Per primo viene proposto un tris che comprende in genere il risotto alba marina (portata semplicemente straordinaria preparata secondo la ricetta, ideata dalla mamma di Giovanni, custodita ancora oggi nel più assoluto riserbo), …i tortelli o meglio le noci del capitano al raggio di luna (ravioli ripieni di branzino al sugo di astice). Il terzo piatto varia: può essere lo spaghetto al nero di seppia, gli spaghettini sulle arselle o un’altra pietanza preparata con prodotti stagionali.
I secondi invece sono basati sugli assaggi della coppia composta da patate ripiene con scorfano e dai gamberoni “incamiciati” con il lardo di Colonnata.
A seconda della disponibilità le sorprese sono rappresentate dal bordatino (ottimo) e dal baccalà.
Primo e secondo sono accompagnati da vini bianchi toscani (in prevalenza Vernaccia di san Gimignano e Vermentino).
Dopo il tris di dolci, la degna conclusione della cena è un bicchiere di Brodo di Giuggiole, che è più di una variante “aromatica” del ponce alla livornese, e la cui ricetta è gelosamente custodita da Giovanni.
Date le dimensioni del locale, piccolo e accogliente, e il fatto che le portate del menu tradizionale sono preparate intorno alle 20:00 si consiglia di prenotare per le 20 e trenta. Per gustare al meglio e in abbondanza le portate, si consiglia altresì di prenotare al vecchio teatro per una compagnia di al massimo sei persone.
Prezzo medio (menu del vecchio teatro) bevande escluse 35 euro
Specialità pesce
Ristoro Al Vecchio Teatro
Via Collegio Ricci, 2 Pisa
Tel. 050 20210
Una volta entrati si viene accolti dalla gentilezza della signora Lilli e dal calore di una casa “vissuta” e piena di librerie che straboccano letteralmente di volumi.
Al piano terra si trova la sala da pranzo, dove è servita la colazione e la prima delle due camere: una matrimoniale con una finestra che si affaccia sul giardino. Vicino si trova il bagno indipendente riservato agli ospiti della stanza.
L’altra camera si trova in mansarda: ha un letto da una piazza e mezzo, offre un terrazzino con pergolato e un servizio al quale si accede soltanto dalla camera.
Nel caso entrambe le stanze di questo b&b familiare siano occupate, il bagno condiviso con la padrona di casa è quello al piano terra.
La signora Lilli organizza per diletto escursioni turistiche in Pisa, in Toscana e in tutta Italia ed è prodiga di suggerimenti per tutti coloro che desiderano sperimentare mete inconsuete o lanciarsi alla scoperta della “Pisa nascosta”.
Camere 2 (doppie o ad uso singolo)
Una con bagno riservato
L’altra con bagno condiviso con la padrona di casa
Prezzi
Singola 45 euro per una o due notti, 35 euro per soggiorni che durano almeno tre notti
Doppia 69 euro per una o due notti: 60 euro per soggiorni che durano almeno tre notti
Colazione servita
Modalità di pagamento
Contanti
Servizi aggiuntivi
Letto aggiuntivo per bambino fornito gratuitamente
Wi-Fi gratuito
Parcheggio auto riservato gratuito
Casa Mia
via pietro da pisa 13
cellulare: 3478646152
e-mail: [email protected]
web http://bbcasamia.altervista.org
A pochi metri dal B&B si estende il centro storico ricco di ristoranti, bar, banche, gelaterie, musei e chiese da visitare.
Dall’aeroporto e dalla stazione ferroviaria è possibile raggiungere il B&B con la linea Lam Rossa degli autobus (il biglietto costa 1 euro ed è valido per un’ora su tutta la rete urbana: si può acquistare nell’Ufficio Informazioni dell’aeroporto oppure al capolinea dell’autobus, presso il distributore automatico).
Appena varcata la soglia del palazzo nell’accogliente reception con bei mobili antichi si coglie subito lo stile elegante e allo stesso tempo sobrio di questo gradevolissimo B&B. Un romantico e ampio giardino privato con gazebo e dondolo è messo a disposizione degli ospiti dagli accoglienti e solari padroni di casa.
Il B&B il Campanile offre due eleganti suite completamente autonome, la Suite “Mezzogiorno” e la Suite “Tramontana”, poste al primo piano dell’antico edificio in cui abitano i padroni di casa e composte da ampia sala con cucinotto, camera matrimoniale e bagno.
Le due suite possono ospitare da 2 a 3 persone (su richiesta è possibile aggiungere un letto), dispongono di TV digitale terrestre, asciugacapelli, aria condizionata e riscaldamento regolabili autonomamente, cucinotto completamente attrezzato, con cucina elettrica, forno a microonde e frigorifero.
La gustosa colazione che include pasticceria fresca viene servita dalle ore 8.00 alle 9.30 in camera oppure nel piacevole giardino, quando la stagione lo permette.
2 appartamenti autonomi distribuiti in due ambienti: ampia sala con tavolo, divano e angolo cottura e camera da letto con bagno privato.
Trattamento: pernottamento e colazione
Prezzi (variano a seconda della stagione e della durata della permanenza)
Doppia 70 / 85 euro
Tripla 80 / 110 euro
Anticipo pari al 30% del totale, da pagare tramite carta di credito o bonifico bancario.
(l’intera somma viene restituita per disdette entro due giorni dall’arrivo, oltre tale termine viene trattenuto il 50% della somma versata.)
Modalità di pagamento (all’arrivo)
Contanti
Servizi aggiuntivi:
Lettino aggiuntivo (per bambino) 10 euro/al giorno
Letto supplementare: 15 / 20 euro/al giorno
Wi-Fi gratuito
Uso cucina elettrica con forno a microonde: 5 euro al giorno
Lingue straniere: Inglese
Il Campanile B&B
Piazza Arcivescovado, 16
Telefono: 050/563040
Cellulare: +393480735180
e-mail: [email protected]
Web: www.ilcampanile.pisa.it
Nella casa sono perfettamente armonizzati il fascino dell’antico, con parti della struttura medievale a vista, zone affrescate e bei pavimenti decorati, e la funzionalità moderna (i bagni ben ristrutturati, tutti i confort necessari). Gli ambienti sono ampi e luminosi e l’arredamento e il servizio sono curati con stile e attenzione.
Le 5 camere di Borgo Largo 51 sono tutte ampie e silenziose, dotate di aria condizionata e televisione: 2 camere matrimoniali con bagno privato, una matrimoniale con bagno privato più ampia, adatta anche a famiglie con bambini piccoli, 2 camere comunicanti con bagno condiviso (1 doppia con letti a una piazza e mezzo e 1 tripla con letto singolo e letto matrimoniale nel soppalco).
La pulizia delle camere è giornaliera e per lunghi soggiorni viene cambiata la biancheria ogni 3 giorni. Un bellissimo giardino interno e l’ampia terrazza sono a disposizione degli ospiti che possono godersi la tranquillità in pieno centro e consumare all’aperto la prima colazione durante la bella stagione.
La colazione è a base di prodotti artigianali biologici, provenienti dal commercio equo e solidale così come i saponi utilizzati, tutti ecologici vegetali alla spina, prodotti in Toscana.
Camere 5
I prezzi variano a seconda del tipo di stanza e della stagione
Camera matrimoniale con bagno privato interno 80/100 euro, con bagno esterno 70/90 euro
Camera tripla 95/120 euro
Camera quadrupla 115/140 euro
Camera doppia uso singola 60/65 euro
Acconto
Previsto e da concordare per soggiorni superiori ai 3 giorni, da pagare tramite carta di credito o bonifico bancario (penale pari al 50% del soggiorno prenotato per cancellazioni oltre 7 giorni dall’arrivo)
Modalità di pagamento
bonifico bancario, carta di credito (Visa e Mastercard) contanti.
Connessione internet gratuita con collegamento via cavo in ogni stanza.
Colazione servita
Servizi aggiuntivi
Culla e lettino gratuito per bambini fino a 3 anni (per minori di maggiore età e adulti letto aggiuntivo a 20 euro)
Accesso per disabili
Ingresso animali domestici di piccola taglia da concordare
Noleggio biciclette
Ingresso animali domestici di piccola taglia da concordare
B&B Borgo Largo 51
Via Guglielmo Oberdan 51, 56127 Pisa
Tel. 050/578432 e +393480666142
e-mail [email protected]
Web www.borgolargo51.com
Posta davanti al Ponte di Mezzo e al centro dell’ansa del fiume Arno, Piazza Garibaldi deve il suo attuale aspetto alla “risestimazione” seicentesca. Al centro si trova la statua del condottiero dei due mondi realizzata nel 1892, mentre proprio di fronte al ponte è posto il settecentesco Casino dei Nobili, la cui facciata è stata recentemente restaurata: fu costruito dai frati di Nicosia (il cui emblema è ancora ben visibile) e fu poi utilizzato dai nobili pisani come sede per le loro iniziative conviviali e di intrattenimento come testimonia il nome.
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In questa strada si conserva il maggior numero di case-torri medievali cittadine, abitazioni civili che si sviluppavano in altezza e che erano molto diffuse a Pisa durante il Medioevo. Nel 1159 il rabbino Benjamin di Jona da Tuleda ne avrebbe contate quasi diecimila. Molto ben conservata è la casa-torre all’angolo con Via Volta, con polifore e decorazioni in marmo. Durante l’epoca medicea e lorenese si aggiunsero molte dimore gentilizie, come testimoniano i palazzi cinque-settecenteschi che si affacciano su Via Santa Maria, tra i quali Palazzo Quaratesi (n.25), significativo esempio di architettura manieristica pisana su progetto di Pietro Francavilla, Palazzo Boileau (n.85), già noto come Palazzo dello Stellino, realizzato da Raffaele Pagni e oggi sede della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere, il Palazzo dell’ex Collegio Ferdinando (n.102) con portale di Raffaele Pagni (1593).
Al n. 24 si trova la casa natale del fisico Antonio Pacinotti (1841-1912) e al n. 26 la Domus Galileiana (n.26), istituita nel 1942 come centro studi galileiani, che ospita documenti dello scienziato pisano Galileo Galilei (1564-1642) e una ricca biblioteca scientifica. Ai due lati estremi di Via Santa Maria si affacciano rispettivamente la Chiesa romanica di San Nicola (lato fiume) e la quattrocentesca Chiesa di San Giorgio degli Innocenti (lato Piazza Duomo), edificata sulla precedente Chiesa di San Giorgio dei Tedeschi (1330), così chiamata in memoria dei soldati tedeschi deceduti insieme ai pisani nella battaglia di Montecatini (1315). L’annesso ex ospizio dei Trovatelli (n.108) è uno dei pochi edifici pisani quattrocenteschi in stile fiorentino.
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La traversa di Borgo stretto via delle Colonne conduce a questa piazza, caratterizzata da un portico cinquecentesco su colonne che corre lungo i quattro lati e che è stato edificato per volontà dell’Opera del Duomo.
Anticamente era nota come Piazza del Grano o dei Porci in quanto era sede del mercato. Anche se periodicamente la piazza ospita bancarelle alimentari o di altro genere, soprattutto nelle ore serali, Piazza delle Vettovaglie è oggi uno dei luoghi più frequentati da giovani, studenti e dagli stessi pisani che affollano i numerosi locali attigui.
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Sempre in Piazza dei Cavalieri davanti al Palazzo della Carovana troneggiano le statue di Cosimo I e la Fontana del Gobbo (realizzate da Pietro Francavilla nel 1596). A sinistra del Palazzo della Carovana è situato il Palazzo dell’Orologio. Progettato dal Vasari unisce con un arco due torri preesistenti: a sinistra quella delle Sette vie e a destra la Torre della Muda (dove le aquile, simbolo di Pisa, cambiavano le penne). È quest’ultima la Torre della fame immortalata da Dante nel 33° Canto dell’Inferno e nella quale il Conte Ugolino consumò il “fiero pasto” dopo essere stato imprigionato con figli e nipoti e condannato a morte per fame (1289) in quanto colpevole di alto tradimento. L’orologio che dà il nome all’edificio era in origine collocato nel campanile della Chiesa di Santo Stefano.
Di fronte al Palazzo della Carovana, si trovano a sinistra il grande Palazzo della Canonica, il Palazzo del Consiglio dei Dodici, sede dell’organo di governo dei Cavalieri di Santo Stefano ed edificato sulla base del progetto di Vasari del 1566. In Piazza dei Cavalieri si affacciano anche nel tratto compreso tra via Curtatone Montanara e via Corsica, il bell’edificio del Collegio Puteano, dal nome dell’arcivescovo dal Pozzo che nel 1605 lo trasformò in collegio per gli studenti piemontesi e, accanto a questo la chiesa di San Rocco, costruita sulla chiesa medievale di San Sisto che conserva una paale di Giovanni Paolo Sogliani (XVI secolo).
]]>Posta dietro il Palazzo della Sapienza, Piazza Dante fu creata nel XIV secolo. In origine si trattava di una piazza dedicata al commercio (era nota come Piazza del grano): era dotata di portici, aveva un pavimento a mattoni e ospitava una ventina di botteghe artigiane.
Nel XV secolo, all’epoca di Lorenzo il Magnifico che trasferì in questa zona l’ateneo, Piazza Dante Alighieri fu “stravolta” per la creazione del palazzo dell’Università, e il luogo adibito ai traffici commerciali divenne Piazza delle Vettovaglie.
La piazza si trova in una zona “caratteristica” di Pisa frequentata da studenti che tra una lezione e l’altra si riposano sedendo sulle panchine o sdraiandosi sul prato.
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Già Piazza San Nicola (a sinistra della piazza si profila infatti il retro dell’omonima chiesa) è uno “spazio” irregolare dove troneggia la statua di Ferdinando I eseguita da Pietro Francavilla su disegno del Giambologna e che originariamente si trovava a ridosso delle spallette dell’Arno.
Con l’eccezione dell’area attigua alla statua, Piazza Carrara è oggi adibita a parcheggio a pagamento.
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Palazzo degli Astai spicca per la sua facciata in terracotta una delle più antiche residenze gentilizie cittadine: chiamato anche Palazzo Agostini Venerosi Pesciolini della Seta (dal casato degli Agostini, commercianti di seta, che lo acquistarono nel 1496), o Palazzo degli Astai (dal primo casato proprietario), è noto anche come Palazzo dell’Ussero o Palazzo Rosso.
Il Palazzo dell’Ussero è l’unico esemplare conservato dei molti edifici pisani in cotto e uno dei principali esempi di architettura gotica civile in Toscana. Fu costruito tra il XVI e XV secolo su tre più antiche case torri, riunite in un unico corpo finemente decorato: i due ordini di bifore e trifore sono nello stile tardo gotico in voga nel primo Rinascimento e la facciata, che pende oggi sul lato destro a causa di cedimenti del terreno in prossimità dell’Arno, è impreziosita da una ricca decorazione merlettata in terracotta con motivi “fitomorfi” e antropomorfi e simboli araldici.
Al piano terreno ha sede dal 1775 il celebre Caffè dell’Ussero, ritrovo di patrioti, studenti e intellettuali, frequentato da illustri personaggi tra i quali Shelley, Byron, Alfieri, Mazzini, Carducci, Fucini, Gentile, Marinetti, ancora oggi un accogliente caffè in cui sono esposti ritratti e ricordi dei suoi celebri frequentatori.Il retro del Palazzo ospita dal 1899 il Cinema Lumière, uno dei più antichi cinema italiani: più volte ristrutturato, era stato riaperto nel 2004 ma recentemente la “sala” è stata chiusa a causa della spietata concorrenza delle multisale.
Palazzo Agostini Venerosi Pesciolini della Seta o Palazzo degli Astai (o Palazzo dell’Ussero)
Lungarno Pacinotti 26
Il museo è costituito da tre collezioni: quella Shiff Giorgini (la più imponente), quella Picozzi e quella degli Ostraka demotici di Ossirinco.
La prima sala è dedicata all’archeologa Michela Shiff Giorgini che lavorò nei siti in territorio sudanese di Soleb e Sedeinga.
“Il Dorso” in diorite del Faraone Amenofi III, appartenente a una statua a grandezza naturale del dio-sovrano e la “Testa” del Faraone stesso, provengono dal tempio di Soleb dedicato ad Amon (Amone) e al faraone Amenofi III.In fondo alla sala si può ammirare il “Blocco di granito con il rilievo di Amenofi III” (XIV secolo a.c.) era invece uno dei blocchi della Cappella per la barca di Amon, un edificio sacro antecedente alla costruzione del tempio.
La vetrine sul lato destro ospitano una serie di reperti rinvenuti sempre nella necropoli di Soleb dove furono sepolte persone di alto lignaggio (funzionari, sacerdoti, dignitari) che avevano lavorato alla costruzione del tempio.
Nella prima vetrina sono esposti amuleti, statue funerarie, e monili di bronzo e argento tra cui un “anello con iscrizione geroglifica”.
Nella seconda vetrina si trovano uno “Specchio di bronzo dorato” e un “Grande scarabeo commemorativo” di Amenofi III con testo geroglifico sulla base e lo “Scarabeo del cuore di scisto nero” con il testo che riporta il capito 30/b del Libro dei morti: il defunto chiede al proprio cuore di non testimoniare contro di lui durante il giudizio nel regno di Osiride.
La vetrina sinistra contiene invece vasi e lucerne rinvenuti in un’altra necropoli dove ha lavorato la Shiff Giorgini: quella di Sedeinga (sempre in Sudan) dove Amenofi III aveva fatto edificare un altro tempio dedicato alla dea Hathor e a Tii, la moglie del faraone.
Nella parete dove è situata la porta di accesso alla sala sono stati collocati alcuni elementi architettonici delle tombe di Sedeinga, come lo “Stipite con la raffigurazione di Anubi” (III secolo a.c.).
Al centro della sala si trova una dei pezzi forti del museo: il “Calice con iscrizione greca” (III secolo a.c.): questa recita “bevi e possa tu vivere”, una formula che troverà poi grande diffusione in ambito cristiano.
Esternamente sono raffigurati il dio Osiride e alcuni personaggi che gli portano delle offerte e il calice è stato colorato con sette colori, per cinque dei quali è stato necessario procedere a una seconda “cottura” in modo da ottenere un effetto smaltante. Dopo la colorazione è stata applicata la foglia d’ora: il calice è un’opera d’arte realizzate al tempo da artigiani qualificatissimi.
Nella seconda sala sono ospitate le altre due collezioni egittologiche. In un mobile realizzato in stile egittizzante è collocata la collezione Picozzi. Si tratta di reperti recuperati da Gaetano Rosellini come scarabei, piccole statue, un copricapo e monili nubiani e urne nelle quali è raccolta la sabbia del deserto.
Nella vetrina accanto sono invece poste bende funerarie provenienti dalla tomba del visir Nebneteru a Gurna-Tebe Ovest.
Di fronte è ospitata la terza collezione, gli Ostraka: vasellame di terracotta o ossi di animali utilizzati nell’antichità come supporto per scrivere. La maggioranza di questi sono scritti in demotico, provengono da Ossirinco e sono risalenti all’epoca dell’antica Roma.
Infine nell’ultima teca sono esposti la testolina mummificata di un piccolo coccodrillo e quattro uova (due delle quali hanno all’interno l’embrione di coccodrillo) rinvenuti nel tempio di Medinet Madi dedicato a Sobek, il dio dalla testa di coccodrillo.
Il museo delle Collezioni Egittologiche comprende anche l’Archivio (Evaristo) Breccia che raccoglie lettere, manoscritti, appunti e disegni di monumenti e reperti e fotografie di scavi eseguite dal celebre egittologo, che fu rettore dell’università di Pisa e direttore del museo greco-romano di Alessandria di Egitto.
Foto pubblicate per gentile concessione de Le Collezioni Egittologiche dell’Università di Pisa.
Le Collezioni Egittologiche
via san Frediano 12
Telefono 050/28515
e-mail [email protected]
Web www.fondazionegalileogalilei.it/museo/
Accesso disabili no
Ingresso gratuito (solo su prenotazione): da lunedì al venerdì
Si consiglia di organizzare la prenotazione 15-10 giorni prima della data desiderata.
Palazzo Lanfreducci, detto “alla giornata” per l’enigmatico motto scolpito sopra l’architrave del portone, spicca sul Lungarno Pacinotti per l’eleganza della solenne facciata seicentesca in pietra verrucana e marmo di Carrara. Dal 1979 è sede del Rettorato dell’Università di Pisa.
Fu Battista Lanfreducci, esponente dell’antica famiglia pisana il cui stemma campeggia sulla facciata, a volere riunire in un maestoso palazzo più edifici di famiglia, inclusa la chiesa di San Biagio alle Catene che si trovava sul retro. La costruzione fu realizzata tra il 1594 e i primi anni del Seicento dall’architetto Cosimo Pugliani ed è legata a un altro membro della famiglia, al quale si deve anche l’alone di mistero che avvolge il palazzo: il cavaliere di Malta Fra’ Francesco Lanfreducci, catturato dai Turchi nell’assedio di Malta del 1565 e tenuto prigioniero ad Algeri per 6 anni, poi liberato dalla famiglia in seguito al pagamento riscatto.
Secondo la leggenda, il motto “alla giornata”, variante del latino “carpe diem”, sarebbe frutto di un voto espresso durante la prigionia, a testimoniare la precarietà della vita terrena. Per gli storici il motto alluderebbe invece a un’impresa del cavaliere pisano: la “giornata” era all’epoca la battaglia finale in campo aperto. Il termine potrebbe anche avere un significato iniziatico, legato all’Ordine dei Cavalieri di Malta.
Fra’ Francesco fece scolpire lo stesso motto su tutti i suoi palazzi a Malta, insieme con un altro simbolo della prigionia o dell’impresa: tre anelli di catena, che troviamo anche sopra l’ingresso principale del palazzo pisano. Estinta la Famiglia Lanfreducci, a metà del XVIII Secolo il Palazzo passò ai Lanfranchi e ai loro successori.
La Torre dei Lanfreducci, sul retro del palazzo, è una delle torri medievali meglio conservate di Pisa: a pianta rettangolare con sette piani, ha una parte bassa più antica (XII secolo) in pietra verrucana e una parte alta più tarda (XIV secolo), in terracotta. All’interno si trovano un pregevole affresco di Giovanni Battista Tempesti (l’Allegoria della Primavera, 1756) e una piccola ma preziosa collezione di strumenti scientifici, tra i quali quattro globi terrestri e celesti tardo seicenteschi e un barometro a quadrante della metà del secolo XVIII.
Lo sapevate che:
Secondo un’interpretazione tra storia e leggenda la catena e il motto “alla giornata” costituirebbero in effetti un ex-voto fatto da un cavaliere, probabilmente lo stesso Fra’ Francesco, catturato insieme all’equipaggio della sua nave dai saraceni al saldo dell’impero ottomano e poi imprigionato ad Algeri. Il cavaliere fu così affidato come schiavo al braccio destro del Bey di Algeri (il “vassallo” del sultano turco ad Algeri). L’uomo apprezzava le abilità militari e l’intelligenza del cavaliere e non chiese alcun riscatto, ma cercò di fargli rinnegare la fede e abbracciare la causa turca.
Il cavaliere rifiutò e per questo la sua prigionia divenne ancora più dura. Un giorno il padrone notò con quanto rigore il cavaliere osservasse il digiuno “magro” del venerdì e tra l’ammirato e l’adirato gli disse: «giuro che ti libererò il venerdì nel quale mangerai a crepapelle e di grasso».
Passò molto tempo finché un giorno di venerdì il cavaliere chiese un pranzo a base di carne. Credendo che finalmente avesse rinnegato la sua fede, il padrone liberò il cavaliere non sapendo che quel venerdì, che cadeva proprio nel giorno di Natale, il mancato rispetto del digiuno era ammesso. Da qui il motto alla giornata e la catena appesa al palazzo che ricordano la liberazione dalla prigionia…
Palazzo alla Giornata
Lungarno Antonio Pacinotti, 43
L’impianto cinquecentesco dell’Orto Botanico prevedeva una struttura imperniata su grandi aiuole. Nel XIX secolo sono state introdotte sostanziali modifiche che hanno portato all’aspetto attuale: il giardino è strutturato in aiuole, che sono molto più piccole di quelle originarie, suddivise da vialetti e muri.
I tre ettari ospitano nove collezioni di piante e alberi e l’Orto è un’oasi di pace posta nel bel mezzo del centro storico, l’ideale per passare qualche minuto nel bel mezzo di una natura verde e rigogliosa.
Nell’area battezzata “Orto del mirto” sono invece coltivate circa 140 specie di piante medicinali, mentre la Serra della Succulente è riservata alle “piante grasse”.
Le piante ad alto fusto sono nella parte settentrionale del giardino. Fanno eccezione due alberi pluricentenari (piantati nel 1787), una Magnolia Grandiflora e un Ginkgo Biloba visibili nel lato meridionale.
Al centro dell’Orto Botanico si trova un edificio settecentesco adibito a uso universitario.
A sud c’è il Museo di Botanica, visitabile solo su prenotazione e caratterizzato da una curiosa facciata ornata di conchiglie.
Orto botanico
via Luca Ghini 5
Tel. 050/2211316
e-mail [email protected]
Web www.biologia.unipi.it/ortobotanico
Accesso disabili: parziale
Ingresso: da lunedì al venerdì dalle 8:30 alle 17:00; sabato dalle 8:30 alle 13:00
Chiusura la domenica (e tutti i giorni festivi, la settimana di Ferragosto e festività natalizie).
Accesso disabili parziale
Biglietti (solo per l’Orto) 2,5 euro, ridotto 1,5 euro per bambini da 6 a 12 anni e adulti oltre i 65 anni. Biglietto cumulativo famiglia 6 euro.
Gli Uffizi Pisani sono allestiti nel Palazzo edificato per volontà di Francesco I dei Medici (ultimato nel 1587 su disegno dell’architetto di corte Bernardo Buontalenti) per sostituire la vecchia dimora pisana dei Medici oggi sede della Prefettura: ha pianta geometrica come le “ville” e ingloba alcune torri medioevali come quella del Cantone (accessibile solo tramite visita guidata) salendo sulla quale si ha uno splendido colpo d’occhio sulla città.
Alla sobrietà degli esterni fa da contraltare la sfarzosità delle sale nelle quali è allestito il Museo Nazionale di Palazzo Reale che ospita tre gruppi di collezioni eterogenee.
Nella prima stanza degli Uffizi Pisani si trovano le vetrine con all’interno gli abiti femminili: quello più antico è quello rosso cremisi indossato da Eleonora di Toledo (1522-1562) come testimonia il ritratto Eleonora di Toledo con il figlio del Bronzino, nel quale la nobildonna sfoggia lo stesso abito.
Alla parete è collocato il primo dei trentacinque arazzi (gli altri sono ancora in restauro) che i Medici trasferirono dalle loro dimore fiorentine a quella pisana: Lorenzo il Magnifico incoraggia le arti realizzato su disegno del pittore fiammingo Jan van der Straat (soprannominato lo Stradano).
La sala 3 ospita gli antichi armamenti del gioco del Ponte, armature dismesse dall’armeria dei Medici e modificate: elmi, petti, spallacci, mazzascudi, targoni di legno (XVIII) con i motti dei quartieri.
Nelle sale limitrofe sono invece in mostra i ritratti dei Medici, dei Lorena e dei Savoia, che nel corso del tempo si sono succeduti gli uni con gli altri nel possesso del palazzo. Tra questi dipinti si segnalano il grazioso “Ritratto di Maria Luisa di Borbone”, opera di Vincenzo Giura e proveniente dalla Reggia di Parma e il “Ritratto di Pietro Leopoldo“, sempre del Giura, copia del dipinto di Anton Raphael Mengs esposto al museo El Prado di Madrid.
La seconda collezione del Museo di Palazzo Reale è quella dei modelli dei quadroni: si tratta di dipinti di dimensioni ridotte, ma completi, che costituiscono copie in miniatura di quelli destinati a ornare l’interno della Cattedrale di Santa Maria Assunta dopo l’incendio del 1596. Sono opere (datate tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII) che illustrano storie e vicende dei “santi pisani” realizzate dai più noti artisti del tempo che non avevano significativi legami con Firenze…
La terza collezione degli Uffici Pisani è costituita dai lasciti provenienti da collezioni (Ceci) e donazioni private (Passerini, Ciabattini, Upezzinghi e altre) e dalla raccolta Shiff Giorgini. Tra queste si annoverano notevoli opere d’arte come il Miracolo degli Impiccati di Raffaello (proveniente dal Polittico di san Nicola da Tolentino), Madonna con Bambino di Giusto de’ Menabuoi, Rebecca al Pozzo di Rosso Fiorentino, la grande tela “Amor Sacro e Amor Profano” di Guido Reni (un’altra versione del dipinto è esposta alla Galleria Nazionale di Palazzo Spinola a Genova) il Volto di Cristo di Jacopo del Sellaio e il “Busto di un frate” del Bronzino.
L’ampia sala 16 è dedicata alle tele di pittori fiamminghi, italiani ed europei del XVII, XVIII e XIX secolo. Qua è esposta la grande tela “la Kermesse di San Giorgio”, copia coeva o replica autografa, di un dipinto perduto di Pieter Bruegel Il Vecchio (XVII secolo), “Interno di Cucina” di Pieter Aertsen (XVI secolo), “Madonna con Santa Caterina” (XV secolo) di Francesco Raibolini detto Il Francia, “La Sacra Famiglia” di Jan Brugel dei Velluti, e “La Presentazione del disegno di Ecate e Lica” (primi del XIX secolo) e un raro dipinto di Antonio Canova. L’artista aveva, erroneamente, dubbi sulla sua produzione su tela, dipingeva per sé e non mostrava al pubblico le sue opere pittoriche oggi principalmente conservate nel Museo Gipsoteca Canoviana di Possagno.
Le collezioni del palazzo sono poi arricchite dalla gipsoteca di Italo Griselli, e dall’esposizione di medaglie, bronzetti e miniature.
Foto pubblicate per gentile concessione della Soprintendenza BAPSAE di Pisa e Livorno
Museo Nazionale di Palazzo Reale (Uffizi Pisani)
Lungarno Pacinotti, 46
Tel. 050/926539
Web www.sbappsa-pi.beniculturali.it
Accesso disabili: Sì
Ingresso: dalle 9:00-13:00 il sabato e i giorni feriali
(si consiglia caldamente di telefonare per verificare l’apertura del museo)
Chiusura: domenica e giorni festivi
Biglietto: 6 euro; ridotto 3,5 euro per minori da 6 a 18 anni e per adulti oltre 65 anni; 5 euro per soci Coop, possessori di Carta giovani e soci
Nonostante il museo sia situato in una zona dall’aspetto decadente, meritano certamente una visita i tre edifici che ospitano la collezione di circa 2.000 oggetti tra strumenti scientifici, calcolatrici, grandi calcolatori e i primi personal computer.
Al piano terra del primo edificio si trovano gli strumenti di calcolo: oltre a una gigantesca riproduzione del “Compasso Galileiano” si possono ammirare le prime calcolatrici manuali: numerosi abachi, le addizionatrici a cremagliera e quelle a tastiera.
Vi sono poi dei giganteschi computer. Tra questi vale la pena citare il curiosissimo Cray-1: quello che sembra essere un “divanetto” è in realtà la copertura che ospita l’enorme sistema di raffreddamento. Nel 1976 fu istallato nel Laboratorio Nazionale di Los Alamos e aveva al tempo una potenza straordinaria che consentiva di eseguire 160 milioni di operazioni in virgola mobile al secondo.
Nella stessa sala si trovano anche gli enormi Cray T90 (ideato nel 1994 è il primo supercomputer wireless) e nCube2 e il super calcolatore Gamma 3 Bull (1953) che registrava i dati su grandi schede che potevano contenere al massimo 64 comandi.
Al primo piano sono invece in mostra i dispositivi che hanno fatto la storia del personal computer: il portatile Osborne (pesava una ventina di chilogrammo) i computer Mac (il Macintosh portatile) i primi Apple (come l’Apple II e il Plus), i Commodore (il 645, l’8296 e molti altri) e le prime “macchine” di Ibm, Toshiba, Texas Instruments, Amstrad e Atari.
Nel secondo edificio del Museo Nazionale degli strumenti per il calcolo sono in mostra strumenti scientifici esposti all’interno di gigantesche vetrine appoggiate sui banchi in pietra utilizzati per macellare gli animali: cannocchiali, l’apparecchio degli specchietti di Newton per la ricomposizione della luce, la lente divergente, barometri, bilance, bussole e strumenti per la misurazione utilizzati nel campo della meccanica, ottica, elettromagnetismo, astronomia e dell’acustica.
L’ultimo edificio Museo degli strumenti scientifici per il calcolo ospita la CEP, (la Calcolatrice Elettronica Pisana), il primo computer ideato e realizzato (1957) in Italia: un imponente calcolatore costituito da valvole e transistor alto come un frigorifero e grande come un campo da tennis.
La CEP era in grado di eseguire 70.000 addizioni al secondo grazie a una “potentissima” memoria di 8 k. Era operativa 24 ore su 24, e “mangiava” chilometri di nastri di carta.
La Calcolatrice Elettronica Pisana fu costruita in un unico esemplare, utilizzata esclusivamente per calcoli scientifici e al tempo costituiva il sistema di calcolo più potente in Europa.
La creazione della CEP fu suggerita dal premio Nobel Enrico Fermi e fu presentata a Pisa nel 1961 alla presenza del presidente della Repubblica.
Dalla CEP l’Olivetti ricavò le basi progettuali per creare, ancora a Pisa, l’Elea 9003: il primo computer, o meglio il primo calcolatore elettronico per uso commerciale, introdotto sul mercato mondiale.
Sempre nel terzo edificio si trova l’Apparato di Gravità, un macchinario realizzato dal CNR che permette di “verificare” la legge di caduta dei gravi e di come, nel vuoto come, un oggetto pesante (in questo caso una bilia di ferro) e uno leggero (una spugna), se lasciati cadere insieme dall’alto, raggiungono la terra allo stesso tempo.
Lo strumento è composto da due campane: una contenente aria e nella quale “accade” quello verificabile dalla normale esperienza (se si lasciano cadere i due oggetti la bilia tocca terra molto prima della spugna) e l’altra, dalla quale è stata espulsa l’aria, che riproduce le condizioni di vuoto. Gli oggetti lasciati cadere in quest’ultima si “comportano” in modo sorprendente rispetto alla nostra esperienza quotidiana raggiungendo la base della campana allo stesso tempo.
Museo degli strumenti scientifici per il calcolo
Indirizzo via Bonanno Pisano 2/B – Area vwecchi Macelli
Telefono 050/2213626
e-mail [email protected]
Web www.fondazionegalileogalilei.it/museo/
Accesso disabili parziale
Orari del Museo (5 maggio – 15 luglio)
9.30-14.00, lunedì, martedì, mercoledì,
9.30-14.00 e 15.30-18.00, giovedì, venerdì, sabato,
chiuso domenica e festivi.
La biglietteria chiude 15 minuti prima della chiusura.
Informazioni: 050 2215212
Visite guidate e laboratori
Si svolgono su prenotazione nell’orario di apertura
del Museo, in gruppi di max 25 persone.
Prenotazioni gruppi, scuole, visite e laboratori:
Francesca Corradi ([email protected])
tel. 050 2213626, lunedì-venerdì, 9-13
Biglietti
2,50 euro, ingresso al Museo
4,00 euro, visita guidata, a persona
5,00 euro, laboratorio didattico, a persona
Visite guidate e laboratori sono gratuiti per gli accompagnatori di gruppi scolastici.
L’ateneo pisano nacque nel XII secolo offrendo l’insegnamento del solo diritto. Nel XIII si aggiunse Medicina e l’ordinamento dell’università fu stabilito (dopo un primo abbozzo del conte Fazio della Gherardesca) da Piero dei Medici e da Cosimo I.
Il Palazzo della Sapienza ospita oggi la Biblioteca Universitaria (fondata nel 1742) e aule e uffici della facoltà di Giurisprudenza. L’interno è fiancheggiato da un ampio porticato sormontato da un loggiato e al centro del cortile c’è il monumento agli Studenti caduti in guerra dietro al quale si trova la porta per accedere alla vecchia Aula Magna.
Nella loggia superiore del Palazzo dell’università degli studi si trova invece l’ingresso alla Biblioteca Universitaria e l’Aula Magna moderna.
Palazzo della Sapienza
Ingressi da via Curtatone e Montanara e da via della Sapienza
In Largo del Parlascio (il nome della struttura difensiva longobarda che una volta era qui edificata e che poi è andata distrutta) vi sono i resti, situati sotto il livello stradale, di un edificio termale romano (edificato nel I secolo sotto l’imperatore Domiziano): rimane ben conservato la sala riservata al bagno di aria calda (il laconicum a base ottagonale absidiata) mentre delle altre aree si sono conservate soltanto delle porzioni del muro.
Si tratta dell’u
Visualizzazione ingrandita della mappanico monumento di epoca romana conservato a Pisa: nel medioevo fu battezzato, erroneamente Terme di Nerone, da cui il nome Bagni di Nerone.
Bagni di Nerone
Largo del Parlascio
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In prossimità di Piazza del Pozzetto c’è un tabernacolo in legno con all’interno una copia (l’originale è conservato nel museo san Matteo) della Madonna dei vetturini di Nino Pisano.
Il prolungamento di Borgo stretto, l’elegante e più ampio Borgo Largo, sulla strada si affacciano edifici di origine medioevali. Al numero 41 il Palazzo Scorzi Tober del XIV secolo conserva un pregevole portico con quadrifore gotiche.
I due “Borghi” costituiscono la principale arteria commerciale della città: su entrambi i corsi si affacciano negozi, bar e locali vari.
Lo sapevate che:
Nel palazzo Scorzi Tobler gli inviati di Papa Alessandro VII e di Luigi XIV siglarono nel 1664 l’intesa nota come il Trattato di Pisa. In base a questo il Re concedeva al pontefice Avignone e la Vaucluse (che per questo furono annessi alla Francia solo nel 1791), mentre il papa scioglieva la guardia corsa e cedeva i feudi di Castro e Ronciglione a Renuccio II Farnese in cambio di un corposa quantità di denaro. I feudi rimasero però di proprietà del pontefice: Renuccio non riuscì mai a versare l’importo richiesto (circa 650.000 scudi).
]]>L’esterno di Santo Stefano dei Cavalieri ha un aspetto elegante e allo stesso tempo sobrio ed è impreziosito solo dal gigantesco stemma dell’ordine. Le due navate sono state aggiunte successivamente (nel 1682) e in origine erano destinate a spogliatoio per i cavalieri. Il grande e sfarzoso interno ha una sola navata (più le due “ali” laterali) è ricco di opere d’arte e di cimeli militari (decorazioni e stendardi navali).
Alzando gli occhi al cielo si ammira lo splendido soffitto di legno intagliato (1606), uno dei pochi rimasti a Pisa, nel quale sono raffigurate storie e imprese dei Cavalieri. Alle pareti sono in mostra cimeli navali. Tra le bandiere c’è anche quella turca (è nell’ala sinistra) conquistata dall’Ordine nell’epica battaglia di Lepanto (1571) dove la Lega Santa guidata da don Giovanni d’Austria sconfisse la flotta turca comandata da Mehmet Alì Pascià, ammiraglio del Sultano Selim II.
La bandiera conservata nella chiesa di Santo Stefano dei Cavalieri è proprio la Fiamma di combattimento che sventolava dall’albero principale della nave ammiraglia di Alì Pascià. Sotto l’altare maggiore in porfido e bronzo dotato di Pier Francesco Silvani e del Foggini, sormontato dalla statua di santo Stefano, è posta l’urna che conserva le reliquie di santo Stefano.
A sinistra è collocato (proviene dal Duomo) il Pulpito seicentesco, in marmi policromi, realizzato da Chiarissimo Fancelli. A destra c’è La Madonna con Bambino tra i Santi Giuseppe e Stefano di Aurelio Lomi (1593), in origine eseguita per il Palazzo dell’Ordine dei Cavalieri. Nell’ala destra, sopra al primo altare si trova la tela la Lapidazione di Santo Stefano di Giorgio Vasari, mentre nell’ala sinistra sopra il secondo altare è collocato uno dei capolavori del Bronzino: La Natività.
Santo Stefano dei Cavalieri
Piazza del Cavalieri
Ingresso: Attualmente non sono permesse visite alla chiesa
Incastonata tra i palazzi sul Lungarno Pacinotti, è attestata dal 1150 col nome di San Salvatore a Porta d’Oro per la vicinanza a un’antica porta delle mura altomedievali. Alla Chiesa fu dato il nome di Madonna dei Galletti nel 1640, dopo il ritrovamento in una casa in demolizione della famiglia pisana dei Galletti dell’affresco della Madonna col Bambino, opera tardo trecentesca del senese Taddeo di Bartolo che fu staccata e inserita nell’altare maggiore della Chiesa, eretto per l’occasione.
Rinnovata nel Seicento e Settecento in stile barocco, la Chiesa presenta un’elegante facciata disegnata dall’architetto Ignazio Pellegrini (1758): sopra la porta d’ingresso è posta l’epigrafe del 1115 che ricorda la vittoriosa impresa delle Baleari contro i musulmani (1113-1115). L’interno di Santa Maria dei Galletti è di intime dimensioni, a navata unica con una piccola cappella su ciascun lato e conserva un prezioso soffitto seicentesco a cassettoni dorati con incastonati i dipinti su tela di Jacopo Vignali (Crocifissione), Cecco Bravo (Via Crucis) e Francesco Curradi (Cristo e Pilato). Sulle pareti si possono apprezzare eleganti decorazioni a stucco e ai fianchi dell’altare due graziose statue lignee settecentesche con angeli porta candelabro.
Chiesa di Santa Maria (o della Madonna) dei Galletti
Lungarno Pacinotti, angolo Via Curtatone e Montanara
Ingresso gratuito: Domenica e festivi ore 9.50-11.10;
dal 1° Ottobre al 30 Giugno da lunedì a venerdì ore 16.30-19.00
Chiusura: sabato
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La chiesa è dedicata a San Frediano, eremita di origine irlandese che nel VI secolo fu vescovo di Lucca.
L’interno di San Frediano è a tre navate segnate da colonne che sfoggiano capitelli romanici è splendidamente spoglio ed è stato completamente modificato nel XVII secolo, epoca nella quale sono state introdotte le tre cappelle poste ai lati della navata.
Nella prima a sinistra (Cappella Pesciolini) è stata ricollocata nel 2004 la maestosa croce dipinta, Crocifisso e storie della passione, di autore ignoto (XIII secolo).
Sulle stesso lato dell’edificio l’Adorazione dei Magi di Aurelio Lomi e in fondo sempre a sinistra, lo sgargiante e “barocco” confessionale in marmo (XVIII secolo).
Per volere dell’Archivescovo, la chiesa di San Frediano è la chiesa universitaria e sede di movimenti e associazioni studentesche.
Lo sapevate che:
…. Il miracolo più celebre di san Frediano fu la deviazione del corso del fiume Serchio (o Auser) così da rendere possibile la bonifica del territorio circostante. La leggenda vuole che san Frediano segnò il nuovo corso del fiume sulla terra usando un rastrello e subito le acque del fiume si incanalarono nel percorso tracciato dal santo.
Storicamente Frediano, esperto di idraulica, diresse i lavori per deviare il corso principale del fiume (quello meridionale) convogliandone le acque in quello minore (chiamato Auserculus, ovvero Piccolo Auser). Il ramo principale del Serchio (Serchio di Sillano) e quello minore (Serchio di Gramolazzo) si uniscono oggi nella cittadina di Piazza al Serchio.
San Frediano
Piazza san Frediano numero 5
Ingresso gratuito ogni giorno dalle 9:00 alle 12:30 circa e dalle 16:00 alle 18:00 circa.
L’appellativo “Corte Vecchia” si deve al fatto che fino al XI secolo San Sisto era la sede dove si riuniva il consiglio cittadino (i gastaldi e i conti del re longobardo), la cui autorità scemò progressivamente con l’avvento del Comune (e tale sede divenne appunto “vecchia”) pur continuando a essere utilizzata per le assemblee delle magistrature e i consigli del popolo fino alla conquista di Pisa da parte di Firenze.
L’evocativo interno, piuttosto buio per la poca luce che filtra dalle finestre, è a tre navate divise da colonne che sfoggiano capitelli romani. Pur non presentando opere d’arte di rilievo, l’interno è estremamente grazioso e ha un indiscutibile fascino malinconico.
A destra dell’entrata è stato collocato un timone di una nave pisana (del XIV-XV secolo). Sempre all’interno si trovano la lapide mortuaria dell’Emiro Al Murtada portata a Pisa dopo la conquista delle Isole Baleari (1165) e delle repliche delle bandiere storiche dei quartieri pisani.
Lo sapevate che:
…San Sisto era l’antico patrono di Pisa. Il 6 agosto i pisani riportarono infatti importanti imprese belliche: vittoria contro i Saraceni (1003), sacco di Palermo (1064), vittoria contro i Genovesi a Portovenere (1119), conquista di Amalfi (1135). Il 6 agosto 1284 Pisa fu sconfitta da Genova nella battaglia navale della Meloria. Da allora il patrono è diventato San Ranieri.
San Sisto
Piazza dei Cavalieri (gli ingressi sono in via Corsica e in via Pasquale Paoli)
Ingresso 9:00-12:30, pomeriggio orario variabile
Chiusura mai
L’interno di San Nicola si presenta con un grande crocefisso posto all’ingresso per poi svilupparsi lungo un’unica navata arricchita da varie cappelle poste su entrambi i lati.
Nella quarta cappella a sinistra c’è una splendida statua lignea, Madonna con bambino attribuita a Nino Pisano.
Nella cappella di fronte, la quarta a destra, è collocata un’icona di autore ignoto, battezzata S. Nicola da Tolentino e una veduta di Pisa (o San Nicola da Tolentino salva Pisa dalla peste).
Nascosto, sull’altare posto a sinistra di quello maggiore si trova il Crocefisso di legno, recentemente restaurato, realizzato da Giovanni Pisano. L’attrazione maggiore della chiesa di San Nicola è però costituita dal campanile, che è da considerarsi come il secondo campanile pisano più bello dopo la Torre pendente. È forse un caso che anche questo sia inclinato da una parte per il cedimento del terreno. Caratterizzato da un curioso gioco policromo generato dal colore delle pietre (bianche, marroni, di varie tonalità di grigio) utilizzate per la sua costruzione, è cinto da arcate cieche che includono un primo ordine cilindrico e un secondo ottagonale e culmina con una cella campanaria esagonale.
Il campanile è di attribuzione incerta: i critici ritengono che sia stato edificato sotto le direttive di Nicola Pisano (se i lavori sono stati iniziati nel XIII secolo) o di Diotisalvi se il campanile è stato costruito ancora prima (nel XII secolo).
Dalla sacrestia si accede all’ingresso del campanile che ha una scala a chiocciola basata su un ettagono e aperta da un loggiato verso l’ampio pozzo centrale.
Secondo il Vasari questo audace abbinamento ha costituito la fonte di ispirazione per il Bramante (nel realizzare la Scala del Belvedere in Vaticano) e per Antonio da San Gallo il Giovane (nel progettare il Pozzo di San Patrizio a Orvieto).
Attualmente il campanile è in fase di restauro e non è visitabile.
San Nicola
Via Santa Maria 2
Ingresso gratuito: tutti i giorni mattina 09:00/12:30, pomeriggio 17:00/19:00