Danilo Rea
4 novembre 2011
Fondazione Teatro Due – Teatro di Roma
LA FILA (LINE)
di Israel Horovitz (traduzione Susanna Corradi) a cura di Walter Le Moli, con Alessandro Averone, Paola De Crescenzo, Luca Nucera, Massimiliano Sbarsi, Nanni Tormen
8 novembre 2011
Carrozzeria Orfeo -Centro RAT-Teatro dell’Acquario
IDOLI
drammaturgia di Gabriele Di Luca, regia di Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
Biglietti e orari
Intero € 10, ridotto € 8.
Riduzioni: under 26, over 65, abbonati ad uno dei teatri del circuito Fondazione Toscana Spettacolo.
Sconti per gli studenti dell’Università di Pisa: presso ufficio Attività Culturali, Azienda Regionale per il Diritto allo Studio di Pisa (Lungarno Pacinotti, 32 tel.050 567508/5).
Per tutti gli spettacoli è consigliata la prenotazione.
Informazioni
CinemaTeatro Lux, Piazza Santa Caterina 6, Pisa
Tel. 050 83 09 43
e-mail [email protected]
web: www.cinemateatrolux.it
Teatro Sant’Andrea, Via del Cuore, Pisa
Tel. 050 542364
e-mail [email protected]
web www.teatrosantandrea.it
La denominazione francese testimonia il tipo di cucina offerta che punta su prodotti locali e toscani e piatti italiani rivitalizzati al gusto e al “sapore” francese.
Le portate sono elencate in una lavagna: immancabili sono l’urlo di Braque (crostino con velo di lardo di colonnata, stracciatella, acciuga e olio), gli assaggi di pesce azzurro, le terrine di oca o salmone affumicato, l’ottima bottarga (di muggine) con ceci e pomodori, la tagliata (“roastfish”) di tonno al vapore arricchita dalla tartarre di cipolle di Tropea.
Molto gradevoli risultano anche il piatto di formaggi con composte, quello con paté di fois gras e il Bracque Gourmand (formaggi, salumi, acciughe e crostini).
Notevoli sono anche i dolci (budini al cioccolato, crema con le fragole,
Il locale non prevede il pagamento tramite bancomat o carte di credito né la prenotazione: la fila per un posto disponibile merita l’attesa.
Prezzo medio due portate bevande escluse: 25 euro.
Specialità pesce
Braque Bistrò
via Mercanti 15
Pisa
Il Relais è stato ricavato da un’ala del palazzo completamente ristrutturata con gusto e rifiniture di qualità, che fonde sapientemente antico e moderno e si affaccia su una piacevole e silenziosa chiostra.
Il Relais Sassetti si trova nel cuore del centro storico, a un passo dai Lungarni e da Borgo Stretto e a pochi metri dal Teatro Verdi e dalla Chiesa di San Francesco, in una zona ricca di botteghe, negozi, osterie, cinema e bar. In pochi minuti a piedi si raggiungono Piazza dei Cavalieri e Piazza dei Miracoli.
Il Relais offre due soluzioni autonome: un appartamento che ospita fino a 4 persone tra adulti e bambini e una camera che accoglie fino a 2 persone più un’eventuale culla.
L’appartamento dei Leoni ha ingresso indipendente dal giardino interno, è una suite climatizzata di 65 mq articolata su due piani: al piano terra si trova il salotto con angolo cottura e al primo piano un primo ambiente con dormeuse, la camera matrimoniale e l’ampio bagno con finestra. Gli ospiti hanno a disposizione un angolo del giardino dove è anche possibile fare il barbecue.
La camera del Pozzo, con accesso autonomo dal giardino, ha un bel soffitto a volta con affresco del Settecento e antico pavimento alla veneziana e dispone di un moderno bagno interno, di frigorifero e bollitore.
Gli ospiti potranno anche usufruire della sala da ping pong che affaccia sulla chiostra e troveranno un’amichevole accoglienza che è valsa al Relais Sassetti il Premio 2010 della rivista olandese Zoover holyday review come migliore struttura della sua categoria.
La ricca colazione all’italiana è servita nelle camere o nella cucina di casa e durante la bella stagione nel giardino interno ed è a base di caffè espresso, cappuccino, latte, cereali, succhi di frutta, tè, biscotti, brioches di pasticceria, fette biscottate, marmellate, nutella, yogurt.
1 appartamento e 1 camera, entrambi con bagno privato
Prezzi cambiano a seconda della durata della permanenza
Appartamento dei Leoni per 2 persone: 90/100 euro per un soggiorno minimo di 2/3 notti.
Camera: singola 65 euro, doppia 80 euro.
Acconto 30% del prezzo totale da pagare tramite bonifico bancario
(per disdette oltre 6 giorni prima dell’arrivo, l’acconto verrà trattenuto)
Modalità di pagamento
In contanti (all’arrivo)
Servizi gratuiti
Letto gratuito per minori inferiori ai 5 anni (per minori di età superiore e per adulti letto supplementare a 15 euro)
Wi-Fi gratuito
Giardino e stanza da Ping Pong
Un posto garage (lunghezza massima auto m. 4,50)
Permesso giornaliero auto per le zone a traffico limitato (comunicando la targa dell’auto): € 5/ €7
Lingue straniere: Inglese, Francese, Tedesco
Via San Francesco 69
Telefono 050.576255
Cellulare 329.877.061.1
e-mail: [email protected]
Web: www.relaissassetti.it
Nella casa sono perfettamente armonizzati il fascino dell’antico, con parti della struttura medievale a vista, zone affrescate e bei pavimenti decorati, e la funzionalità moderna (i bagni ben ristrutturati, tutti i confort necessari). Gli ambienti sono ampi e luminosi e l’arredamento e il servizio sono curati con stile e attenzione.
Le 5 camere di Borgo Largo 51 sono tutte ampie e silenziose, dotate di aria condizionata e televisione: 2 camere matrimoniali con bagno privato, una matrimoniale con bagno privato più ampia, adatta anche a famiglie con bambini piccoli, 2 camere comunicanti con bagno condiviso (1 doppia con letti a una piazza e mezzo e 1 tripla con letto singolo e letto matrimoniale nel soppalco).
La pulizia delle camere è giornaliera e per lunghi soggiorni viene cambiata la biancheria ogni 3 giorni. Un bellissimo giardino interno e l’ampia terrazza sono a disposizione degli ospiti che possono godersi la tranquillità in pieno centro e consumare all’aperto la prima colazione durante la bella stagione.
La colazione è a base di prodotti artigianali biologici, provenienti dal commercio equo e solidale così come i saponi utilizzati, tutti ecologici vegetali alla spina, prodotti in Toscana.
Camere 5
I prezzi variano a seconda del tipo di stanza e della stagione
Camera matrimoniale con bagno privato interno 80/100 euro, con bagno esterno 70/90 euro
Camera tripla 95/120 euro
Camera quadrupla 115/140 euro
Camera doppia uso singola 60/65 euro
Acconto
Previsto e da concordare per soggiorni superiori ai 3 giorni, da pagare tramite carta di credito o bonifico bancario (penale pari al 50% del soggiorno prenotato per cancellazioni oltre 7 giorni dall’arrivo)
Modalità di pagamento
bonifico bancario, carta di credito (Visa e Mastercard) contanti.
Connessione internet gratuita con collegamento via cavo in ogni stanza.
Colazione servita
Servizi aggiuntivi
Culla e lettino gratuito per bambini fino a 3 anni (per minori di maggiore età e adulti letto aggiuntivo a 20 euro)
Accesso per disabili
Ingresso animali domestici di piccola taglia da concordare
Noleggio biciclette
Ingresso animali domestici di piccola taglia da concordare
B&B Borgo Largo 51
Via Guglielmo Oberdan 51, 56127 Pisa
Tel. 050/578432 e +393480666142
e-mail [email protected]
Web www.borgolargo51.com
Costruito tra il 1865 e il 1867 dall’architetto veneziano Andrea Scala, il Teatro Comunale pisano fu inaugurato il 12 novembre 1867 ed intitolato nel 1904 a Giuseppe Verdi. Un’innovativa opera di restauro è stata curata nel 1985-1989 dall’architetto pisano Massimo Carmassi.
Esempio di architettura teatrale ottocentesca, il Teatro Verdi ha facciata neoclassica con ampio porticato.
Dall’elegante foyer si accede alla sala a ferro di cavallo che ospita circa 900 posti su tre ordini di palchi e due di galleria. Al primo piano si trova la Sala del Ridotto, intitolato nel 2006 al grande baritono pisano Titta Ruffo (1877-1953), con il pregevole affresco sulla volta Trionfo d’Amore di Annibale Gatti, autore anche del sipario storico raffigurante Goldoni al Giardino Scotto di Pisa intento a declamare una sua commedia.
Il Teatro Verdi ospita la Collezione Titta Ruffo, che raccoglie costumi e cimeli appartenuti al celebre baritono esposti nella seconda Galleria, mentre nella Cantinetta sono raccolti documenti e materiali iconografici della Collezione Giuntini, donata dagli eredi dell’appassionato spettatore.
Molto suggestivo è il sottotetto a capriate lignee che sostiene la volta della sala e che ospita oggi uffici e sala prove. Per i più curiosi, il Teatro dispone di un importante Archivio storico.
Merita una sosta ristoratrice il bar del Teatro, con gustose prime colazioni, pranzi e aperitivi (accesso da Via Palestro).
Di proprietà pubblica, il Teatro Verdi è gestito dal 2002 dall’omonima Fondazione. Oltre alla programmazione lirica, di prosa e danza, ospita la stagione concertistica della Scuola Normale Superiore di Pisa ed eventi di musica leggera, musical e cabaret. Per chi vuole imparare, ci sono i laboratori di spettacolo per studenti e insegnanti, ragazzi e adulti (Fare Teatro), la scuola estiva di perfezionamento teatrale (Prima del Teatro) e il progetto per giovani cantanti lirici (Opera Studio).
Grazie alla collaborazione fra Teatro di Pisa, Greenticket e Federalberghi, gli ospiti degli alberghi convenzionati (Accademia Palace; Jolly Hotel dei Cavalieri; Relais dell’Orologio; Royal Victoria Hotel; Hotel La Pace; Hotel Touring) potranno acquistare i biglietti direttamente alla reception del loro hotel.
Foto pubblicate per gentile concessione della Fondazione Teatro Verdi (i credits sono riportati nelle singole immagini)
Lo sapevate che:
A una recita del Faust di Gounod nel Natale del 1870, il re Vittorio Emanuele II regalò alla bellissima soprano Ostava Torriani un braccialetto tempestato di perle e diamanti.
Foto di Mario Ciampi pubblicata per gentile concessione della Fondazione del teatro Verdi di Pisa.
Teatro Verdi
Via Palestro 40
Tel. 050/941111
Web www.teatrodipisa.pi.it
Accesso Per le visite da effettuare fuori dagli orari degli spettacoli, si consiglia di chiamare il centralino.
Botteghino: martedì e giovedì dalle ore 16:00 alle 19:00; mercoledì, venerdì, sabato dalle ore 11:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:00
Chiusura lunedì
Biglietteria telefonica: tel. 050/941188 dal martedì al sabato dalle 14:00 alle 16:00
Prevendite Circuito Greenticket (www.greenticket.it)
Dedicata alla patrona della musica e dei musicisti, la Chiesa romanica di Santa Cecilia fu fondata attorno al 1103 dai monaci camaldolesi della vicina Chiesa di San Michele in Borgo, fu consacrata nel 1107 e completata nel corso del XIII secolo. L’esterno è in laterizio rosso su base di pietra marmorea, la facciata è a capanna ed è decorata da cornicione ad archetti e bacini ceramici di produzione islamica e pisana, i cui originali sono conservati al Museo Nazionale di San Matteo. Il portale è sormontato da una bifora, decorata con gli stemmi della famiglia Agostini della Seta, patrona della chiesa. L’interno, ad aula unica con copertura a capanna, è stata rimaneggiata nel Seicento: sulla destra si può vedere la robusta colonna romanica sulla quale poggia il campanile e sull’altare maggiore si trova il quadro Martirio di Santa Cecilia del senese Ventura Salimbeni (1607). Il campanile, nell’esterno a base quadrata, è rivestito di laterizio rosso (1236), ha due ordini di bifore e culmina a cuspide piramidale. La chiesa di Santa Cecilia è stata ampiamente ricostruita dopo i danni subiti nella seconda guerra mondiale.
Santa Cecilia
Angolo tra Via Santa Cecilia, 2 e Via San Francesco, 70
Accesso gratuito: i venerdì sera dalle 21.15 alle 23.00 (incontri del gruppo Rinnovamento nello Spirito)
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Sorge sull’omonima piazza questa la chiesa di Santa Caterina di Alessandria edificata dai frati domenicani a partire dalla metà del XIII secolo. La facciata marmorea presenta due ordini di loggette, un rosone (completamente rifatto nel XX secolo) e tre arcate.
L’interno, austero e gigantesco, è ricco di opere d’arte ha una pianta a croce latina e presenta una sola navata. Su entrambi i lati sono disposti altari e tele: tra le quali l’Apoteosi di San Tommaso d’Aquino di Lippo Memmi, (a sinistra presso il secondo altare) e Il martirio di Santa Caterina (la prima a destra) di Aurelio Lomi.
Sempre sulla navata sinistra si trova la monumentale Tomba dell’arcivescovo Simone Saltarelli (1342) di Nino e Andrea Pisano con rappresentazioni allegoriche della vita dell’alto prelato poste alla base del monumento.
Ai lati dell’ingresso della cappella maggiore vi sono le due statue Arcangelo Gabriele e la Vergine Annunciata di Nino Pisano. Sotto all’altare maggiore si trova il “Sarcofago trecentesco” che una volta custodiva il corpo (ora nella chiesa di san Giuseppe) del beato Fra Giordano da Rivalto. L’altare principale era impreziosito dal Polittico di Santa Caterina d’Alessandria di Simone Martini oggi conservato al Museo san Matteo.
Sulla destra si apre una “navatella” (testimonianza dei lavori di ingrandimento della chiesa poi interrotti) dalla quale si accede alla Cappella dei caduti dedicata ai pisani caduti in guerra con, dietro l’altare, la Pietà di Santi di Tito.
Sempre nella navatella c’è una cattedra seicentesca contenente un’altra cattedra più antica, dalla quale predicò San Tommaso d’Aquino.
Dalla parte opposta, in fondo al transetto sinistro è posta la Madonna tra i santi Pietro e Paolo di fra’ Bartolomeo (Baccio della Porta).
Santa Caterina d’Alessandria
Piazza Santa Caterina
Tel. 050/552883
Accesso: la chiesa è chiusa per restauri, altrimenti sarebbe visitabile dal lunedì al venerdì 8:00-12:30, 16:00-19:00.
domenica e festivi 8:00-12:30
Posta nella piazza omonima situata in prossimità della Porta dalla quale si dirama via San Zeno, è una chiesa edificata tra il XI e il XIII secolo annessa prima a un convento benedettino e poi a uno camaldolese. È stata costruita sopra un tempio pagano del V secolo in un’area che anticamente era chiamata “alle grotte” per la cospicua presenza di ruderi romani.
L’abbazia di san Zeno, oggi sconsacrata, ha un aspetto asimmetrico a causa alle sostanziose trasformazioni subite dall’edificio nel XV secolo e successivamente: la chiesa poggia su un’aula con porticato e biforio d’ingresso, la facciata ha tre bifore diseguali e le due navate hanno larghezza e dimensioni diverse.
L’interno in marmo e in pietra ha una pianta basilicale ed è asimmetrico come l’esterno: gli archi hanno dimensioni diverse, stili diversi (a sesto acuto e a tutto sesto) e le tre navate sono suddivise da pilastri quadrangolari, colonne doppie e colonne che sfoggiano basi e capitelli romani.
Il porticato esterno si affaccia anche all’interno dando origine a una curiosa struttura che ha pochi eguali nelle basiliche e nelle chiese romaniche.
Lungo la parete sinistra e sulle volte del portico vi sono tracce di affreschi risalenti al XII e XIII secolo.
Dietro la chiesa si trova l’antica Porta San Zeno, chiamata anche nel XIII secolo Porta Monetaria (è murata, posta poco distante in direzione sud e visibile dall’esterno): era infatti la porta più vicina alla zecca dell’epoca medievale.
Abbazia di san Zeno
Piazza San Zeno
Tel. 050 553606
Accesso gratuito solo in occasione di mostre e spettacoli teatrali
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La facciata si sviluppa su due ordini: quello superiore a tre arcate cieche con bifora centrale e quello inferiore a cinque arcate con un bifora sopra ogni portale.
L’interno di San Pietro in Vinculis è su due piani. La parte superiore è a tre navate divise da due pilastri e sei colonne (con capitelli romani) e ha un pavimento cosmatesco. Sopra l’altare maggiore (ai cui piedi è posto un sarcofago romano del II o III secolo d.c.) è collocato il duecentesco Crocefisso di Michele di Baldovino. Dietro l’altare si trovano i resti degli antichi affreschi del XII e XIII secolo: “San Pietro in vinculis e l’Angelo”. Sul pilastro di sinistra si conserva ancora l’affresco ieratico di “san Giacomo” (a sinistra).
Spostandosi a destra dell’altare si trova un secondo “sarcofago romano” raffigurante i geni delle stagioni, e si può osservare, sopra il portone principale, L’Annunciazione realizzata da un ignoto artista pisano del XIII secolo.
L’altro piano è costituito dalla parte più antica della chiesa: la cripta alla quale si accede dall’interno tramite una scalinata posta a sinistra del portonoe principale. Si sviluppa su quattro navate con volte a crociera in parte ancora arricchite da affreschi trecenteschi. La cripta era anticamente utilizzata come cimitero: su alcune delle colonne si possono leggere i nomi, scolpiti sulle pietre, delle persone sepolte.
La cripta si trova sotto il livello stradale e per molti anni è stata inaccessibile per i frequenti allagamenti.
Lo sapevate che:
….All’interno di San Pietro in Vinculis è stato custodito per 200 anni il Corpus Iuris Civili (chiamato anche le Pandette Pisane), un testo importantissimo per la storia del diritto: la raccolta ordinata dall’imperatore bizantino Giustiniano I che raccoglieva e ordinava i testi normativi dell’impero romano. Il Pisani si impossessarono del “Corpus” dopo il sacco di Amalfi. Nel 1406 i fiorentini lo portarono nella loro città come bottino di guerra. Da allora questa raccolta è stata battezzata Pandette Fiorentine ed è custodita nella biblioteca Laurenziana di Firenze.
Nella chiesa di San Pietro in Vinculis rimane la copia di due pagine del Corpus conservate all’interno di una teca di vetro.
San Pietro in Vinculis (o San Pierino)
via Cavour (all’altezza di Piazza Cairoli)
Ingresso gratuito: martedì e venerdì (festivi esclusi) e la seconda domenica del mese dalle 17:00 alle 19:00
Per organizzare visite guidate a pagamento da effettuarsi in gruppo o per unirsi a visite già organizzate chiamare 347/0884253 (Tristano Favati) o 347/8777550 (Massimo Marconi)
Deve il suo nome al fatto che fino al XIV secolo vi erano campi coltivati nelle vicinanze pur essendo la chiesa all’interno della cinta muraria.
La parte più bassa della facciata di San Paolo all’orto è in marmo con fasce bicrome sfoggia losanghe, rosoni, arcate e sculture nel segno dello stile romanico-pisano.
Dal 2004 la Chiesa sconsacrata di San Paolo all’Orto è sede della Gipsoteca Archeologica istituita, in altra sede, nel 1887 dai docenti di archeologia dell’Università di Pisa. Solo una parte dei calchi di gesso è esposta e questa comprende comunque gli esempi più note delle statue dell’epoca “classica” e “ellenistica”.
Tra le copie esposte nella Gispoteca archeologica si segnalano “l’Hermes di Olimpia“, “l’Afrodite di Melos“, “il gruppo dei Tirannicidi Ateniesi“, “il Busto di Atena“, “la Lupa capitolina”, “la Penelope Dolente” , il gruppo del Laocoonte e opere del rilievo funerario etrusco.
Chi non ha la possibilità o il tempo per recarsi nei musei che conservano questi capolavori, visiti la gipsoteca per avere una bella idea dell’aspetto e della maestosità di tali statue.
San Paolo all’Orto e la Gispoteca archeologica
Piazza san Paolo all’Orto numero 20
Web http://www.sma.unipi.it/it/gipsoteca-di-arte-antica.html
Ingresso gratuito mercoledì dalle 8,30 alle 13,30 e dalle 14,00 alle 17,00
Per visite (di gruppo) negli altri giorni ed orari chiamare il numero 3463236607 (Attilio Tramonti)
Ingresso gratuito
San Michele si affaccia su Borgo Stretto e ha una delle facciate più spettacolari tra gli edifici religiosi pisani. In basso si alternano tre portali con lunetta (l’edicola sopra quello centrale è una copia, l’originale è nel museo di san Matteo) mentre in alto si aprono tre loggette che sfoggiano fini colonne e graziosi “archetti”. Realizzata in marmo bianco e grigio la facciata è decorata con scritte di vernice rossa: dei graffiti ante-litteram realizzati nel XVI secolo per promuovere alcuni dei candidati all’elezione di rettore dell’università.
Progettata su disegno di Fra’ Guglielmo la chiesa di San Michele in Borgo è costruita sopra un tempio dedicato a Marte.
I bombardamenti alleati della Seconda Guerra Mondiale hanno in pratica sventrato San Michele: si è salvata soltanto la facciata, mentre la navata sinistra è andata distrutta e quelle centrale e destra sono state gravemente danneggiate.
L’interno è dunque molto rimaneggiato: si è però salvato il suggestivo “Affresco di San Michele” (XIII secolo) posto sulla lunetta in controfacciata e il Crocefisso di Nino Pisano collocato all’altare sinistro. I cinque sarcofagi romani una volta presenti all’interno, sono stati trasferiti nel Camposanto Monumentale.
Il chiostro e il monastero benedettino una volta contigui alla chiesa sono stati distrutti dai bombardamenti o abbattuti e a loro posto è stato edificato (anche se non ancora ultimato) il complesso noto come Mattonaia realizzato su progetto dell’architetto Massimo Carmassi e i cui lavori iniziati nel 1986 non sono stati ancora completati.
San Michele in Borgo
Borgo Stretto 10
Accesso: generalmente dalle 9:30 alle 12:00 e dalle 16 alle 18:00 nei giorni feriali.
]]>A una sola navata e con copertura a capriate l’imponente interno della chiesa di san Francesco è segnato da una fascia centrale costituita da lastre tombali (secoli XIV e XVIII) che corre lungo il pavimento dall’ingresso fino all’altare.
Lungo ogni lato sono posti altari impreziositi da tele del XIV e XV secolo, tra le quali Il Battesimo del Redentore dell’Empoli (sopra al primo altare sulla destra) e San Francesco riceve le stimmate (quarto altare sulla destra) di Santi di Tito. Proseguendo sempre sulla destra, dopo il quarto altare si apre la Cappella di Santa Filomena con lastra tombale (1414), la Tomba della famiglia Maggiolini, decorata con Cristo, Madonna, San Giovanni e angeli e sormontata da un’edicola marmorea.
In origine la chiesa di San Francesco era ancor più ricca di opere d’arte: qui infatti erano esposti i dipinti “San Francesco che riceve le stimmate” di Giotto e “la Madonna in trono” di Cimabue sottratte durante l’occupazione napoleonica e oggi esposte al museo del Louvre di Parigi.
La Pala Marmorea (policromata e dorata) di Tommaso Pisano, posta dietro l’altare centrale e raffigurante la Madonna con Bambino Angeli e Sei santi (1370) si distingue con il suo candore dall’ambiente circostante, mentre volgendo lo sguardo in alto si apprezza il ciclo di affreschi del Maestro degli Ordini realizzati sulle volte e lungo i pennacchi.
Le cappelle, tre per lato, affiancano l’altare maggiore. Nella terza cappella a destra di quella maggiore si trova il polittico Crocifissione e Santi di Spinello Aretino, mentre è nella seconda cappella a destra che (come ricorda una lapide) furono sepolte le ossa del Conte Ugolino della Gherardesca e dei suoi familiari per poi essere trasferite nel chiostro attiguo al quale si accede da una porta posta nella parete sinistra.
Lungo la base dell’arcate maggiore, proprio in prossimità dell’ingresso che conduce alla chiesa, si trova la “Tomba di Francesco da Buti“, uomo politico pisano, erudito e primo commentatore della Divina Commedia di Dante.
Sempre sullo stesso lato si accede alla Sala del Capitolo (occorre chiedere la chiavi al bar del circolo della chiesa). Chiamata anche Sala di San Bonaventura (il santo vi avrebbe presieduto il capitolo generale dell’ordine nel 1263) l’aula impreziosita da due trifore è stata affrescata nel 1392 dal pittore di scuola giottesca Niccolò di Pietro Gerini (che ha decorato la sacrestia della Basilica di Santa Croce e la Loggia del Bigallo a Firenze): il ciclo raffigura episodi della vita di Cristo.
Lo sapevate che:
… Percorrendo il lato minore sinistro (tenendo le spalle alla chiesa di San Francesco) del chiostro si nota la lapide che segna il luogo dove sono stati sepolti i resti del Conte Ugolino della Gherardesca. Morendo infatti da traditore l’uomo non poteva essere sepolto insieme ai suoi familiari seppelliti nella monumentale tomba di famiglia che si trovava all’interno della chiesa. In seguito allo smembramento della tomba e a una rivalutazione del Conte, i resti di lui e dei suoi familiari furono posti prima nella seconda cappella a destra dell’altare e poi traslati appunto nel chiostro.
San Francesco
Piazza san Francesco 1
Ingresso gratuito: ogni giorno dalle 9:00 alle 12:15 circa e dalla 16:00 alle 18:00
Piazza Martiri della Libertà è una delle piazze più grandi del centro storico. Ricca di verde è dominata da una grande statua: il Monumento al Granduca Pietro Leopoldo (1833 opera di Luigi Pampaloni). Pietro Leopoldo fu uno dei più fulgidi esempi di “Sovrano Illuminato” soprattutto come Granduca di Toscana dal 1765 al 1790 (cancellò le corporazioni medioevali e avviò una riforma del sistema fiscale) e poi quando divenne Imperatore (1790-92) alla morte del fratello Giuseppe II.
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La caratteristica principale della piazza è il bacino d’acqua tutt’ora visibile, chiamato Porto delle Gondole: era il capolinea della fitta rete di canali che percorreva la pianura pisana dove approdavano le barche che trasportavano merci e passeggeri fino a San Giuliano, navigando sul Canale Macinate che collegava Pisa e Ripafratta. Il canale fu fatto costruire dal Granduca Cosimo I dei Medici nel 1564-1566 ed era conosciuto anche come Fosso dei Mulini perché azionava le macine dei mulini per la lavorazione del grano e le spremitura delle olive. Illustri personaggi quali Montesquieu, Alfieri, Murat, Shelley, Bonaparte e molti reali e prelati si imbarcarono in questo punto sulle gondole, caratteristiche barche coperte che trasportavano i bagnanti fino alla stazione termale di San Giuliano.
La Piazza delle Gondole è anche il punto di arrivo dell’Acquedotto Mediceo, popolarmente detto “i Condotti”, che da Asciano portava l’acqua a Pisa e che alimentava anche la graziosa fontana incastonata nelle mura che danno sulla Piazza. L’acquedotto fu costruito dai Granduchi Ferdinando I° e Cosimo II° dei Medici tra il 1601 e il 1613 sul modello degli acquedotti romani con condotta su archi, si snodava per 6 chilometri e si mantiene tutt’oggi in buono stato di conservazione. Delimitano la piazza due antiche porte della città: il Portello e la Porta di Santa Marta, quest’ultima creata durante l’occupazione fiorentina nella metà del secolo XV per raddoppiare il passaggio dei mezzi, il cui flusso era molto aumentato.
Foto di Veronica Lorenzetti
Questa graziosa piazza oggi “traboccante” di locali era battezzata nel Medioevo come Piazza dei cavoli e aveva al tempo un accesso diretto all’Arno.
Oltre ad essere il luogo destinato al mercato ortofrutticolo, Piazza della Berlina era anche la sede cittadina della gogna pubblica per i reati minori: i criminali legati ai ceppi erano infatti qui esposti al pubblico ludibrio e alle intemperie.
Durante l’occupazione fiorentina la piazza subì sostanziose modifiche e al centro della stessa fu posta la colonna con in cima la statua dell’Abbondanza (1550) e fu costruito il loggiato posto sul lato occidentale.
Venne così chiamata Piazza dell’Abbondanza e poi, dopo l’Unità d’Italia, Piazza Cairoli, la sua “denominazione” attuale.
I pisani la chiamano ancora Piazza della Berlina.
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Palazzo Toscanelli è un edificio cinquecentesco dalla signorile facciata bianca con portale a bugnato di marmo, fatto costruire dalla famiglia Lanfranchi: secondo la tradizione il disegno fu affidato a Michelangelo ma la verità storica sembra negarlo. A Palazzo Toscanelli soggiornò nel 1821-1822 il poeta inglese George Byron (1788-1824), che qui scrisse alcune delle sue ultime opere. Molti sono gli aneddoti sulla permanenza pisana dello scrittore: si racconta che usasse salire le scale esterne del palazzo a cavallo e che amasse trascorrere molto tempo negli scantinati del palazzo, che gli sembravano segrete medievali, traendone ispirazione per le sue composizioni romantiche.
Nel Palazzo ha oggi sede l’Archivio di Stato, in cui sono custodite pergamene e atti cartacei sulla città di Pisa provenienti dagli archivi delle principali istituzioni civili e religiose cittadine e di molte famiglie nobili. Tra i documenti di grande valore storico è il diploma di pergamena con bolla aurea del 17 Aprile 1165 con il quale Federico Barbarossa concesse ai Pisani il Feudo di Sardegna. La Biblioteca dell’Archivio raccoglie circa 22.000 libri e documenti di storia pisana.
Lo sapevate che…
George Byron ebbe un litigio con un sottufficiale dei Cacciatori toscani (soldati a cavallo) e lo fece malmenare dai suoi servitori: quando i colleghi dell’ufficiale accorsero per vendicarlo, il poeta si asseragliò nel Palazzo e minacciò gli aggressori con due cannoncini posti davanti al portone. Alla fine il Lord presentò le sue scuse e il diverbio fu risolto pacificamente.
Palazzo Toscanelli (oggi Archivio di Stato)
Lungarno Mediceo 30
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Al civico n. 16 si trova il secentesco Palazzo Roncioni, dove soggiornarono Vittorio Alfieri (che vi recitò la sua tragedia “Saul”), la scrittrice francese Madame de Stäel e Ugo Foscolo, che qui si innamorò della giovane Isabella Roncioni e la delusione amorosa che ne ricevette ispirò il suo libro “Ultime lettere di Iacopo Ortis”.
Nel 1879 Palazzo Roncioni fu sede di riunioni clandestine dei mazziniani. Il cortile interno con portico ad archi è affrescato con motivi floreali in stile secentesco. Palazzo Roncioni è l’unica residenza sui Lungarni del quale si conserva ancora lo scalo sul fiume, con scalinata di accesso all’argine.
Palazzo Roncioni
Lungarno Mediceo 16
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Nei locali dell’ex-monastero delle monache benedettine annesso alla chiesa di San Matteo è allestito il Museo Nazionale di San Matteo, uno dei più rilevanti musei italiani e tra i più importanti al mondo per quanto riguarda la pittura su tavola (dal secolo XI al XV) e la ceramica islamica (X-XII secolo).
Nel corso del tempo le modalità di esposizione delle opere hanno subito vari cambiamenti. L’allestimento attuale prevede che il retro della chiesa di San Matteo sia dedicato alla raccolta di alcune delle sculture degli artisti pisani, mentre il primo piano, che si sviluppa lungo due corridoi paralleli, venga riservato all’esposizione delle ceramiche islamiche, delle pitture dal XII al XV secolo, delle sculture di legno e delle opere dei “Pisano”.
Tra i reperti custoditi al piano terra sono presenti i resti, provenienti dalla chiesa di San Francesco, della tomba dei Conti della Gherardesca (con “Madonna con bambino tra Santi” di Lupo di Francesco, 1326), il gigantesco Cristo Pantocratico (1204) originariamente collocato nella lunetta del portale maggiore di San Michele degli Scalzi e le “Madonna con Bambino” di Giovanni Pisano e Giovanni di Balduccio che ornavano “gli esterni” di Santa Maria della Spina.
Salendo le scale poste a sinistra dopo la biglietteria, si accede alle sale del Museo Nazionale di San Matteo dedicate alle pitture, le stanze che espongono i pezzi forte del museo. Tra le opere del XIV secolo le più note sono “ La Madonna, angeli e musicanti” del Veneziano, il luminoso polittico a sei scomparti (posto più avanti) Polittico di Santa Caterina d’Alessandria di Simone Martini (il più grande realizzato dall’artista senese) e il “Crocefisso della Dogana” di Turino Vanni che conserva la più antica veduta della Torre e del Duomo di Pisa.
Ricca è anche la collezione del XV secolo: accanto ai dipinti di Taddeo di Bartolo, Lippo Memmi, Barnaba di Modena sono disposti, “la Madonna con bambino in trono tra i santi Caterina d’Alessandria, Stefano, Lorenzo e Dorotea” del Ghirlandaio, il San Paolo di Masaccio (quel che resta a Pisa dell’ancona una volta presente nella chiesa di Santa Maria del Carmine), “La Madonna dell’Umiltà” di Gentile da Fabriano, La Madonna con bambino e “il (Cristo) Redentore” di Beato Angelico e “La Crocefissione” di Benozzo Gozzoli.
Proprio nella prima sala è esposta la grandiosa pala d’altare raffigurante “Madonna in trono con angeli e santi” di Niccolò Pisano recentemente restaurata e in origine posta all’interno della chiesa di San Matteo.
Nella sala riservata alle opere dei “Pisano” spicca al centro La Madonna del Latte di Andrea e Nino Pisano realizzata in marmo dorato e policromato, mentre ai lati della stanza sono collocate la statua lignea “Madonna dei Vetturini” di Nino Pisano e “La Madonna col bambino” di Andrea Pisano.
In una delle stanze attigue si trova il “Reliquario di San Rossore”, busto bronzeo realizzato da Donatello che segna un netto passaggio tra la tipizzazione “classica” devozionale e per certi versi stereotipata dei reliquari e quella rivoluzionaria e “umanizzata” adottata dallo scultore fiorentino imperniata su un busto “alla romana” nel quale è tratteggiato il volto espressivo del santo.
L’ultima stanza del corridoio di sinistra è una delle più spettacolari del Museo di san Matteo: nella sala campeggiano infatti varie croci dipinte (alcune anche di dimensioni notevoli): La Croce di Fucecchio di Berlinghiero Berlinghieri (ma “firmata” Berlinghiero Volterrano), “il Cristo Crocefisso” del maestro di San Torpé e le tre (due processionali e una di altare) di Giunta Pisano.
In questa sala e nelle vicinanze si trovano anche il dossale di “San Francesco e i sei miracoli” di Giunta Pisano proveniente dalla chiesa di san Francesco, e varie opere (tra le quali “La Madonna con Bambino e storie di Sant’Anna e San Gioacchino”) del Maestro di San Martino (XIII), considerato come uno dei più importanti, se non il più rilevante, tra i precursori dello stile inaugurato da Cimabue e Giotto.
Foto pubblicate per gentile concessione della Soprintendenza BAPSAE di Pisa e Livorno.
Museo nazionale di san Matteo
Piazza san Matteo in soarta 1
Tel. 050 541865
Accesso disabili Parziale
Ingresso: dal martedì al sabato 8:30-19:30, domenica e festivi 8:30-13:30
Chiusura: lunedì (e 25 dicembre, 1 gennaio e 1 maggio)
Biglietto: 5 euro (ridotto 2,5 euro per docenti statali e giovani dai 18 ai 25 anni). Biglietto gratuito per minori di 18 anni e maggiori di 65 anni.
Biglietto cumulativo (per visita anche al Museo di Palazzo reale: 8 euro (4 euro il ridotto).
La comunità ebraica pisana è, dopo quella romana, la più antica d’Italia: si ritiene infatti che il primo insediamento risalga a prima dell’anno Mille.
La comunità pisana acquistò quest’edificio nel 1647 per adibirlo a Sinagoga in seguito alla “Costituzione livornina” (1593) emanata dal Graduca di Toscana Ferdinando I dei Medici: l’atto assegnava liberà di culto, professione e annullava i debiti per i commercianti ebraici (prima) e a tutti i mercanti stranieri (arabi, persiani, turchi, tedeschi, inglesi portoghesi) al fine di favorire la crescita demografica di Livorno e Pisa.
Dopo un primo rifacimento nel 1785 il “palazzo” è stato totalmente ristrutturato nel XIX secolo su progetto dell’architetto Marco Treves (che ha realizzato la Sinagoga di Firenze e Vercelli e I giardini delle Tuileries a Parigi).
Anche quella pisana mantiene le tradizionali caratteristiche di modestia e sobrietà che contraddistinguono le sinagoghe: all’interno una grande ed elegante scala da accesso alla sala del culto (originariamente di rito sefardita e poi “italiano”) ubicata secondo tradizione al piano superiore. L’unica eccezione alla sobrietà è rappresentata dalla volta a padiglione decorata da richiami geometri e naturalistici (ma non da rappresentazioni figurative vietate dalla legge ebraica).
Nella Sinagoga è stato recentemente riorganizzato l’archivio consultabile che fornisce informazioni sulla vita della comunità dal XVII secolo a oggi. La comunità pisana include anche le sezioni di Lucca e Viareggio.
Foto pubblicate per gentile concessione della Comunità Ebraica di Pisa.
La Sinagoga
via Palestro 24
Tel. 050/542580
e-mail [email protected]
Web www.pisaebraica.it
Accesso disabili: no
Ingresso: Le visite sono sospese per lavori di ristrutturazione
È il risultato della riqualificazione di un’area molto danneggiata dalla seconda guerra mondiale che ingloba parti di resti medievali del XIII secolo, l’abside della Chiesa e corpi di nuova costruzione.
La particolarità del complesso è l’originale innesto di nuove architetture sull’antico tessuto medievale ancora visibile, con suggestivi giochi di prospettiva e trasparenze in mattoni rossi, ferro, vetro e larice, secondo un progetto, realizzato dall’architetto Massimo Carmassi, noto in tutto il mondo per il suo valore architettonico.
Eppure la Mattonaia versa oggi in stato di grave degrado e abbandono, in seguito a una storia travagliata che non vede epilogo: i lavori di riqualificazione destinati alla realizzazione di case popolari non furono mai terminati (1985-2002) e la Mattonaia divenne presto ricettacolo di traffici illeciti e atti vandalici, occupazioni e sgomberi. Dopo vari tentativi di acquisto (Università, cordate di privati) e due aste andate deserte, il Comune ha recentemente deciso che la Mattonaia non si venderà più ma sarà ceduta a chi realizzerà la riqualificazione di via Pietrasantina, dei Lungarni Mediceo e Pacinotti e della piazzetta della stessa Mattonaia.
La mattonaia comprende 11 unità immobiliari a destinazione abitativa e 7 fondi a destinazione commerciale. Ospita all’interno un’ampia piazza a destinazione pubblica che è anche l’unica via di accesso alla cripta della Chiesa di San Michele in Borgo, per adesso chiusa al pubblico. I cittadini aspettano da anni che quest’area del centro storico sia definitivamente risanata e restituita alla città.
]]>Chiesa Romanica dell’undicesimo secolo, Sant’Andrea Forisportam fu così chiamata per la sua posizione fuori della porta delle mura urbane altomedievali.
La chiesa di sant’Andrea fu sede parrocchiale fino al 1839, quando venne sconsacrata in vista di una demolizione: al suo posto doveva essere costruita una pescheria che non venne mai realizzata. Restaurata nel 1840-1847, Sant’Andrea Forisportam fu danneggiata durante la Seconda Guerra mondiale, e fu così nuovamente restaurata e riaperta al pubblico dal 1948.
Esemplare di romanico pisano, ha interno a tre navate scandite da archi e colonne con bei capitelli romani di spoglio e di cultura guglielmesca (XII secolo), a forma antropomorfa. La copertura è a capanna a doppio spiovente. La facciata è articolata in tre portali e arcate cieche, mentre i fianchi, in mattoni, sono decorati da archetti pensili e da copie di bacini ceramici pisano-islamici dell’XI-XII secolo (gli originali sono esposti al Museo di San Matteo), presenti anche nel campanile in pietra e laterizio.
Dopo venti anni di completo abbandono, la chiesa è stata restaurata su progetto dell’architetto Alessandro Baldassarri e recuperata con lavoro volontario per adibirla a teatro nel 1985: da allora è sede del Teatro Sant’Andrea (99 posti).
Il Teatro S. Andrea offre una programmazione teatrale variegata e attenta al contemporaneo e alle tematiche attinenti al Sacro, organizza laboratori di teatro per adulti e ragazzi, laboratori di lettura, incontri e presentazioni di libri. Ospita inoltre l’attività della brillante compagnia pisana I Sacchi di Sabbia, nata nel 1995 e affermatasi in ambito nazionale ricevendo importanti riconoscimenti per l’originalità nel reinventare una scena popolare contemporanea.
Chiesa e Teatro Sant’Andrea
Via del Cuore
Tel. 050/542364
e-mail [email protected]
web www.teatrosantandrea.it
Ingresso gratuito alla chiesa solo su prenotazione (telefonare da lunedì a venerdì dalle ore 10.00 alle 13.00 al 050/542364 e 338 1169298).
Orario biglietteria: apre 30 minuti prima dell’orario di spettacolo
Prenotazioni spettacoli: tel. 050 542364 e-mail: [email protected]
In prossimità di Piazza del Pozzetto c’è un tabernacolo in legno con all’interno una copia (l’originale è conservato nel museo san Matteo) della Madonna dei vetturini di Nino Pisano.
Il prolungamento di Borgo stretto, l’elegante e più ampio Borgo Largo, sulla strada si affacciano edifici di origine medioevali. Al numero 41 il Palazzo Scorzi Tober del XIV secolo conserva un pregevole portico con quadrifore gotiche.
I due “Borghi” costituiscono la principale arteria commerciale della città: su entrambi i corsi si affacciano negozi, bar e locali vari.
Lo sapevate che:
Nel palazzo Scorzi Tobler gli inviati di Papa Alessandro VII e di Luigi XIV siglarono nel 1664 l’intesa nota come il Trattato di Pisa. In base a questo il Re concedeva al pontefice Avignone e la Vaucluse (che per questo furono annessi alla Francia solo nel 1791), mentre il papa scioglieva la guardia corsa e cedeva i feudi di Castro e Ronciglione a Renuccio II Farnese in cambio di un corposa quantità di denaro. I feudi rimasero però di proprietà del pontefice: Renuccio non riuscì mai a versare l’importo richiesto (circa 650.000 scudi).
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