Il Museo Guarnacci è uno dei più antichi Musei pubblici d’Europa, nato nel 1761 quando il nobile abate Mario Guarnacci (Volterra 1701-1785), storico ed erudito, donò il suo ingente patrimonio archeologico, raccolto in anni di ricerche e acquisti, al “pubblico della città di Volterra”. La donazione -che comprendeva anche una biblioteca di oltre 50.000 volumi- procurò alla città un patrimonio inestimabile e attirò le attenzioni dei massimi esperti dell’epoca, che si dedicarono alla sua divulgazione scientifica. Prima di approdare nell’attuale sede di palazzo Desideri Tangassi, il museo ebbe due sedi diverse. La disposizione dei materiali esposti è articolata per classi di oggetti secondo un percorso cronologico che conduce il visitatore attraverso la storia dell’etrusca Velathri. La visita inizia al Piano terreno, dove sono esposti resti pre e protostorici provenienti dalle vicine necropoli, reperti orientalizzanti tra i quali spicca la serie di bronzetti di offerenti e alcune importanti opere del periodo arcaico (VI sec. a.C.) come la stele di Avile Tite (monumento funerario che raffigura un guerriero armato di lancia e spada, molto simile a opere greco-orientali) e del periodo classico: tra tutte la più antica statua di culto in marmo dell’Etruria centrale, la cosiddetta Testa Lorenzini, raffigurante una divinità.
Il percorso prosegue al secondo piano, dove è illustrato il periodo della fioritura economica e artistica della città (fine IV-I sec. a.C.): predominano le sepolture, caratterizzate dall’urna cineraria tipica di Volterra e del suo territorio, che accoglieva i resti del defunto dopo il rito della cremazione. L’urna prende poi l’aspetto di un piccolo sarcofago con cassa e coperchio, con raffigurato il defunto semi sdraiato sul letto in occasione del banchetto. Insieme alle urne si sono conservati anche gli oggetti che i parenti collocavano accanto al monumento funerario per consentirgli di sopravvivere nell’aldilà (vasellame, oggetti decorativi e da toletta). Le casse erano decorate con bassorilievi che raffiguravano miti greci o scene del viaggio del defunto nell’aldilà, mentre sui coperchi erano spesso riprodotti i “ritratti”.
Il cuore dell’esposizione è la “collezione guarnacciana”, raccolta originaria del Museo, articolata sui due piani del palazzo: oltre 600 urne decorate con motivi ornamentali (demoni, maschere, rosoni) e animali fantastici e feroci, con i temi tradizionali dell’addio del defunto ai parenti e del viaggio agli inferi a cavallo. Particolarmente suggestive sono le urne con bassorilevi di argomento mitologico greco: scene ispirate ai miti, agli episodi del ciclo troiano, e dell’Odissea, come le suggestive scene del canto delle Sirene, dell’accecamento di Polifemo o della la trasformazione in animali dei marinai di Ulisse. Celebre è il sarcofago chiamato Il coperchio degli sposi, che rappresenta due anziani coniugi distesi sul letto del convivio, con i volti particolarmente realistici, modellati in terracotta (I sec. a.C.). Al centro della sala XX si conserva un altro monumento-simbolo del Museo e dell’Etruria in genere, l’ex-voto allungato di giovinetto noto come Ombra della sera. La sua fama, arricchita da leggende tanto curiose quanto false, è dovuta alla singolare forma di questo bronzo votivo che evoca l’ombra proiettata sul terreno dalla figura umana, alla luce del tramonto. La sorprendente modernità della sua forma e l’anomalo allungamento innaturale della figura, allo stesso tempo perfettamente proporzionata, fanno di questo bronzo uno dei capolavori della scultura etrusca del III sec. a.C. Tra gli altri “tesori” custoditi nel Museo si ricordano i pavimenti a mosaico provenienti da edifici di età imperiale romana di Volterra o di Segalari (Castagneto Carducci), il monetiere con rarissimi esemplari etruschi in oro, argento, bronzo e oltre tremila monete greche, romane repubblicane e imperiali e i materiali provenienti dall’area urbana e da Vallebuona, dove si trova il Teatro antico.
Museo Etrusco Guarnacci
Via Don Giovanni Minzoni 15 – Volterra (PI)
Tel. 0588 86347
Aperto tutti i giorni escluso il 01.01 e il 25.12
Orario:
dal 16.03 al 01.11 dalle 09.00 alle 19.00
dal 02.11 al 15.03 dalle 08.30 alle 13.45
Biglietto: ingresso intero 8 euro, biglietto cumulativo (Museo Etrusco, Pinacoteca, Museo d’Arte Sacra) euro 10
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Annesso alla dimora è il parco fu ideato, nella seconda metà dell’Ottocento, da Luigi Bellincioni che progettò il giardino arricchendolo di grotte “rustiche” ed edifici neogotici. Questo ammirevole spazio verde raccoglie oggi 12 alberi monumentali (contrassegnati da didascalie che ne illustrano le caratteristiche) tra i quali svetta (e proprio il caso di dirlo) una sequoia canadese e piante secolari com il bambù e il tasso oltre ad altre 160 specie di varia provenienza.
L’interno del monumento pisano ospita il Museo Archeologico l’interessante Museo civico zoologico. Il primo è un percorso didattico e conserva ceramiche, monete ed elementi lapidei. Tra i reperti di rilievo si segnalano il corredo della tomba etrusca Monte Vaso e “materiali neolitici” rinvenuti nel territorio di Pontedera.
Il Museo civico zoologico, fondato nel 1997, presenta invece cinque sale nelle quali sono esposti (330) animali tassidermizzati: invertebrati, mammiferi, uccelli, rettili e pesci provenienti da tutto il mondo. Della collezione fanno parte anche una raccolta di uccelli, una raccolta di farfalle, un affascinante Leopardo nebuloso e un curioso “gatto marmorizzato”.
Il giardino è sempre aperto, mentre il museo e e il centro di documentazione sono visitabili gratuitamente secondo il seguente orario: da lunedì alla domenica dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 15:30 alle 18:30 (martedì chiuso); orario estivo (da aprile a fine settembre) da lunedì a domenica dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 16:00 alle 19:00.
Villa e Parco Baciocchi (Piazza Castello 1/a Capannoli)
Tel: 0587 607035; 0587 606611 (Comune di Capannoli)
Nel centro storico di Fauglia e precisamente all’interno di quelle che erano le antiche carceri giudiziarie (e occupate oggi dagli uffici del Municipio) si trova il Museo Giorgio Kienerk dedicato al noto pittore di origine fiorentina.
Il museo è stato realizzato grazie alla figlia Vittoria (celebre insegnante di storia dell’arte al Liceo Classico Galileo Galilei di Pisa) che ha donato a Fauglia le opere d’arte presenti nella villa di famiglia di via Poggio alla Farnia. Giorgio Kienerk infatti era solito trascorrere ogni estate con la famiglia presso la casa posta nella campagna di Fauglia. La raccolta copre tutto il percorso dell’artista ed è una testimonianza a tutto tondo dell’opera di Giorgio Kienerk considerando che molte dei suoi dipinti, disegni e scuture sono andati distrutti quando la casa fiorentina della famiglia è stata rasa al suolo durante la Seconda Guerra Mondiale.
Giorgio Kienerk (allievo di Signorini) è considerato uno dei maggiori esponenti del movimento dei così detti Post-Macchiaioli, artisti che pur accogliendo i dettami stilistici dei Macchiaoli furono influenzati dalle “avanguardie” artistiche di fine XIX secolo. Nel caso di Kienerk divisionismo (i cui maggiori esponenti furono Segantini, Pellizza da Volpedo e Nomellini) e simbolismo (testimoniato da De Chavannes e Moreau e perlopiù confluito nel neoimpressionismo) contribuirono a plasmare lo stile del pittore e scultore fiorentino.
L’esposizione al museo di Fauglia, copre, come accennato, tutto il percorso artistico e i molteplici interessi (pittura, scultura, grafica) di Kienerk. Sono così presenti le prime opere (“La Veduta di Fiesole e “La Nonna”) caratterizzate da un approccio naturalistico e le testimonianze dell’influenza divisionista e impressionista (“Alberi sul mare” e “La lettrice”), mentre le sculture “La Panchina” “Ritratto di modella” e lo splendido quadro “Il fauno nel bosco” rivelano i punti di contatto con il simbolismo.
Di notevole interesse per mostrare l’originale inventiva dell’autore sono le opere grafiche (“Italia ride” e “Sorriso”) che Kienerk ha realizzato nella sua attività di illustratore per riviste italiane e francesi. Nel museo sono inoltre presenti numerosi paesaggi eseguiti in varie epoche (1887-1942) e ritratti di parenti, amici e familiari tra i quali si distinguono per la radiosa freschezza quelli della figlia Vittoria. Aperto dal 2008, il Museo Giorgio Kienerk è immeritatamente poco conosciuto, nonostante si tratti della più importante pinacoteca dedicata a un singolo artista presente della Provincia di Pisa. A chi è alla ricerca di monumenti pisani insoliti e di attrazioni artistiche lontane dagli usuali percorsi di visita il Museo Giorgio Kienerk riserverà una “inattesa” sorpresa.
Museo Giorgio Kienerk
Palazzo Comunale (Via Chiostra I, numero 13 Fauglia)
tel. 050 657311 (centralino del Comune 9.00 – 13.00)
Accesso disabili
Ingresso: Dalla seconda metà di settembre a maggio il Museo Kienerk è aperto il venerdi 10.00-12.00 sabato e domenica 9.30-12.30 e 15.30-18.30 . Durante il periodo estivo (da Giugno a metà Settembre) l’orario è il seguente: martedì e giovedì dalle 10:00 alle 12:30 e sabato e domenica dalle 10:00 alle 12:30 e dalle 16:00 alle 19:00.
Chiusura: 1 e 6 gennaio, Pasqua, 1 maggio, 15 agosto, 1 novembre, 25 e 26 dicembre.
Biglietto: 4 euro; ridotto 2 euro per bambini sotto i 12 anni, visitatori con età superiore ai 65 anni, gruppi di almeno 15 persone e scolaresche.
Visite guidate: solo tramite prenotazione obbligatoria e per gruppi non superiori alle 15 persone (Tel. 050 657328)
La presenza umana nella val di Cecina è confermata dal ciottolo di calcare con inciso un bisonte (risalente all’età del rame) proveniente dalla necropoli preistorica di Lustignano testimonianza anche di misteriosi riti funerari. Come accennato il museo espone numerosi reperti etruschi. Oltre ad armi e oggetti (come rasoi) l’attrazione principale è costituita dalla stele raffigurante un guerriero o sacerdote armato di machaira (un lungo coltello utilizzato come arma o strumento sacrificale). Imponente e monumentale la stele domina la sala numero 2 del museo.
I reperti romani più rilevanti sono nella sala 4: una graziosa statuetta (“Il Giove silvano“) e la stele con iscrizione del cavaliere romano Marius Montanus.
Una sala video, informazioni sulla stora della Rocca Sillana e sul complesso sacro-termale etruscoromano rinvenuto in località Bagno (presso Sasso Pisano) completano il museo.
Da ottobre fino a maggio Palazzo Ricci è visitabile gratuitamente solo su prenotazione. Sono previste aperture straordinarie per le vacanze natalizia. L’orario di visita “normale” e giornaliero riprenderà da maggio a settembre.
Foto pubblicate per gentile concessione dek Museo Guerrieri e artigiani di Palazzo Ricci
Per informazioni e prenotazioni
Museo Guerrieri e artigiani Palazzo Ricci (via Roncalli Pomarance)
tel. 335/1278691 (dalle 10:00 alle ore 18:00)
e-mail: [email protected]
Il Museo della Civiltà Contadina di Montecastelli pisano è nato nel 1985 con l’obiettivo di documentare le attività agricole e artigianali della Val di Cecina attraverso gli oggetti donati dagli abitanti del paese.
La collezione di attrezzi da lavoro si compone di strumenti, risalenti al XIX e alla prima metà del XX secolo, utilizzati, dai mezzadri a cavallo del secolo scorso, per il lavoro agricolo, per l’attività boschiva, la tessitura e il lavoro artigianale.
Sono così esposti attrezzi da falegname, ciabattino, maniscalco, sellaio, stampi per la produzione di tegole e mattoni, bilance, stai e strumenti (forche, badili, falci, roncole, vanghe).
L’entrata al Museo della Civiltà Contadina è libera e il percorso espositivo si articola su tre stanze nelle quali sono esposti tutti gli utensili utilizzati. Il museo è a ingresso libero ed è aperto tutti i martedì dalle 16:30 alle 18:30.
Foto pubblicate per gentile concessione del Comune di Castelnuovo Val di Cecina
Museo della Civiltà Contadina
via Borgo Montecastelli Pisano, Castelnuovo Val di Cecina
Tel.0588/28843
Web http://brunelleschi.imss.fi.it/itinerari/luogo/MuseoCiviltaContadinaMontecastelliPisano.html
Accesso disabili: Parziale
Ingresso tutti i martedì dalle 16:30 alle 18:30.
Accesso gratuito
Biglietto 5,50 euro (3,50 euro ridotto per studenti, possessori di Carta Giovani, over 65 e gruppi di almeno 10 persone, 4 euro per i possessori di Carta ACI). Ingresso gratuito per minori sotto i 16 anni se accompagnati e possessori di carta Touring
Accesso dal primo novembre al 31 marzo: mercoledì, sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore , 15:00 alle ore 19:00; dal primo aprile al 31 ottobre: mercoledì, sabato, domenica e festivi dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 16:00 alle 20:00.
Chiusura Capodanno, Primo Maggio, Ferragosto, Natale, e nel pomeriggio della vigilia di Capodanno e Natale, se coincidenti con giorni d’apertura.
Foto pubblicate per gentile concessione della Fondazione PeccioliPer
Per informazioni
Museo delle Icone Russe “F. Bigazzi”
Piazza del Popolo 5 Peccioli (PI)
Tel. 0587/672158 (Fondazione PeccioliPer)
Visualizzazione ingrandita della mappa
Tel. 0587 672877
Web www.fondarte.peccioli.net
]]>Da un pozzo profondo 10 metri e largo 4 sono stati ritrovati oggetti, in parte votivi e resti di una costruzione che, per dimensioni e decorazioni doveva essere un tempio o una santuario dedicato a una divinità “femminile” come lasciano intuire alcuni reperti quali i pesi del telaio e i rocchetti per il filo, tipici del lavoro femminile.
Il reperto di maggiore interesse e bellezza al Museo Archeologico di Peccioli è una kylix attica a figure rosse attribuita al celebre pittore greco Makron che lavorava ad nel V secolo a.c. La collezione del museo è stato poi arricchita dal corredo funerario proveniente dalla tomba etrusca di Legoli (scavo del 1930), un grande louthérion (il bacino per abluzioni), e diversi oggetti riservati probabilmente a Horta, divinità corrispondente alla greca Demetra e alla romana Cerere.
Un grande plastico riproduce il tempio tuscanico, ricostruito secondo le regole di Vitruvio, equipaggiato con una serie di supporti multimediali che consentono anche di visionare contenuti educativi in 3D e filmati, visualizzati con un proiettore, che consentono di scoprire la storia dell’incendio del tempio di Ortaglia.
Il Museo Archeologico di Peccioli si trova all’interno del Palazzo Fondi Rustici dotato di un sistema di cunicoli recentemente utilizzato come cantina e probabilmente, nei tempi antichi, anche per la sepoltura tramite tombe ipogee.
Foto pubblicate per gentile concessione della Fondazione PeccioliPer
Per informazioni
Museo Archeologico di Peccioli
Piazza del Carmine, 33
56037 – Peccioli (PI)
Accesso gratuito
Orario dal primo novembre al 31 marzo: mercoledì dalle 15:00 alle 19:00, sabato, domenica e festivi dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 19:00.
Dal primo aprile al 31 ottobre: mercoledì dalle 16:00 alle 20:00, sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 13:00 e dalle ore 16:00 alle ore 20:00.
Chiusura nei giorni di Capodanno, Primo Maggio, Ferragosto, Natale, e nel pomeriggio della vigilia di Capodanno e Natale, se coincidenti con giorni d’apertura.
Sul piazzale all’ingresso del Museo campeggiano un aereo P148 del 1951 e un’automotrice ferroviaria MC2 (in acciaio inossidabile) del 1936, che sfonda suggestivamente la vetrata d’ingresso a testimonianza della tecnologia raggiunta da Piaggio negli anni Trenta prima dell’invenzione della Vespa.
Il Museo Piaggio ospita le tre collezioni permanenti dei marchi Piaggio, Vespa e Gilera, con oltre cento esemplari tra veicoli, motori e parti meccaniche. Insieme ai modelli più famosi si trovano “pezzi” rarissimi, come i modelli Vespa prodotti in numerazione unica per i record di velocità, gli esemplari di Vespa autografata da Salvador Dalì, la lunghissima Mitologica Vespa ricreata da Mino Trafeli e modelli a tiratura limitata (come la curiosa Vespa utilizzata negli anni Cinquanta dalla Legione Straniera francese, dotata di cannone).
Gli appassionati della corsa sportiva possono ammirare le più belle e prestigiose motociclette della Gilera: dal primo modello creato da Giuseppe Gilera nel 1909 a quelli più recenti, passando per gli esemplari degli anni Cinquanta, come la Saturno o la Gilera 500 che hanno fatto sognare una generazione di sportivi.
Non mancano le elaborazioni più creative dei mitici Ciao e Ape, come l’Ape Pentarò nella versione “antincendio” del 1962, utilizzata fino al 2002 come mezzo di soccorso negli stabilimenti lucchesi di Cucirini Cantoni Coats, o i piacevoli modelli da passeggio di Ape Calessino.
I componenti di motori e parti meccaniche ci ricordano l’incredibile varietà di mezzi che la Piaggio ha inventato e prodotto nella sua lunga storia (barche, treni, autobus, aerei, motori aeronautici), prima dell’affermazione della Vespa nel 1946 e dell’avvento dei ciclomotori.
Raccontando la storia dell’azienda (nata nel 1884 a Genova per la lavorazione del legno e degli arredi navali e divenuta in pochi decenni un leader mondiale nella produzione aeronautica e motociclistica) il Museo ripercorre anche lo sviluppo dell’industria, dell’economia e della società italiana, narrando le vicende di “Capitani di industria” come i Piaggio e gli Agnelli e illustrando la genialità di grandi ingegneri e progettisti come Giovanni Casiraghi, Luigi Pegna e Corradino D’Ascanio, il ‘padre’ della Vespa.
Il “progetto culturale Piaggio” oltre al Museo Piaggio, annovera anche l’Archivio storico “Antonella Bechi Piaggio” e la Fondazione Piaggio. L’Archivio raccoglie la ricchissima documentazione dell’azienda, dalle origini ai nostri giorni: documenti, corrispondenza, atti, progetti, manuali d’uso, fotografie, filmati, bozzetti e campagne pubblicitarie di famosi grafici e designer come Leo Longanesi, Franco Mosca e Gilberto Filippetti. La Fondazione Piaggio promuove mostre d’arte, pubblicazioni e iniziative su tematiche attuali quali innovazione tecnologica, etica ed economia, creatività e cultura, energia e mobilità, sport e biotecnologie.
Il Museo Piaggio ha ricevuto nel 2003 il prestigioso Premio Impresa e Cultura come miglior Museo e Archivio d’Impresa in Italia. La visita al Museo è un’esperienza interessante e di sicuro divertimento, anche per i più piccoli.
Per Informazioni
Museo Piaggio “Giovanni Alberto Agnelli” (Viale Rinaldo Piaggio 7 – Pontedera, Pisa)
Tel. 0587 27171
/ 0587 290057
e-mail [email protected]
web www.museopiaggio.it
Orari e ingresso: Il Museo è aperto dal martedì al sabato
dalle 10:00 alle ore 18:00.
Ingresso gratuito.
Visite guidate a richiesta su prenotazione:
gruppi fino a 10 persone: 20 euro,
gruppi fino a 20 persone: 40 euro,
gruppi fino a 30 persone: 50 euro,
scuole: 20 euro fino a 30 studenti.
In occasione di mostre ed eventi l’orario di apertura può subire variazioni. Per informazioni chiamare la segreteria del Museo.
Questo comprende varie aree: oltre alla miniera vera e propria, il Pozzo Alfredo, la Diga e l’Oratorio santa Barbara.
Nella miniera, che nel XIX secolo divenne la più grande miniera di rame europea, lavorarono minatori (oltre 200 nell’era di massima espansione del “sito”) spesso impiegati in condizioni brutali oltre a minori sopra i dodici anni “arruolati” per la lavorazione “esterna” del materiale estratto. Si può ancora visitare lo stabile, distante circa un chilometro dall’abitato di Montecatini, che consente l’ingresso alla miniera. Al piano terra dell’edificio è stata allestita un’esposizione dedicata all’attività estrattiva ed alle gallerie scavate nel corso degli anni. Dallo stabile si entra poi nelle gallerie originali ottocentesche sorrette da diversi tipi di strutture ancora intatte. Il museo permette poi di visitare il Pozzo Alfredo, un gigantesco complesso contenente il pozzo di estrazione del rame e il macchinario di eduzione. La visita poi prosegue alla Diga, battezzata il Muraglione, una struttura gigantesca concepita per le necessità idriche della miniera ma mai entrata in funzione, e al settecentesco Santuario di Santa Barbara patrona dei minatori.
Le sale tematiche del Centro di Documentazione, allestito Presso il trecentesco Palazzo Pretorio di Montecatini, offrono inoltre uno spaccato sulle risorse del sottosuolo di Montecatini, alcune delle quali sono state sfruttate fin dall’epoca etrusca: rame, salgemma, alabastro, calcedonio, lignite e le sorgenti sulfuree.
Dal 1 giugno a l 10 settembre 2011 il Museo delle Miniere è visitabile ogni giorno dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00, mentre il Centro di Documentazione è aperto la domenica (dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 14:00 alle 18:00).
Il museo è visitabile tramite visite guidate disponibili in varie modalità:
Visita guidata all’area mineraria e ingresso al Centro di Documentazione (durata circa 45 minuti) con partenza all’inizio di ogni ora dall’ingresso della miniera:
Biglietto intero 5 euro (ridotto 3 euro)
Visita all’area mineraria, al centro di documentazione e al bordo medievale di Montecatini (durata circa 3 ore, minimo 8 partecipanti):
Biglietto 8 euro
In miniera a lume di lanterna (durata 100 minuti) visita notturna del complesso Minerario con partenze all’ingresso della miniera
Biglietto 6 euro
Tutti i venerdì di luglio è abbinata alla visita “in miniera a lume di lanterna” la cena presso il ristorante La Miniera. (Prenotazione obbligatoria entro le 19:00 del giovedì, 25 euro per adulti e 15 euro per bambini da 5 a 12 anni).
Foto pubblicate per gentile concessione del museo delle miniere.
Per informazioni
Museo delle Miniere
P.zza Garibaldi, 1 56040
Montecatini Val di Cecina (PISA)
Tel. +393478718870 – +393498863567
e-mail [email protected]
web www.museodelleminiere.it
Il museo, che ha cambiato nome in seguito alla ristrutturazione completata nell’ambito del progetto “I Luoghi della Memoria” per i 150 anni dell’Unità d’Italia, conserva documenti di altissimo valore per il Risorgimento e la storia dell’unità d’Italia: la versione autografata da Mazzini del Giuramento della Giovine Italia, la Lettera di dimissioni di Mazzini da Triumviro presentata negli ultimi giorni della Repubblica Romana (l’episodio più alto del Risorgimento Democratico-repubblicano) per non dover sottoscrivere la resa alle truppe francesi e l’Ultimo scritto di Giuseppe Mazzini, un articolo per il giornale la “Roma del Popolo”.
In una sezione sono inoltre conservati alcuni degli oggetti personali di Mazzini: la Chitarra, che Mazzini suonava anche con una certa competenza, uno Spartito autografo (la trascrizione di un canto popolare svizzero), le foto dagli album delle famiglia dei Nathan e dei Rosselli, tra cui le primissime immagini di Mazzini stesso e il Sigillo multiplo donato da Mazzini al suo grande amore Giuditta Sidoli.
Inoltre il Fondo cartoline del Museo è grazie ai 150 esemplari esposti la più grande raccolta italiana di cartoline di argomento risorgimentale visitabile dal pubblico.
Nelle stanze della Domus sono conservate anche delle opere d’arte come il Ritratto di Mazzini realizzato a Londra nel 1865 da Serafino De Tivoli uno dei primi esponenti del movimento macchiaiolo, o il Mazzini nell’atto di scrivere il suo ultimo articolo di Carlo Ademollo e il Busto di Mazzini opera del livornese Giulio Guiggi.
Infine un’ultima sezione del museo è rappresentata dagli oggetti provenienti dall’ex-museo civico pisano, si tratta prevalentemente di cimeli garibaldini, tra i quali è il caso di ricordare la Carrozza usata da Garibaldi durante la III guerra d’indipendenza (e dalla quale sarebbe stato dettato il celebre telegramma “Obbedisco!”, l’Elenco originale dei Militi del Battaglione universitario Toscano impegnato nell’eroica battaglia di Curtatone e Montanara e due disegni di Alessandro Lanfredini, futuro pittore di una certa fama.
Il Memoriale Mazzini dopo l’inaugurazione del 20 ottobre 2011 alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, doveva essere aperto al pubblico dal 10 novembre 2011. L’apertura è invece avvenuta dal marzo 2012.
In seguito alla ristrutturazione la nuova Domus è organizzata in due blocchi funzionali (museo e biblioteca) e in tre spazi: l’area museo, che occupa il piano terra e il primo piano del corpo principale con un nuovo ingresso indipendente su via Mazzini; l’area biblioteca che occupa due porzioni di edificio non contigue, e la parte su via D’ Azeglio che è la zona ingresso sul giardino.
Sopra l’ingresso (in via d’Azeglio) campeggia ora la riproduzione del giuramento Giuramento della Giovane Italia di Giuseppe Mazzini realizzata con una struttura in profilati metallici e lettere in acciaio inox di spessori variabile.
Foto pubblicate per gentile concessione del Memoriale Mazzini.
Domus Mazzinina
via Giuseppe Mazzini 71
e-mail [email protected]
Web www.domusmazziniana.it
Ingresso: dal lunedì al venerdì 09:00-13:00.
L’unicità della Collezione Teseco rispetto alle altre collezioni artistiche aziendali è che le opere che la costituiscono non sono collegate ai prodotti dell’azienda, ma alla “filosofia” del Gruppo: ricercare soluzioni innovative ai problemi utilizzando la ricerca e la creatività. Da qui la scelta di esporre dal 2000 la Collezione nella Palazzina Direzionale degli stabilimenti Teseco, nella zona industriale di Pisa a Ospedaletto, inserendo le opere negli ambienti di lavoro quotidiano (“esterni”, sale riunione, corridoi, uffici e spazi comuni).
La Collezione raccoglie oltre 250 opere di giovani artisti internazionali (l’età media è di 40 anni). Alcune sono state acquistate, altre sono state commissionate in relazione alla loro destinazione negli stabilimenti. Alcune poi sono esposte in maniera permanente e altre a rotazione. Sono opere di tipologia diversa (installazioni, wall drawing, fotografie, sculture, video) realizzate da artisti “cult” come gli italiani Cuoghi Corsello, Botto e Bruno, Vanessa Beecroft, la sudamericana Regina José Galindo, gli statunitensi Andres Serrano e Nan Goldin, l’artista serba Marina Abramovich e molti altri. Ogni lavoro esprime una grande forza concettuale e espressiva e proprio per apprezzare appieno il significato di ogni visione d’artista, la visita alla collezione è guidata.
Oltre alla collezione permanente la Fondazione cura attività temporanee progettate in proprio e realizzate in collaborazione con enti pubblici e realtà locali, che includono esposizioni, workshop con gli artisti, interventi urbani, convegni, conferenze, laboratori con le scuole (allievi e insegnanti), residenze d’artista, eventi multidisciplinari. Tra i progetti i più recenti vale la pena ricordare “Cities from Below”, sulla città contemporanea e le sue trasformazioni, “Walls on Walls off”, dedicato alle pratiche del graffitismo e della street art, “Oltre il Muro”, una riflessione sulla dimensione della strada e “Strade/Routes”, un progetto di residenze artistiche per giovani artisti dell’area del Mediterraneo che ha ulteriormente indagato il tema della strada come luogo di relazione e conflitto.
Al Gruppo Teseco è stato riconosciuto nel 2000 il prestigioso Premio Guggenheim Impresa e Cultura.
Foto di Andrea Abati pubblicate per gentile concessione della Fondazione Teseco per l’Arte
Lo sapevate che:
I dipendenti della Teseco e gli ospiti dell’azienda desiderosi di concedersi una pausa caffè all’interno della struttura aziendale si ritrovano a degustarlo dentro una vera e propria opera, la Stanza della Musica realizzata nel 2003 dagli artisti torinesi Bruno e Botto, celebri per la ricerca artistica sugli ambienti periferici e degradati. L’intervento ha trasformato lo spazio anonimo e senza finestre che ospitava le macchinette del caffè in un particolarissimo ambiente in cui si ha l’illusione di stare dentro e fuori grazie: tale effetto è dovuto agli “sfondamenti” virtuali dello spazio con post-moderni trompe l’oeil, quali i mattoni di un cortile di periferia che rivestono le pareti, alla foto di un muro sfondato, il soffitto tappezzato da un’immagine di cielo con edifici prospettici visti dal basso
Fondazione Teseco per l’Arte
Via C.L. Ragghianti, 4 – Ospedaletto (PI)
Tel. 050/987511
e-mail: [email protected]
web www.teseco.it/fondazione
Accesso gratuito tramite visita guidata il primo e terzo martedì del mese
Visite Per organizzare l’appuntamento telefonare al numero 050/987511 da Lunedì a Venerdì, ore 8.30-12.30 e 14.30-18.00.
La responsabile della Fondazione Teseco per l’Arte è Ilaria Mariotti.
Nell’area in cui sorge il Palazzo Blu si trovava un complesso di edifici che dall’epoca precomunale in poi ha subito molteplici trasformazioni ed ha ospitato le dimore di molte famiglie nobiliari pisane. La struttura principale del Palazzo risale al tardo Cinquecento e fu mantenuta fino al Settecento, mentre gli ultimi significativi interventi risalgono a poco dopo l’Unità d’Italia. Palazzo Blu ospita l’esposizione permanente della collezione d’arte della Fondazione CariPisa, organizza grandi mostre su personalità storiche pisane (Galileo Galilei, Ippolito Rosellini) e su artisti internazionali che hanno operato nel Novecento sulle rive del Mediterraneo (Chagall, Mirò). Cura inoltre delle mostre che presentano le nuove acquisizioni o approfondiscono aspetti della propria collezione e organizza laboratori didattici per le scuole.
L’importante collezione è iniziata con gli acquisti della Cassa di Risparmio di Pisa fra il 1950 e il 1980 e si è arricchita con donazioni di collezionisti e artisti locali e con nuovi acquisti. La collezione permanente consente ammirare opere di pittura, scultura, grafica e manufatti artistici dal trecento a oggi esposte nelle sale del Palazzo tramite un suggestivo allestimento che ricostruisce alcuni ambienti dell’antica dimora signorile con tanto di arredi originali.
Tra le opere più rilevanti sono da segnalare il “Polittico di Agnano” di Cecco di Pietro, la “Madonna con bambino e santi” di Taddeo di Bartolo, affreschi di Benozzo Gozzoli (come “La Vergine, San Giovanni e angeli ai lati della croce” ritrovato nella chiesa di san Benedetto), quadri di Vincenzo Foppa (“san Bernardino”), di Artemisia Gentilischi (“Clio la musa della storia”). Vi sono inoltre sculture di Nino Pisano (“Il Cristo” ligneo”) e l’intera raccolta di Ottavio Simoneschi (pitture, monete e mobili antichi), incisioni di Viviani e manufatti di maestri dell’alabastro.
Molta ricca è la collezione di quadri e dipinti del XIX e XX secolo. Tra le circa 150 opere esposte meritano senz’altro una citazione quelle di Luigi Gioli (“Alberata di Pioppi”), Ernesto Treccani (“Autoritratto”), Orfeo Tamburi (“Case e rue Habillon”), Giovanni Boldini (“Contadine di Le Puy”), Virgilio Guidi (“Marina di san Giorgio”), Bruno Saetti (“Natura morta con frutta”), Gianni Bertini (“L’Apocalisse”) e Filippo De Pisis (“Natura morta con mortaio”).
Il Palazzo dispone inoltre di confortevoli spazi per eventi interni ed esterni alla Fondazione: un moderno auditorium con attrezzatura multimediale (130 posti a sedere), un ampio foyer e una Caffetteria. Completano le infrastrutture un bookshop specializzato in pubblicazioni d’arte e gli uffici della Fondazione Palazzo Blu e della Fondazione CariPisa.
La tonalità “celeste color del cielo” che riveste l’esterno del Palazzo può oggi apparire un colore stravagante: eppure risale alla fine del ‘700. E’ stata infatti recuperata la stessa tonalità di azzurro trovata negli strati più antichi di pittura della facciata, probabilmente dovuta al gusto di alcuni ospiti di San Pietroburgo che soggiornarono all’epoca nel palazzo.
Foto di Gronchi FotoArte pubblicate per gentile concessione della Fondazione Palazzo Blu.
Palazzo Blu Palazzo d’Arte e Cultura (Palazzo Rosselmini Gualandi)
Lungarno Gambacorti, 9
Tel. 050/916 950
e-mail [email protected]
Web: www.palazzoblu.org
Accesso disabili
Ingresso gratuito (per le Collezioni della Fondazione CariPisa e Mostre Dossier): dal martedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 18.00 e dal sabato alla domenica dalle ore 10.00 alle ore 19.00 (ultimo ingresso mezzora prima della chiusura).
Chiusura: Lunedì
Visite guidate a pagamento in lingua italiana, inglese, francese e tedesca, su prenotazione.
L’ingresso alle mostre temporanee è a pagamento
Gli Uffizi Pisani sono allestiti nel Palazzo edificato per volontà di Francesco I dei Medici (ultimato nel 1587 su disegno dell’architetto di corte Bernardo Buontalenti) per sostituire la vecchia dimora pisana dei Medici oggi sede della Prefettura: ha pianta geometrica come le “ville” e ingloba alcune torri medioevali come quella del Cantone (accessibile solo tramite visita guidata) salendo sulla quale si ha uno splendido colpo d’occhio sulla città.
Alla sobrietà degli esterni fa da contraltare la sfarzosità delle sale nelle quali è allestito il Museo Nazionale di Palazzo Reale che ospita tre gruppi di collezioni eterogenee.
Nella prima stanza degli Uffizi Pisani si trovano le vetrine con all’interno gli abiti femminili: quello più antico è quello rosso cremisi indossato da Eleonora di Toledo (1522-1562) come testimonia il ritratto Eleonora di Toledo con il figlio del Bronzino, nel quale la nobildonna sfoggia lo stesso abito.
Alla parete è collocato il primo dei trentacinque arazzi (gli altri sono ancora in restauro) che i Medici trasferirono dalle loro dimore fiorentine a quella pisana: Lorenzo il Magnifico incoraggia le arti realizzato su disegno del pittore fiammingo Jan van der Straat (soprannominato lo Stradano).
La sala 3 ospita gli antichi armamenti del gioco del Ponte, armature dismesse dall’armeria dei Medici e modificate: elmi, petti, spallacci, mazzascudi, targoni di legno (XVIII) con i motti dei quartieri.
Nelle sale limitrofe sono invece in mostra i ritratti dei Medici, dei Lorena e dei Savoia, che nel corso del tempo si sono succeduti gli uni con gli altri nel possesso del palazzo. Tra questi dipinti si segnalano il grazioso “Ritratto di Maria Luisa di Borbone”, opera di Vincenzo Giura e proveniente dalla Reggia di Parma e il “Ritratto di Pietro Leopoldo“, sempre del Giura, copia del dipinto di Anton Raphael Mengs esposto al museo El Prado di Madrid.
La seconda collezione del Museo di Palazzo Reale è quella dei modelli dei quadroni: si tratta di dipinti di dimensioni ridotte, ma completi, che costituiscono copie in miniatura di quelli destinati a ornare l’interno della Cattedrale di Santa Maria Assunta dopo l’incendio del 1596. Sono opere (datate tra la fine del XVII e gli inizi del XVIII) che illustrano storie e vicende dei “santi pisani” realizzate dai più noti artisti del tempo che non avevano significativi legami con Firenze…
La terza collezione degli Uffici Pisani è costituita dai lasciti provenienti da collezioni (Ceci) e donazioni private (Passerini, Ciabattini, Upezzinghi e altre) e dalla raccolta Shiff Giorgini. Tra queste si annoverano notevoli opere d’arte come il Miracolo degli Impiccati di Raffaello (proveniente dal Polittico di san Nicola da Tolentino), Madonna con Bambino di Giusto de’ Menabuoi, Rebecca al Pozzo di Rosso Fiorentino, la grande tela “Amor Sacro e Amor Profano” di Guido Reni (un’altra versione del dipinto è esposta alla Galleria Nazionale di Palazzo Spinola a Genova) il Volto di Cristo di Jacopo del Sellaio e il “Busto di un frate” del Bronzino.
L’ampia sala 16 è dedicata alle tele di pittori fiamminghi, italiani ed europei del XVII, XVIII e XIX secolo. Qua è esposta la grande tela “la Kermesse di San Giorgio”, copia coeva o replica autografa, di un dipinto perduto di Pieter Bruegel Il Vecchio (XVII secolo), “Interno di Cucina” di Pieter Aertsen (XVI secolo), “Madonna con Santa Caterina” (XV secolo) di Francesco Raibolini detto Il Francia, “La Sacra Famiglia” di Jan Brugel dei Velluti, e “La Presentazione del disegno di Ecate e Lica” (primi del XIX secolo) e un raro dipinto di Antonio Canova. L’artista aveva, erroneamente, dubbi sulla sua produzione su tela, dipingeva per sé e non mostrava al pubblico le sue opere pittoriche oggi principalmente conservate nel Museo Gipsoteca Canoviana di Possagno.
Le collezioni del palazzo sono poi arricchite dalla gipsoteca di Italo Griselli, e dall’esposizione di medaglie, bronzetti e miniature.
Foto pubblicate per gentile concessione della Soprintendenza BAPSAE di Pisa e Livorno
Museo Nazionale di Palazzo Reale (Uffizi Pisani)
Lungarno Pacinotti, 46
Tel. 050/926539
Web www.sbappsa-pi.beniculturali.it
Accesso disabili: Sì
Ingresso: dalle 9:00-13:00 il sabato e i giorni feriali
(si consiglia caldamente di telefonare per verificare l’apertura del museo)
Chiusura: domenica e giorni festivi
Biglietto: 6 euro; ridotto 3,5 euro per minori da 6 a 18 anni e per adulti oltre 65 anni; 5 euro per soci Coop, possessori di Carta giovani e soci
Nonostante il museo sia situato in una zona dall’aspetto decadente, meritano certamente una visita i tre edifici che ospitano la collezione di circa 2.000 oggetti tra strumenti scientifici, calcolatrici, grandi calcolatori e i primi personal computer.
Al piano terra del primo edificio si trovano gli strumenti di calcolo: oltre a una gigantesca riproduzione del “Compasso Galileiano” si possono ammirare le prime calcolatrici manuali: numerosi abachi, le addizionatrici a cremagliera e quelle a tastiera.
Vi sono poi dei giganteschi computer. Tra questi vale la pena citare il curiosissimo Cray-1: quello che sembra essere un “divanetto” è in realtà la copertura che ospita l’enorme sistema di raffreddamento. Nel 1976 fu istallato nel Laboratorio Nazionale di Los Alamos e aveva al tempo una potenza straordinaria che consentiva di eseguire 160 milioni di operazioni in virgola mobile al secondo.
Nella stessa sala si trovano anche gli enormi Cray T90 (ideato nel 1994 è il primo supercomputer wireless) e nCube2 e il super calcolatore Gamma 3 Bull (1953) che registrava i dati su grandi schede che potevano contenere al massimo 64 comandi.
Al primo piano sono invece in mostra i dispositivi che hanno fatto la storia del personal computer: il portatile Osborne (pesava una ventina di chilogrammo) i computer Mac (il Macintosh portatile) i primi Apple (come l’Apple II e il Plus), i Commodore (il 645, l’8296 e molti altri) e le prime “macchine” di Ibm, Toshiba, Texas Instruments, Amstrad e Atari.
Nel secondo edificio del Museo Nazionale degli strumenti per il calcolo sono in mostra strumenti scientifici esposti all’interno di gigantesche vetrine appoggiate sui banchi in pietra utilizzati per macellare gli animali: cannocchiali, l’apparecchio degli specchietti di Newton per la ricomposizione della luce, la lente divergente, barometri, bilance, bussole e strumenti per la misurazione utilizzati nel campo della meccanica, ottica, elettromagnetismo, astronomia e dell’acustica.
L’ultimo edificio Museo degli strumenti scientifici per il calcolo ospita la CEP, (la Calcolatrice Elettronica Pisana), il primo computer ideato e realizzato (1957) in Italia: un imponente calcolatore costituito da valvole e transistor alto come un frigorifero e grande come un campo da tennis.
La CEP era in grado di eseguire 70.000 addizioni al secondo grazie a una “potentissima” memoria di 8 k. Era operativa 24 ore su 24, e “mangiava” chilometri di nastri di carta.
La Calcolatrice Elettronica Pisana fu costruita in un unico esemplare, utilizzata esclusivamente per calcoli scientifici e al tempo costituiva il sistema di calcolo più potente in Europa.
La creazione della CEP fu suggerita dal premio Nobel Enrico Fermi e fu presentata a Pisa nel 1961 alla presenza del presidente della Repubblica.
Dalla CEP l’Olivetti ricavò le basi progettuali per creare, ancora a Pisa, l’Elea 9003: il primo computer, o meglio il primo calcolatore elettronico per uso commerciale, introdotto sul mercato mondiale.
Sempre nel terzo edificio si trova l’Apparato di Gravità, un macchinario realizzato dal CNR che permette di “verificare” la legge di caduta dei gravi e di come, nel vuoto come, un oggetto pesante (in questo caso una bilia di ferro) e uno leggero (una spugna), se lasciati cadere insieme dall’alto, raggiungono la terra allo stesso tempo.
Lo strumento è composto da due campane: una contenente aria e nella quale “accade” quello verificabile dalla normale esperienza (se si lasciano cadere i due oggetti la bilia tocca terra molto prima della spugna) e l’altra, dalla quale è stata espulsa l’aria, che riproduce le condizioni di vuoto. Gli oggetti lasciati cadere in quest’ultima si “comportano” in modo sorprendente rispetto alla nostra esperienza quotidiana raggiungendo la base della campana allo stesso tempo.
Museo degli strumenti scientifici per il calcolo
Indirizzo via Bonanno Pisano 2/B – Area vecchi Macelli
Telefono 050/2213626
e-mail [email protected]
Web www.fondazionegalileogalilei.it/museo/
Accesso disabili parziale
Orari del Museo (5 maggio – 15 luglio)
9.30-14.00, lunedì, martedì, mercoledì,
9.30-14.00 e 15.30-18.00, giovedì, venerdì, sabato,
chiuso domenica e festivi.
La biglietteria chiude 15 minuti prima della chiusura.
Informazioni: 050 2215212
Visite guidate e laboratori
Si svolgono su prenotazione nell’orario di apertura
del Museo, in gruppi di max 25 persone.
Prenotazioni gruppi, scuole, visite e laboratori:
Francesca Corradi ([email protected])
tel. 050 2213626, lunedì-venerdì, 9-13
Biglietti
2,50 euro, ingresso al Museo
4,00 euro, visita guidata, a persona
5,00 euro, laboratorio didattico, a persona
Visite guidate e laboratori sono gratuiti per gli accompagnatori di gruppi scolastici.
I tre piani di Palazzo Lanfranchi presentano eleganti finestre ornate da timpani triangolari e semicircolari, al pian terreno, e al primo piano e da cornici in pietra, al secondo piano. L’imponente portone è sormontato da un terrazzo con portale sul quale spicca lo stemma marmoreo dei Lanfranchi.
Con i successivi passaggi di proprietà furono apportate alcune modifiche all’interno: in particolare, la ristrutturazione ottocentesca portò all’abbattimento delle due scale seicentesche e alla realizzazione del grande pozzo scale nel centro del Palazzo.
Oggi sono ancora visibili alcune tracce degli edifici più antichi: le superfici di tre pilastri al pian terreno e una parete non intonacata che rivela strutture architettoniche medievali, visibile dal vicolo Lanfranchi.
Ospitato negli ambienti di Palazzo Lanfranchi e nato nel 2007 per volontà del Comune e dell’Università di Pisa, il Museo della Grafica è una delle più importanti raccolte pubbliche di grafica contemporanea, in cui sono confluite le collezioni universitarie del Gabinetto Disegni e Stampe del Dipartimento di Storia delle Arti.
La collezione, iniziata nel 1958 dallo storico dell’arte Carlo Ludovico Ragghianti, include diversi nuclei: le donazioni degli studiosi Sebastiano Timpanaro e Giulio Carlo Argan, donazioni di artisti italiani e stranieri su invito dello stesso Ragghianti (da Bruno Munari, ad Arnaldo e Giò Pomodoro a Pablo Picasso) e raccolte documentarie.
La raccolta Timpanaro è composta da oltre 1000 pezzi tra i quali spicca la sezione otto-novecentesca: le acqueforti di Giovanni Fattori ed Erik Desmazières, le incisioni di Giorgio Morandi, le prove grafiche di Eugenio Montale e disegni e incisioni di Carlo Carrà, Giorgio De Chirico, Lucio Fontana, Renato Guttuso, Mino Maccari, Giacomo Manzù, Marino Marini, Toti Scialoja, Giuseppe Viviani e molti altri.
La donazione Argan è un’altra preziosa parte della collezione e conta oltre 600 tra incisioni e disegni di molti tra i più rappresentativi artisti italiani del secondo Novecento. La parte restante dei reperti esposti nel Museo della grafica proviene dal deposito perpetuo concesso nel 1967 dalla Calcografia Nazionale di Roma, contente un’ampia raccolta di incisioni e repertori di numismatica, statuaria e urbanistica antica e la ricca collezione di documenti di mostre tenute in diverse parti d’Italia dagli anni ‘50 agli anni ’70, che include curiosità come manifesti di contenuto artistico, politico e satirico, biglietti da visita, fotografie e curricula di artisti.
Il Museo della grafica organizza mostre temporanee, visite guidate, workshop e laboratori didattici con le scuole, e cura pubblicazioni tematiche.
Lo sapevate che:
La decorazione trecentesca “con pittura a vaio”, motivo ornamentale comune ad altri illustri palazzi pisani che si affacciano sui Lungarni, ancora oggi visibile su alcune pareti del Palazzo, fu probabilmente commissionata dal lanaiolo pisano Betto Stefani come voluta testimonianza di “status symbol”: era infatti uno stile di pittura che imitava la preziosità della pelliccia.
Foto pubblicate per gentile concessione del Museo della Grafica.
Museo della Grafica
Palazzo Lanfranchi, Lungarno Galilei 9
Tel. 050/2216060 – 050 2216066
e-mail [email protected]
web www.museodellagrafica.unipi.it
Accesso: dal martedì al venerdì, 10:30 – 12:30 ; 16:30 – 18:30;sabato e domenica, 10:30 – 18:30
lunedì chiuso
Accesso disabili consentito
Chiusura: tutti i lunedì, 01/01 (Capodanno), domenica di Pasqua, 02/06 (festa della Repubblica), 09-23/08 (chiusura estiva), 25/12 (chiusura natalizia), 31/12 (San Silvestro)
Biglietto:
Biglietto di ingresso ed Esposizioni temporanee: 3 euro
Biglietto per soci Coop, possessori biglietto ferroviario, membri Conservatorio Puccini, abbonati Rete Toscana Classica: 2 euro
Biglietto gratuito per accedere alla Collezione permanente per Studenti, under 14, over 65, Dipendenti universitari, Dipendenti comunali, Insegnanti, Accompagnatori, Guide turistiche.
Visite guidate (Gruppi fino ad un massimo di 25; Associazioni non pisane): 30 euro
Visite guidate (Scuole). 20 euro
Visite guidate (Associazioni pisane; sabato mattina): Gratuito
Per le scuole scaricare il modulo dal sito web del Museo ed inviarlo o via fax al numero 050 2216065 o via e-mail: [email protected]
Biblioteca e Archivio: accesso su appuntamento contattando il numero 050/2216064
]]>Nei locali dell’ex-monastero delle monache benedettine annesso alla chiesa di San Matteo è allestito il Museo Nazionale di San Matteo, uno dei più rilevanti musei italiani e tra i più importanti al mondo per quanto riguarda la pittura su tavola (dal secolo XI al XV) e la ceramica islamica (X-XII secolo).
Nel corso del tempo le modalità di esposizione delle opere hanno subito vari cambiamenti. L’allestimento attuale prevede che il retro della chiesa di San Matteo sia dedicato alla raccolta di alcune delle sculture degli artisti pisani, mentre il primo piano, che si sviluppa lungo due corridoi paralleli, venga riservato all’esposizione delle ceramiche islamiche, delle pitture dal XII al XV secolo, delle sculture di legno e delle opere dei “Pisano”.
Tra i reperti custoditi al piano terra sono presenti i resti, provenienti dalla chiesa di San Francesco, della tomba dei Conti della Gherardesca (con “Madonna con bambino tra Santi” di Lupo di Francesco, 1326), il gigantesco Cristo Pantocratico (1204) originariamente collocato nella lunetta del portale maggiore di San Michele degli Scalzi e le “Madonna con Bambino” di Giovanni Pisano e Giovanni di Balduccio che ornavano “gli esterni” di Santa Maria della Spina.
Salendo le scale poste a sinistra dopo la biglietteria, si accede alle sale del Museo Nazionale di San Matteo dedicate alle pitture, le stanze che espongono i pezzi forte del museo. Tra le opere del XIV secolo le più note sono “ La Madonna, angeli e musicanti” del Veneziano, il luminoso polittico a sei scomparti (posto più avanti) Polittico di Santa Caterina d’Alessandria di Simone Martini (il più grande realizzato dall’artista senese) e il “Crocefisso della Dogana” di Turino Vanni che conserva la più antica veduta della Torre e del Duomo di Pisa.
Ricca è anche la collezione del XV secolo: accanto ai dipinti di Taddeo di Bartolo, Lippo Memmi, Barnaba di Modena sono disposti, “la Madonna con bambino in trono tra i santi Caterina d’Alessandria, Stefano, Lorenzo e Dorotea” del Ghirlandaio, il San Paolo di Masaccio (quel che resta a Pisa dell’ancona una volta presente nella chiesa di Santa Maria del Carmine), “La Madonna dell’Umiltà” di Gentile da Fabriano, La Madonna con bambino e “il (Cristo) Redentore” di Beato Angelico e “La Crocefissione” di Benozzo Gozzoli.
Proprio nella prima sala è esposta la grandiosa pala d’altare raffigurante “Madonna in trono con angeli e santi” di Niccolò Pisano recentemente restaurata e in origine posta all’interno della chiesa di San Matteo.
Nella sala riservata alle opere dei “Pisano” spicca al centro La Madonna del Latte di Andrea e Nino Pisano realizzata in marmo dorato e policromato, mentre ai lati della stanza sono collocate la statua lignea “Madonna dei Vetturini” di Nino Pisano e “La Madonna col bambino” di Andrea Pisano.
In una delle stanze attigue si trova il “Reliquario di San Rossore”, busto bronzeo realizzato da Donatello che segna un netto passaggio tra la tipizzazione “classica” devozionale e per certi versi stereotipata dei reliquari e quella rivoluzionaria e “umanizzata” adottata dallo scultore fiorentino imperniata su un busto “alla romana” nel quale è tratteggiato il volto espressivo del santo.
L’ultima stanza del corridoio di sinistra è una delle più spettacolari del Museo di san Matteo: nella sala campeggiano infatti varie croci dipinte (alcune anche di dimensioni notevoli): La Croce di Fucecchio di Berlinghiero Berlinghieri (ma “firmata” Berlinghiero Volterrano), “il Cristo Crocefisso” del maestro di San Torpé e le tre (due processionali e una di altare) di Giunta Pisano.
In questa sala e nelle vicinanze si trovano anche il dossale di “San Francesco e i sei miracoli” di Giunta Pisano proveniente dalla chiesa di san Francesco, e varie opere (tra le quali “La Madonna con Bambino e storie di Sant’Anna e San Gioacchino”) del Maestro di San Martino (XIII), considerato come uno dei più importanti, se non il più rilevante, tra i precursori dello stile inaugurato da Cimabue e Giotto.
Foto pubblicate per gentile concessione della Soprintendenza BAPSAE di Pisa e Livorno.
Museo nazionale di san Matteo
Piazza san Matteo in soarta 1
Tel. 050 541865
Accesso disabili Parziale
Ingresso: dal martedì al sabato 8:30-19:30, domenica e festivi 8:30-13:30
Chiusura: lunedì (e 25 dicembre, 1 gennaio e 1 maggio)
Biglietto: 5 euro (ridotto 2,5 euro per docenti statali e giovani dai 18 ai 25 anni). Biglietto gratuito per minori di 18 anni e maggiori di 65 anni.
Biglietto cumulativo (per visita anche al Museo di Palazzo reale: 8 euro (4 euro il ridotto).
Cessata la sua funzione ospedaliera nel 1969, dal 1979 è stato adibito a museo per accogliere le sinopie comparse sotto gli affreschi del Camposanto dopo il loro distacco per il restauro.
Le sinopie sono di grande importanza per più motivi: rivelano i disegni originari degli affreschi, ce ne tramandano molte parti non più conservate (soprattutto a causa del bombardamento del 1944), sono interamente eseguite dai maestri, a differenza degli affreschi che venivano realizzati con l’aiuto degli allievi delle botteghe, e svelano per tanto una grande freschezza espressiva. Al Museo delle sinopie sono esposte opere di Bonamico Buffalmacco, Francesco di Traino, Taddeo Gaddi, Andrea di Bonaiuto, Domenico Veneziano, Spinello Aretino, Piero di Puccio e Benozzo Gozzoli.
Lo sapevate che:
Il termine sinopia deriva da Sinopie, nome della località del Mar Rosso da dove proveniva la terra colore rosso ocra utilizzata per i disegni preparatori degli affreschi.
Foto di Veronica Lorenzetti pubblicate per gentile concessione dell’Opera Primaziale Pisana.
Museo delle Sinopie
Piazza del Duomo 17
Tel. 050/560547
e-mail: [email protected]
Web: www.opapisa.it
Accesso disabili: parziale
Ingresso: 9:30-16:30 da dicembre a gennaio; 9:00-17:00 novembre e febbraio; 8:30-17:30 in marzo; 8:00-19:30 da aprile a settembre; 8:30-19:00 in ottobre.
Chiusura: mai
Biglietto 5 euro. È possibile visitare il museo acquistando i biglietti cumulativi: 6 euro per visitare due monumenti tra Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 8 euro per visitare i quattro monumenti Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 10 euro per visitare i 5 monumenti Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie.
Acquistato nel 1979 dall’Opera del Duomo, dopo il restauro è stato adibito a museo per raccogliere le molte opere provenienti dai monumenti della Piazza: sculture, decorazioni, dipinti, tarsie e arredi liturgici, antichità etrusche, romane ed egizie. Numerose sono le opere d’arte raccolte nel museo. Vi è custodito il Grifone, capolavoro dell’arte ispano moresca (XI secolo), frutto del bottino di guerra di una spedizione contro i saraceni. All’interno del Museo dell’Opera del Duomo si trova la Madonna del colloquio (dall’intensità dello sguardo tra madre e figlio), la più antica delle Madonne scolpita da Giovanni Pisano a fine del Duecento, la Madonna con Bambino in avorio di Giovanni Pisano (1299 ca.), preziosa piccola statua ricavata da una zanna di elefante. Sono inoltre collocate nella sale del museo le “Statue del sepolcro di Arrigo VII“, opera di Tino da Caimano, piccole “Statue” di Nino Pisano, la Croce dei pisani in rame dorato e argento, che secondo la leggenda spronò i pisani durante l’assalto a Gerusalemme nella Prima Crociata e che fa parte del prezioso Tesoro della Cattedrale in cui confluirono anche molti oggetti sacri frutto delle scorribande pisane nel Mediterraneo.
Nel Museo dell’Opera del Duomo sono inoltre presenti tele dal XV al XVIII secolo e reperti romani ed etruschi tra i quali il “Fregio romano con delfini”, in origine nella Basilica neptuni di Roma, modificato e utilizzato come transenna presbiteriale all’interno della Cattedrale di Santa Maria Assunta.
Lo sapevate che:
La “cintola del Duomo” era una lunga striscia di damasco rosso con la quale veniva cinta l’intera Cattedrale nel giorno dell’Assunta: alcune delle decorazioni in argento e pietre preziose che venivano applicate sulla cintola sono conservate al Museo dell’Opera del Duomo.
Foto di Veronica Lorenzetti pubblicate per gentile concessione dell’Opera Primaziale Pisana.
Museo dell’Opera del Duomo
Piazza Arcivescovado 6
Tel. 050/835011
e-mail: [email protected]
Web: www.opapisa.it
Accesso disabili: parziale
Ingresso: da dicembre a gennaio 9:30-16:30; novembre e febbraio 9:00-17:00; in marzo 8:30-17:30; da aprile a settembre 8:00-19:30; in ottobre 8:30-19:00.
Chiusura: mai
Biglietto 5 euro. È possibile visitare il museo acquistando i biglietti cumulativi: 6 euro per visitare due monumenti tra Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 8 euro per visitare i quattro monumenti Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie; 10 euro per visitare i 5 monumenti Cattedrale, Battistero, Camposanto Monumentale, Museo dell’Opera, Museo delle Sinopie.
L’ultima prevede che l’ala sinistra della Certosa sia destinata all’imponente collezione zoologica (più di 300.000 reperti) che annovera una moltitudine di animali imbalsamati nel XIX secolo tra mammiferi (leoni, orsi, cervi e molti altri), rettili (coccodrilli e serpenti vari) e anfibi oltre a scheletri, ossa, organi interni, e alle imponenti zanne dell’Elephans Antiquus, l’antenato del Mammuth.
Il fiore all’occhiello del Museo di Storia Naturale del Territorio è la suggestiva galleria dei cetacei lungo la quale sono esposti 24 scheletri di balene. Dopo quella del Museo di Scienze Naturali di Londra è la collezione cetologica più importante d’Europa. Davvero mastodontici sono gli scheletri di Balenottera Azzurra (22,2 metri di lunghezza), della Balenottera comune (20,5 metri) e quello di Megattera (16,60 metri). “Curiosi” sono inoltre quello del Narvalo (4,32 metri) che sfoggia un dente (chiamato volgarmente corno) di 178 centimetri e quello, massiccio e compatto, del capodoglio (12,57 metri).
Da un altro ingresso nel cortile si accede alle sale dell’evoluzione dei monti pisani che attraverso plastici ed effetti audio illustrano appunto l’evoluzione (negli ultimi 500 milioni di anni) del territorio dove sorgono i Monti Pisani indotta dal movimento dei continenti e dall’evoluzione della vita.
Nella prima stanza si viene catapultati all’epoca (300 milioni di anni fa) nella quale il territorio nel quale sorgeranno i Monti Pisani si trovava all’altezza dell’equatore: si entra così in una foresta “di felci e di piante che non esistono più come le sigillarie e gli altissimi lepidodendri che arrivavano a un’altezza di 40 metri. La seconda stanza offre una riproduzione di quando (circa 200 milioni di anni fa) i Monti Pisani erano collocati ai tropici: la foresta è scomparsa e al suo posto c’è un deserto popolato dai primi rettili: i dinosauri.
Nell’ultima stanza uno spettacolare plastico riproduce la fauna marina che abitava nel mare (che sarebbe diventato il Mar Tirreno) alle pendici dei Monti Pisani: un enorme squalo (antenato del mako attuale) attacca un delfino.
Alcuni display posizionati lungo il corridoio e nelle sale forniscono una serie di informazioni supplementari ai visitatori.
Recentemente è stata inaugurata la sala dei archeoceti che illustra lo sviluppo di questi animali: il trait d’union tra i cetacei (delfini e balene) e i loro antenati a quattro zampe che vivevano nella terra ferma.
All’esterno ma sempre nel cortile interno della Certosa sono collocate le riproduzioni (a grandezza naturale) di due scheletri di dinosauri, mentre nella parete limitrofa un plastico mostra i dinosauri “in carne e ossa” nella loro vita quotidiana: deporre le uova, prendersi cura dei piccoli e difenderli dai predatori. Nelle cantine della Certosa è allestito un piccolo acquario con una dozzina di vasche per pesci d’acqua dolce.
Foto pubblicate per gentile concessione del Museo di Storia Naturale e del Territorio.
Museo di Storia Naturale e del territorio
Via Roma 79 Calci (Pi)
Tel. 050/2212990 o 050/2212970
Web: www.msn.unipi.it
Accesso disabili: No
Ingresso: da ottobre a febbraio dal lunedì al venerdì 9:00-14:00, sabato: 9:00-18:00 domenica e festivi 10:00-19:00; da marzo a settembre dal lunedì al venerdì 9:00-17:00, sabato 9:00-18:00, domenica 10:00-19:00
Chiusura: 25 dicembre e 1 gennaio
Biglietto: 7 euro; ridotto 3,5 euro per minori da 6 a 18 anni e per adulti oltre 65 anni; 5 euro per soci Coop, possessori di Carta giovani e soci Edumusei