Il Complesso della Rocca del Brunelleschi a Vicopisano è visitabile da dicembre a marzo ogni seconda domenica del mese (in occasione del Mercatino del Collezionismo) con il seguente orario: sabato dalle 15.30 alle 19.00 e domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.00. Gruppi e comitive possono prenotare, in qualsiasi periodo dell’anno, visite guidate al complesso monumentale e al borgo di Vicopisano telefonando all’Ufficio Turistico al numero 050 796581. Per visitare la Rocca, (senza accedere a Palazzo Pretorio, all’Archivio Storico, alle Carceri Vicariali e all’esposizione con i reperti di san Michele della Verruca) occorre pagare un biglietto di 5 euro (3 euro per gruppi superiori alle 10 persone).
In Estate La Rocca è aperta ogni domenica dalle ore 10.00 alle ore 12.30 e dalle 15.00 alle 19.00. Per informazioni sulle visite guidate alla Rocca del Brunelleschi negli altri mesi occorre telefonare all’ufficio turistico: 050/796581 e scrivere a [email protected].).
Dopo l’assedio del 1406 durante il quale i Fiorentini conquistarono Vicopisano, la cui caduta anticipò quella della Repubblica Pisana, Filippo Brunelleschi fu incaricato di riprogettare le fortificazioni del borgo. I lavori durarono da 1435 al 1440. La rocca è composta da un mastio (con i lati lunghi circa 15 metri) e una torre angolare alta 31 metro posizionata nel punto più alto di Vicopisano. Una muraglia collega il mastio con una delle torri delle mura, la Torre dei Selvatici e un muraglione di settanta metri effettuava il collegamento con la Torre del Soccorso che era in comunicazione con l’Arno in modo da poter ricevere aiuti durante gli assedi. Della cerchia originaria rimane soltanto il tratto settentrionale. Il monumento “pisano” che sfrutta la conformazione del terreno, realizzando un compatto sistema difensivo rimasto funzionante fino al XVI secolo per poi passare in mano “privata” (alla famiglia Fehr Walser) ed entrando nel complesso di Villa Fehr.
Per informazioni
Rocca del Brunelleschi
Comune di Vicopisano
web www.viconet.it
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L’Area archeologica di Piano di Castello è il nucleo storico che con le sue stratificazioni documenta la storia del grandioso passato di Velathri (nome etrusco di Volterra), una delle città più importanti della civiltà etrusca. L’Acropoli conserva tracce e reperti fin dai più antichi insediamenti umani che risalgono all’Età del Bronzo Medio (XVII- XV sec. a.C.): le diverse fasi di scavi effettuati nel corso del Novecento hanno infatti rivelato un’occupazione ininterrotta dall’Età del Bronzo fino al 1472, quando il quartiere medievale che occupava l’area fu raso al suolo dall’intervento militare fiorentino, del quale è rimasta testimonianza nell’imponente fortezza.
All’epoca di grande sviluppo economico e commerciale del centro etrusco (IV secolo a. C.) risalgono resti imponenti delle mura e vaste necropoli suburbane come quelle di Badia, del Portone e di Ulimeto e le più arcaiche necropoli meridionali delle Ripaie, con tombe a pozzetto (VIII sec. a.c.). Fin dal VII sec. a.C. sull’acropoli fu installato un santuario, del quale sono venuti alla luce resti di edifici templari di diverse epoche, terrecotte architettoniche e oggetti votivi. Alla fine VI sec. a.c. la rocca viene cinta di mura e il riassetto definitivo del sistema difensivo avvenne fra il III e il II sec. a.c., includendo l’Arco con tegole scolpite fra i conci nell’arcata esterna e, in posizione speculare, l’altra porta di Diana. In età ellenistica l’acropoli venne ristrutturata e vi furono aggiunti un quartiere abitativo a ovest e due edifici a forma di templi con podio e colonnato (ss. II e III d. C.), separati da una via che delimita il luogo del culto. Le tombe di questa fase sono a camera, scavate nella terra, con corridoio e vano quadrangolare o ellittico. Di età ellenistica sono anche resti di abitazioni circondate da un complesso sistema di cisterne fra cui la cosiddetta Piscina augustea, impianti di torri medievali e strade sovrapposte a fondamenti più antichi.
I monumenti di Volterra più noti nel mondo sono le urne cinerarie di tufo e di alabastro (IV – I sec. a.C.), che si possono ammirare in straordinaria varietà presso il Museo Etrusci Guarnacci.
Parco Archeologico Enrico Fiumi – Volterra
Orario visite:
2 novembre – 15 marzo: sabato e domenica ore 10.30 – 16.30 (escluso 25/12 e 01/01)
16 marzo – 1 novembre: tutti i giorni ore 10.30 – 17.30
Biglietto: intero euro 3,50, ridotto euro 2,50 (studenti e possessori del biglietto cumulativo musei di Volterra).
Il biglietto comprende l’ingresso al Teatro Romano e all’Acropoli Etrusca.
Per informazioni:
Tel. 328 0707834
E-mail: [email protected]
Il teatro romano di Volterra, fatto costruire in età augustea (I° sec. a.c.) dalla famiglia di origini etrusche Caecina, sorge su un declivio naturale nell’area di Vallebuona, quartiere della città antica escluso dai confini urbani dalla cinta muraria duecentesca. L’area diventò per secoli un luogo di scarico di rifiuti che la seppellirono finché, nel 1950, ebbe inizio la fase di lavori archeologici sistematici avviati da Enrico Fiumi, riportando alla luce i reperti dell’area che risalgono fino a età tardo antica.
Il teatro, al quale si accedeva dall’area del foro attraverso un sistema di scale (soppresso dalle posteriori mura medievali), presenta la “cavea” con 19 file di sedili nel settore centrale, suddivisi da scalette, che poteva ospitare 1700 spettatori. La cavea comunicava nella parte superiore, attraverso un corridoio anulare coperto a volta (crypta), con un ambiente rettangolare ad arcate, dove confluivano gli spettatori che scendevano. L’ “orchestra” semicircolare era rivestita di marmi e lateralmente due “parodoi” conducevano agli spogliatoi. Si conservano oggi in buono stato sia il “pulpitum” che una parte della “frons scaenae”. Nell’amplio porticato dietro la scena sono osservabili diverse fasi strutturali: al lato sud il colonnato ionico con la posteriore perimetrazione dell’area antistante, l’aggiunta di bracci laterali ornati da colonne marmoree con capitelli corinzi e, al loro centro, un’esedra rivestita di marmi.
Nel IV sec. d.c. nel settore orientale del porticato venne inserito un edificio termale (costruito con materiali del teatro, caduto in disuso) del quale sono visibili l’ingresso absidato su un lato e il pavimento a mosaico (spogliatoio), dal quale si accedeva al frigidario, di forma quadrangolare, con due vasche entro absidi. Un vano ellittico con riquadri policromi conduceva agli ambienti caldi (tepidario e calidario), ai quali annesso un focolare che veicolava il caldo nelle stanze attraverso intercapedini fra suolo e livello pavimentale. Questo edificio è ritenuto da alcuni archeologi il primo luogo di culto cristiano edificato nell’area. Durante la stagione estiva il sito ospita spettacoli ed eventi teatrali.
Teatro romano di Volterra: accesso da Piazza Caduti Martiri dei Lager Nazisti
Orario visite: 2 novembre – 15 marzo: sabato e domenica ore 10.30 – 16.30 (escluso 25/12 e 01/01) 16 marzo – 1 novembre: tutti i giorni ore 10.30 – 17.30
I prezzi del biglietto per questo monumento pisano sono i seguenti: intero euro 3,50, ridotto euro 2,50 (studenti e possessori del biglietto cumulativo musei di Volterra). Il tagliando comprende l’ingresso al Teatro Romano e all’Acropoli Etrusca.
Per informazioni
Comune di Volterra
Tel. 328 0707834
E-mail: [email protected]
Il murale è una testimonianza straordinaria per vari motivi: i colori hanno tonalità più sfumate delle altre opere, per richiamarsi ai palazzi pisani e alle tonalità della città, e, soprattutto è l’unica opera pubblica di Haring rimasta in Italia: il graffito sullo zoccolo del Palazzo delle Esposizioni a Roma è stato eliminato dalle opere di “restyling” dell’edificio, un altro graffito lungo la linea della metropolitana A sempre della Capitale posto sulle pareti del ponte Pietro Nenni è stato cancellato nel 2001, gli interni del negozio Fiorucci a Milano sono stati “staccati” e venduti all’asta. È l’unico intervento che Haring concepì come permanente e non effimero, scegliendo delle tempere acriliche che conservassero la qualità dei colori nel tempo e fossero facilmente recuperabili un domani. Tuttomondo è considerato il testamento spirituale di Haring, scomparso per AIDS a soli 31 anni nel Febbraio 1990, pochi mesi dopo avere lasciato un inno alla vita proprio su quel muro pisano.
Tuttomondo è stata anche un’esperienza indelebile per molti cittadini che furono coinvolti: il parroco lungimirante che accettò di ospitare l’opera senza conoscerne il contenuto, l’assessore combattivo, i bambini che disegnarono con Haring, i molti curiosi che si avvicinarono da spettatori e finirono per aiutare, tutti coloro che hanno documentato l’evento con le loro fotografie e gli studenti e gli artigiani della Caparol (la ditta che fornì le vernici e sponsorizzò il lavoro) che aiutarono a colorare.
Purtroppo il passare del tempo, gli agenti atmosferici e l’inquinamento stanno danneggiando l’opera: i colori cominciano infatti a sbiadirsi. È aperto il dibattito sull’intervento di restauro e si auspica che istituzioni locali, privati e Fondazione Haring provvedano a tutelare questo bene.
Foto pubblicate per gentile concessione di Edizioni ETS e tratte dal libro Keith Harring a Pisa. Cronaca di un murales. © Edizioni ETS, © Antonio Bardelli, © CippiPitschen, © Estate of Keith Harring
Lo sapevate che:
Pittore e writer statunitense Keith Haring (1958-1990) è tra gli artisti più rappresentativi della Pop-Art e del graffittismo di frontiera: conosciuto in tutto il mondo per le sue figure colorate, stilizzate e vivacissime, ha fortemente influenzato col suo estremo minimalismo l’arte e la grafica moderna. Figlio di un disegnatore collaborò fin da giovane con artisti e performer quali Madonna, Grace Jones, Bill T. Jones, William Burroughs, Yoko Ono e Andy Warhol.
Artista dell’effimero che dipingeva a spray su materiali urbani e supporti di nessun valore (la sua popolarità iniziò con i “Subway Drawings”, veloci disegni in gesso sui pannelli pubblicitari vuoti nei sotterranei della metropolitana), divenne presto uno dei più importanti esponenti della cultura pop americana degli anni Ottanta, ricevendo commissioni da musei e città di tutto il mondo (San Paolo, Londra, Parigi, Berlino, Tokio…). Tale è la sua popolarità che molti dei suoi lavori sono stati rubati dalla loro collocazione originaria e venduti ad aste e musei.
Grazie anche alla capacità di comunicare in maniera immediata con la semplicità dei suoi segni, l’immaginario di Haring è diventato un linguaggio visuale universalmente riconosciuto del ventesimo secolo. Tuttomondo nacque dal casuale e fortunato incontro a New York fra l’artista e l’allora giovane studente pisano Piergiorgio Castellani, oggi produttore di successo dell’omonima azienda vinicola pisana: i due si incontrarono all’East Village, lo studente riconobbe l’artista, l’artista lo invitò l’indomani al suo laboratorio e da lì nacque la proposta di realizzare una sua opera anche in Italia…
Tuttomondo, il Murale di Keith Haring
Angolo tra Piazza Vittorio Emanuele II e Via Massimo d’Azeglio.
Il murale è sempre visibile
Costruite su una base a pianta quadrata e contraddistinte da dodici pilastri le Logge erano in origine destinate a ospitare il mercato della lana e della seta.
Furono edificate agli inizi del XVII secolo per ordine di Ferdinando I su un disegno di Bernardo Buontalenti (ma l’attribuzione è incerta). Le Logge dei Banchi ospitano oggi concerti, rassegne e sono sede di mercatini gastronomici e mostre di antiquariato e costituisce oggi un frequentato luogo di ritrovo per studenti e giovani.
Logge dei Banchi
Piazza XX settembre/via di Banchi
L’ateneo pisano nacque nel XII secolo offrendo l’insegnamento del solo diritto. Nel XIII si aggiunse Medicina e l’ordinamento dell’università fu stabilito (dopo un primo abbozzo del conte Fazio della Gherardesca) da Piero dei Medici e da Cosimo I.
Il Palazzo della Sapienza ospita oggi la Biblioteca Universitaria (fondata nel 1742) e aule e uffici della facoltà di Giurisprudenza. L’interno è fiancheggiato da un ampio porticato sormontato da un loggiato e al centro del cortile c’è il monumento agli Studenti caduti in guerra dietro al quale si trova la porta per accedere alla vecchia Aula Magna.
Nella loggia superiore del Palazzo dell’università degli studi si trova invece l’ingresso alla Biblioteca Universitaria e l’Aula Magna moderna.
Palazzo della Sapienza
Ingressi da via Curtatone e Montanara e da via della Sapienza
L’area dei cantieri (dei quali restano solo quelli medicei a est della Cittadella) non deve essere confusa con il porto Pisano che si trovava nelle vicinanze dell’area occupata oggi dalla Fortezza Vecchia a Livorno.
Degli edifici del XIII e XIV secolo restano soltanto gli archi di mattoni inseriti nel muro di difesa lungo l’Arno, e le arcate dei capannoni. Con l’occupazione fiorentina e l’interramento del porto, venne costruita (1406) una fortificazione a presidio della città battezzata Cittadella Vecchia per distinguerla da quella Nuova costruita dall’altro lato del fiume. Fu anche edificata la Torre Guelfa, “sorella” della Torre Ghibellina in precedenza eretta all’angolo sud-ovest e andata distrutta.
La Cittadella fu gravemente danneggiata durante i bombardamenti che colpirono Pisa durante la Seconda Guerra Mondiale. La Torre Guelfa andò completamente distrutta e fu ricostruita (1956) nel suo aspetto originario. Al momento la Torre è chiusa al pubblico.
La Cittadella (Vecchia) e La Torre Guelfa
Indirizzo Lungarno Ranieri Simonelli
In Largo del Parlascio (il nome della struttura difensiva longobarda che una volta era qui edificata e che poi è andata distrutta) vi sono i resti, situati sotto il livello stradale, di un edificio termale romano (edificato nel I secolo sotto l’imperatore Domiziano): rimane ben conservato la sala riservata al bagno di aria calda (il laconicum a base ottagonale absidiata) mentre delle altre aree si sono conservate soltanto delle porzioni del muro.
Si tratta dell’u
Visualizzazione ingrandita della mappanico monumento di epoca romana conservato a Pisa: nel medioevo fu battezzato, erroneamente Terme di Nerone, da cui il nome Bagni di Nerone.
Bagni di Nerone
Largo del Parlascio
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Costruito tra il 1865 e il 1867 dall’architetto veneziano Andrea Scala, il Teatro Comunale pisano fu inaugurato il 12 novembre 1867 ed intitolato nel 1904 a Giuseppe Verdi. Un’innovativa opera di restauro è stata curata nel 1985-1989 dall’architetto pisano Massimo Carmassi.
Esempio di architettura teatrale ottocentesca, il Teatro Verdi ha facciata neoclassica con ampio porticato.
Dall’elegante foyer si accede alla sala a ferro di cavallo che ospita circa 900 posti su tre ordini di palchi e due di galleria. Al primo piano si trova la Sala del Ridotto, intitolato nel 2006 al grande baritono pisano Titta Ruffo (1877-1953), con il pregevole affresco sulla volta Trionfo d’Amore di Annibale Gatti, autore anche del sipario storico raffigurante Goldoni al Giardino Scotto di Pisa intento a declamare una sua commedia.
Il Teatro Verdi ospita la Collezione Titta Ruffo, che raccoglie costumi e cimeli appartenuti al celebre baritono esposti nella seconda Galleria, mentre nella Cantinetta sono raccolti documenti e materiali iconografici della Collezione Giuntini, donata dagli eredi dell’appassionato spettatore.
Molto suggestivo è il sottotetto a capriate lignee che sostiene la volta della sala e che ospita oggi uffici e sala prove. Per i più curiosi, il Teatro dispone di un importante Archivio storico.
Merita una sosta ristoratrice il bar del Teatro, con gustose prime colazioni, pranzi e aperitivi (accesso da Via Palestro).
Di proprietà pubblica, il Teatro Verdi è gestito dal 2002 dall’omonima Fondazione. Oltre alla programmazione lirica, di prosa e danza, ospita la stagione concertistica della Scuola Normale Superiore di Pisa ed eventi di musica leggera, musical e cabaret. Per chi vuole imparare, ci sono i laboratori di spettacolo per studenti e insegnanti, ragazzi e adulti (Fare Teatro), la scuola estiva di perfezionamento teatrale (Prima del Teatro) e il progetto per giovani cantanti lirici (Opera Studio).
Grazie alla collaborazione fra Teatro di Pisa, Greenticket e Federalberghi, gli ospiti degli alberghi convenzionati (Accademia Palace; Jolly Hotel dei Cavalieri; Relais dell’Orologio; Royal Victoria Hotel; Hotel La Pace; Hotel Touring) potranno acquistare i biglietti direttamente alla reception del loro hotel.
Foto pubblicate per gentile concessione della Fondazione Teatro Verdi (i credits sono riportati nelle singole immagini)
Lo sapevate che:
A una recita del Faust di Gounod nel Natale del 1870, il re Vittorio Emanuele II regalò alla bellissima soprano Ostava Torriani un braccialetto tempestato di perle e diamanti.
Foto di Mario Ciampi pubblicata per gentile concessione della Fondazione del teatro Verdi di Pisa.
Teatro Verdi
Via Palestro 40
Tel. 050/941111
Web www.teatrodipisa.pi.it
Accesso Per le visite da effettuare fuori dagli orari degli spettacoli, si consiglia di chiamare il centralino.
Botteghino: martedì e giovedì dalle ore 16:00 alle 19:00; mercoledì, venerdì, sabato dalle ore 11:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 19:00
Chiusura lunedì
Biglietteria telefonica: tel. 050/941188 dal martedì al sabato dalle 14:00 alle 16:00
Prevendite Circuito Greenticket (www.greenticket.it)
Dichiarata Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1987, deve il nome di Piazza dei Miracoli a Gabriele D’Annunzio, che utilizzò questi termine per esprimere la magia e lo stupore che suscita uno dei più bei complessi monumentali al mondo.
La Piazza dei Miracoli fu edificata tra il XII e il XIII secolo in posizione decentrata rispetto al centro cittadino, su un’area dedicata al culto già in epoca etrusca, romana e tardo medievale. Il primo edificio ad essere costruito fu la Cattedrale (1064), maestoso simbolo del potere civile e religioso della Repubblica Pisana. Seguirono il Battistero (1152) e la Torre di Santa Maria Assunta , più nota come Torre Pendente (1173), e si aggiunsero nel XIII secolo, per volontà dell’Arcivescovo Federico Visconti, i due fabbricati dello Spedale Nuovo (1257) a sud della Piazza, destinato ad assistere pellegrini, poveri e malati (oggi sede del Museo delle Sinopie) e del Camposanto (1277) sul lato nord, con la funzione di accogliere le sepolture e di istruire i vivi sulla vita terrena e “celeste” grazie al ricco ciclo di affreschi realizzati al suo interno.
Sul lato settentrionale e occidentale la Piazza è incorniciata dalla cinta muraria medievale (1155), sulla quale si aprono due porte della città: la duecentesca Porta del Leone, sormontata da un leone romanico in marmo bianco (oggi chiusa) e la cinquecentesca Porta Nuova a tre archi, fatta edificare da Cosimo I de’ Medici (1562), creando un accesso più scenografico alla Piazza.
Alle spalle della Porta dei Leoni si trova il Cimitero Ebraico, uno dei più antichi al mondo, qui trasferito nel millecinquecento. L’intero complesso monumentale di Piazza dei Miracoli è tutelato e gestito dall’Opera della Primaziale Pisana, l’istituzione laico-ecclesiastica nata nell’XI secolo per sovrintendere alla costruzione dei monumenti della Piazza del Duomo.
Foto pubblicate per gentile concessione dell’Opera Primaziale Pisana.
Informazioni e prenotazioni:
Opera della Primaziale Pisana
Tel. 050 / 38 72 211 e 050 / 38 72 212
E-mail: [email protected]
Sito internet: www.opapisa.it
Visite
Gli orari dei monumenti e musei sono diversi e variano a seconda dei periodi dell’anno e delle aperture straordinarie estive.
Nel dettaglio l’accesso ai monumenti e musei della piazza è possibile nei seguenti orari: 9:30-16:30 da dicembre a gennaio; 9:00-17:00 novembre e febbraio; 8:30-17:30 in marzo; 8:00-19:30 da aprile a settembre; 8:30-19:00 in ottobre.
Non è previsto nessun giorno di chiusura.
Biglietti:
Per visitare i monumenti è necessario acquistare un biglietto presso le biglietterie di Piazza del Duomo: al Museo delle Sinopie o al ticket point che si trova alle spalle della Torre.
Si possono acquistare biglietti per i singoli monumenti (2 euro per la Cattedrale, 5 euro per gli altri monumenti) o biglietti cumulativi. per visitare da 2 a 5 monumenti: 6 euro per visitare due monumenti tra Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 8 euro per visitare i quattro monumenti Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 10 euro per visitare i 5 monumenti Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie.
L’ingresso alla Cattedrale è gratuito dal 1 Novembre a fine Febbraio. L’ingresso per la preghiera è sempre consentito, presso la Cappella del SS. Sacramento.
Visita della Torre:
Costo del biglietto: euro 15 sul posto, euro 17 online
I biglietti per la Torre si possono acquistare presso le biglietterie della Piazza del Duomo oppure online (con anticipo compreso fra 45 e 15 gg.), salvo esaurimento.
Non è possibile effettuare prenotazione telefonica.
La visita alla Torre è organizzata per gruppi con accompagnatore e dura 30 minuti.
L’ingresso non è consentito ai bambini con meno di 8 anni ed ai minori di anni 18 se non accompagnati da adulti. Per l’impegno fisico che comporta, la visita è sconsigliata a persone con problemi cardiaci e di salute e a persone che soffrono di vertigini.
Biglietti ridotti per scuole, studenti ed insegnanti accompagnatori secondo la procedura prevista dall’Opera della Primaziale.
Ingresso gratuito per i bambini di età inferiore ai 10 anni accompagnati da adulti (esclusa la Torre), portatori di handicap con accompagnatore e per comprovati motivi di studio.
Servizi per non vedenti: presso le biglietterie sono disponibili brochure in braille e a caratteri grandi per ipovedenti (in Italiano). Un plastico in scala per l’esplorazione tattile della Piazza è collocato presso l’area informativa del Museo delle Sinopie. Su prenotazione è possibile effettuare visite guidate con personale specializzato.
L’attribuzione della prima fase di lavori è ancora incerta: secondo la tradizione (Vasari) fu opera di Bonanno Pisano, secondo più recenti studi di Gherardo di Gherardo o ancora del Diotisalvi ma potrebbe avere coinvolto anche altri maestri. I lavori furono proseguiti nel 1275 da Giovanni di Simone, Tommaso Pisano e Giovanni Pisano con il tentativo di correggere la pendenza inclinando i piani successivi in senso opposto. La Torre di Santa Maria Assunta ha continuato ad inclinarsi progressivamente finché negli anni Novanta (1990-2001) importanti lavori di consolidamento ne hanno garantito la staticità e un monitoraggio costante.
A pianta circolare e splendente per il marmo bianco che la riveste interamente, la Torre Pendente riprende gli stilemi decorativi di Cattedrale e Battistero, con un primo ordine ad arcate cieche e losanghe e gli altri sei ordini con loggette, coronati dalla cella campanaria con sette campane del 1600-1800. La scala interna a spirale, che consente l’accesso a tutti i piani, è composta di 294 gradini. L’aspetto della Torre Pendente ricorda per certi versi quello di un canocchiale: non per niente il progetto originale non prevedeva il pavimento (costruito nel XX secolo) che chiude il primo piano e la Torre doveva fungere anche da osservatorio degli astri: quando non c’era il pavimento bastava posizionarsi alla base per vedere e ammirare le stelle anche durante il giorno.
Lo sapevate che:
Si narra che Galileo Galilei effettuò dalla Torre di Pisa i suoi esperimenti sulla caduta dei gravi, per dimostrare che nel vuoto i corpi di pesi diversi cadono tutti alla stessa velocità. L’aneddoto non è però provato storicamente e lo studio dello scienziato fu assai più complesso. In ogni caso le prove sperimentali di Galilei non avrebbero comprovato la sua teoria (a causa della presenza dell’area gli oggetti non sarebbero caduti per terra alla stesso tempo) che fu invece confermata da calcoli matematici.
Foto di Veronica Lorenzetti pubblicate per gentile concessione dell’Opera Primaziale Pisana.
Torre Pendente
Piazza del Duomo
Telefono: 050/835011-12
Web www.opapisa.it
e-mail: [email protected]
Accesso disabili: no
Ingresso: 9:30-16:30 da dicembre a gennaio; 9:00-17:00 novembre e febbraio; 8:30-17:30 in marzo; 8:00-19:30 da aprile a settembre; 8:30-19:00 in ottobre.
Chiusura: mai
Biglietto 15 euro (17 euro on-line) con anticipo compreso tra 45 e 15 giorni rispetto alla data desiderata
Visita: si svolge in gruppi con accompagnatore che indica il percorso da seguire. La durata della visita è 30 minuti circa senza proroghe; si raccomanda la massima puntualità l’inizio della visita dovrà avvenire improrogabilmente all’ora indicata sul biglietto di ingresso.
È vietato l’ingresso ai bambini che non abbiano compiuto gli 8 anni; è obbligatorio tenere per mano i bambini tra gli 8 ed i 12 anni; gli altri minori possono salire sulla Torre solo se accompagnati dai genitori o da un adulto. È vietato salire con borse, zaini sacche e contenitori di ogni genere che potranno essere depositati presso il punto di raccolta.
Iniziato nel 1277 da Giovanni di Simone, fu terminato soltanto nel 1594. L’esterno è una lunga parete di marmo ad arcate cieche con due ingressi (quello sud sormontato da edicola a pinnacoli con gruppo scultoreo), l’interno ha forma rettangolare ed è percorso da un’elegante galleria perimetrale decorata da archi a tutto sesto e quadrifore. Sul prato centrale, a cielo aperto, erano poste le sepolture e i sarcofagi (dal I al IV secolo d.c.), poi spostati nel porticato.
Il pavimento del porticato è coperto da lastre tombali con iscrizioni che testimoniamo come nei primi anni vi venissero sepolti sia personaggi illustri sia persone comuni.
Convertito nel XIX secolo a funzione museale, il Camposanto conserva sarcofagi di età classica (anticamente riutilizzati come sepolcri dei pisani abbienti), monumenti funebri e il più grande ciclo di affreschi medievali (ca. 1500 metri quadrati), che avevano il compito morale e didattico di guidare alla salvezza dell’anima. Importantissimo è il ciclo del Trionfo della Morte e del Giudizio Universale, di Bonamico Buffalmacco, in cui il suggestivo monito sulla caducità della vita e l’ineluttabilità della morte, soggetto tipico medievale, è ambientato nella raffinata società “cortese” dell’epoca. Gli affreschi sono stati staccati e restaurati, svelando in questa operazione i preziosi disegni preparatori o sinopie, che si trovavano sul retro degli affreschi e che sono oggi esposti al Museo delle Sinopie.
Il Campo Santo Monumentale subì gravissimi danni durante un bombardamento del 1944, al quale seguirono numerosi restauri, in corso ancora oggi.
Grazie a una straordinaria opera di recupero alcuni sono stati ricollocati nella loro posizione originaria, come l’enigmatica Cosmografia teologica di Piero di Puccio (1391) la Storia del Vecchio Testamento di Benozzo Gozzoli (1483) poste nel braccio settentrionale, Le storie di Giobbe di Taddeo Gaddi (1342) e le storie dei santi Efisio e Potito di Spinello Aretino in quello meridionale.
Tra le altre opere d’arte presenti non si può non citare il Sepolcro dei conti della Gherardesca (1320) in origine nella chiesa di san Francesco, la pala in terracotta l’Assunta in gloria tra quattro santi di Giovanni della Robbia posta nella cappella Aulla e l’ovale raffigurante “Leoni che azzannano la preda” del Beduino (XII secolo).
Nel braccio settentrionale sono affisse le catene del porto pisano, prese dai Genovesi dopo la battaglia della Meloria (1342) regalate poi ai Fiorentini che le restituirono a Pisa nel 1848.
Lo sapevate che:
Nella cappella Aulla, posta sul lato destro della parete nord, si trova la lampada di Galileo: un tempo situata nella Cattedrale, pare che sia questa la lampada originaria che secondo la leggenda Galileo vide oscillare, ricevendone ispirazione per la teoria sull’isocronismo del pendolo.
Le foto sono pubblicate per gentile concessione dell’Opera Primaziale Pisana.
Foto di Veronica Lorenzetti
Camposanto monumentale
Piazza del Duomo
Telefono 050/835011-12
e-mail [email protected]
Web: www.opapisa.it
Ingresso 9:30-16:30 da dicembre a gennaio; 9:00-17:00 novembre e febbraio; 8:30-17:30 in marzo; 8:00-19:30 da aprile a settembre; 8:30-19:00 in ottobre.
Chiusura mai
Accesso disabili parziale
Biglietto 5 euro
È possibile visitare il museo acquistando i biglietti cumulativi: 6 euro per visitare due monumenti tra Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 8 euro per visitare i quattro monumenti Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 10 euro per visitare i 5 monumenti Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie.
Dopo essere atterrati ed aver eseguito le operazioni di scarico, gli equipaggi dei due velivoli si recarono alla mensa del contingente ONU situata fuori dell’aeroporto.
Non fecero più ritorno: un gruppo di soldati congolesi “irregolari” li aggredì, uccise uno degli ufficiali e trascinò gli altri nella prigione della città dove i membri degli equipaggi vennero trucidati.
Dopo l’accaduto le autorità pisane e quelle nazionali decisero di dedicare un monumento ai caduti di Kindu da edificare nei pressi dell’aeroporto di Pisa da dove i C-119 erano decollati e ne affidarono l’ideazione a Giovanni Michelucci: uno dei principali architetti italiani del ‘900 (ha progettato il grattacielo di Piazza Matteotti a Livorno, la Stazione di Santa Maria Novella Firenze e la Chiesa dell’Immacolata concezione della Vergine a Longarone).
In seguito a una serie di tagli decisi dalle autorità il progetto viene fortemente ridimensionato, e il Mausoleo dei caduti di Kindu fu “ridotto” a una cappella votiva, isolata e circondata da un prato nel quale sono disposti tredici massi: tredici lapidi stilizzate che commemorano e ricordano i caduti.
L’interno della “cappella” ha una pianta trapezoidale suddivisa in aree da otto pilastri metallici e dal ballatoio. Le tombe degli avieri sono realizzate in marmo nero e addossate alla vetrata.
L’essenzialità delle superfici, la voluta mancanza di apparati decorativi e il “grigio” design proto-industriale delle struttura, evidenziano la luminosità dello spazio che esalta la forza evocativa delle sepolture.
Mausoleo dei caduti di Kindu
via Caduti di Kindu, 1
Accesso: solo durante cerimonie e ricorrenze (l’interno del mausoleo è comunque parzialmente visibile dall’esterno)
Edificato in origine come monastero di clausura per i monaci Certosini (la statua di san Bruno fondatore di tale ordine troneggia all’ingresso) nel XIX secolo la Certosa di Pisa divenne per un breve periodo proprietà dello stato italiano per poi tornare nel 1866 ai certosini che la abitarono fino al 1972.
Di fronte alla biglietteria si apre la graziosa e affrescata Cappella di san Sebastiano (la “Cappella delle donne”), l’unica parte della certosa visitabile gratuitamente. L’accesso al resto della struttura è a pagamento e le visite (programmate ogni ora) sono possibili solo venendo accompagnati dal personale della Sopraintendenza che non fornisce una servizio di guida ma provvede solo a garantire l’accesso alle singole aree del complesso.
Superato il cancello si entra nel vasto cortile (il cortile d’onore) sul quale si affaccia il monastero e la chiesa realizzata in marmo impreziosita da decorazioni e da una monumentale scala.
Lo spettacolare interno si presenta in modo spettacolare per il trionfo di affreschi. Le pareti (“Storie della Bibbia”) e la cupola sono interamente infatti affrescate mentre dietro l’altare maggiore troneggia la pala Vergine san Bruno e Santi del Volterrano (XVIII secolo).
L’interno a una sola navata è diviso in due da una tramezza di marmi policromi sopra la quale vi è la statua di “Cristo disteso con la croce” e dal cui ingresso si scorge l’Angelo in marmo realizzato dalla scuola del Bernini.
La Certosa di Pisa ospitava infatti i monaci (in prevalenza di origine nobiliare e dediti esclusivamente alla preghiera e a una vita di clausura) e i fratelli Conversi (ben più numerosi) che provvedevano a svolgere tutti i lavori necessari per sostentamento dei monaci, il mantenimento del monastero e per l’esecuzione di tutti i lavori di tipo “pratico” richiesti dalla Certosa.
I fratelli conversi assistevano alla messa conventuale sostando nell’area, piccola, tra l’ingresso e la tramezza la cui porta veniva chiusa. I monaci invece sedevano nelle sedie del coro (originale del XVIII secolo) ben lontani gli uni dagli altri.
Ai lati della navata sinistra si apre una serie di cappelle, nelle quali quotidianamente ogni monaco celebrava la messa private. Dalla cappella di san Bruno impreziosita da affreschi e stucchi si accede a quella, più ampia, della Madonna del Rosario con la Vergine con bambino e santi del pittore livornese Giuseppe Maria Terreni (tardo XVII secolo).
Dalla navata destra si accede invece all’incantevole Chiostro grande con loggiato del settecento e ai cui lati si aprono le celle dei Monaci: disposte su due piani e con un loggiato coperto per ogni livello avevano ben tre stanze e un giardinetto. Le celle sono contrassegnate da lettere dell’alfabeto.
Al centro del giardino del chiostro c’è una grandiosa fontana ottagonale con simbologia dell’Apocalisse di san Giovanni.
Da una porta del chiostro e percorrendo un corridoio si accede al Chiostrino Capitolare del XV secolo con colonnato e decorazioni alle pareti impreziosito dal lavabo in marmo alla parete e da un pozzo. Sul chiostrino si affaccia la “Sala del Capitolo” (nella quale i soli monaci si riuniscono per decidere le questioni che interessano il monastero) e il maestoso Refettorio con L’Ultima cena di Bernardino Pocetti (1597) e i maestosi Affreschi in troempe-l’oeil realizzati da Pietro Giarré (spettacolare sono gli effetti ottici proposti dai due “riquadri” centrali con il “tavolo” che sembra cambiare allineamento percorrendo il Refettorio partendo dalla parete con L’Ultima Cena all’altra).
La Foresteria Granducale invece venne aggiunta nel XVIII secolo per accogliere i Lorena durante i loro soggiorni presso la Certosa: si sviluppa lungo tre ambienti decorati da affreschi realizzati da Pietro Giarré (1793). Dalla Foresteria si accede infine ad un altro chiostro: il Chiostrino Priorale caratterizzato da una curiosa e azzardata scelta architettonica: una cisterna la cui vasca è costituita dagli architravi e funge da “raccordo” tra le stanze riservate ai Lorena e l’Abitazione del Priore con giardino su due livelli e terrazza che offre una magnifica veduta della campagna pisana.
Tornando poi nel cortile interno la visita prosegue nella Farmacia che sfoggia arredi della fine del XVIII secolo (i vasi sono copie).
Nella restanti locali della Certosa è stato allestito il Museo di Storia naturale.
Foto pubblicate per gentile concessione della Soprintendenza BAPSAE di Pisa e Livorno.
La Certosa di Pisa
Via Roma 79 Calci (Pi)
Tel. 050/938430
Web: www.sbappsae-pi.beniculturali.it
Accesso disabili: No
Ingresso dal martedì al venerdì 8.30-18.30; domenica e festivi: 8.30-12.30; ingresso ogni ora in gruppi accompagnati
Chiusura lunedì (e 25 dicembre, 1 gennaio e 1 maggio)
Biglietti: 4 euro (ridotto 2 euro per docenti statali e giovani dai 18 ai 25 anni). Biglietto gratuito per minori di 18 anni e maggiori di 65 anni.
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Corre da Piazza delle Gondole, nel centro storico di Pisa, fino alla Valle delle Fonti di Asciano (comune di san Giuliano Terme), l’Acquedotto mediceo (popolarmente battezzato “I Condotti”) completato nel 1682 e che è stato in funzione fino al XX secolo.
Si estende per sei chilometri lungo circa 950 archi equidistanti tra loro e fu voluto da Ferdinando I dei Medici per portare in città l’acqua che sgorgava dalle fonti alle pendici dei Monti Pisani.
La veduta più spettacolare dall’Acquedotto Mediceo è quella che si ha percorrendo via dei condotti la via che unisce le frazioni di Ghezzano e Asciano.
In alcune parti del tracciato lo stato di conservazione dell’acquedotto è piuttosto scarso. Le amministrazioni locali sono al lavoro per predisporre piani di recupero e restauro del monumento