Con l’istituzione della Magistratura dei Consoli del Mare da parte di Lorenzo il Magnifico nel 1475 e l’ulteriore riforma di Cosimo de’ Medici nel 1547, in piena epoca di dominazione fiorentina su Pisa, fu fatto costruire in via San Martino (ancora oggi l’ingresso ufficiale) l’attuale palazzo per ospitare questo nuovo istituto che aveva la finalità di amministrare la giustizia mercantile e regolare i fossi e gli scoli d’acque nella pianura pisana, funzione che ancora oggi ricopre il Consorzio Fiumi e Fossi. Da allora il palazzo è stato più volte ristrutturato e soltanto recentemente sono iniziati dei lavori graduali di recupero della struttura e decorazioni originarie, in molte parti alterate o ricoperte da interventi più tardi. La stessa facciata di via San Martino venne rifatta nel secolo XVI sulla base, probabilmente (ma non ci sono prove certe), di un disegno di Michelangelo. Osservando con attenzione la facciata si distinguono delle differenze (cornicioni ad altezze diverse, variazioni di sagoma e dimensioni delle finestre) che dimostrano come l’edificio sia stato costruito su due diversi palazzi preesistenti, secondo una diffusa pratica costruttiva cinquecentesca a Pisa, la cui prevalenza di edifici erano case-torri affiancate l’una all’altra.
All’interno del palazzo sono conservati maestosi e affascinanti affreschi che risalgono ai secoli XVI e XVII, attribuiti ad A. Ghirlanda, S. Marucelli e B. Poccetti: al piano terra si trova la Sala delle ninfe con un’ampia volta affreschi plastici a soggetto mitologico, il cui disegno pare ancora una volta attribuito a Michelangelo. Passando dalle scale ricoperte da splendide decorazioni a grottesche, rare per il loro stile, si arriva al primo piano dove sorprende l’ancora più maestosa volta del Salone, con mirabili affreschi sul mito di Diana e Atteone e di Amore e Psiche, sulle fatiche di Ercole e altre divinità. Il Palazzo dei Consoli del Mare è aperto negli orari di ufficio del Consorzio e accoglie i visitatori in occasioni di mostre e attività e in occasione di ricorrenze particolari, come le giornate FAI di primavera.
Per informazioni:
Consorzio Fiume e Fossi
Via San Martino 60, Pisa
Tel. 050 505411
E-mail: [email protected]
Web: www.ufficiofiumiefossi.it
All’interno della Villa si trova la cappella gentilizia La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo (originariamente consacrata a Santo Stefano).
La Chiesa sembra essere stata edificata sopra un antico tempio romano, che gli etruschi dedicarono alla Bona Dea o Grande Madre, divinità delle acque. All’interno del parco di Corliano si trova infatti la fonte “del fico grosso”, detta anche “del latte”, alle cui acque era attribuita la proprietà di far tornare il latte alle puerpere che lo hanno perduto. Le fondamenta e alcune caratteristiche protoromaniche (come le 4 monofore sui lati) farebbero risalire l’origine dell’edificio come cappella della vicina Pieve di San Marco a Rigoli, attestata già nel 922. Durante il Quattrocento la cappella diventò oratorio della Compagnia del Santissimo Sacramento e nel 1596 venne acquistata da Pietro di Niccolao della Seta, che la consacrò a San Pietro (la consacrazione ai Santi Pietro e Paolo avvenne nel 1859). Alla fine del Settecento furono eseguiti restauri e modifiche alla chiesa: la parte sotto il livello del terreno fu adibita a sepolcreto di famiglia, fu acquistato l’altare dalla Chiesa di San Torpè a Pisa e venne fatta affrescare la volta al pittore pisano Nicola Matraini (autore anche degli affreschi della Farmacia nella Certosa di Calci).
L’ingresso principale si affaccia sulla strada statale e un accesso privato dal parco conduce nel vestibolo, adiacente all’abside. La facciata a capanna presenta un corpo centrale delimitato da semipilastri e due ali laterali sovrastate da volute, sulle quali sono posti due coppi in terracotta. Sopra il semplice portale si trova lo stemma affrescato della famiglia Venerosi Della Seta. La chiesa ha un’unica navata con abside e un campanile a vela posto sul tetto a capanna. L’interno è impreziosito da motivi decorativi e affreschi raffiguranti figure allegoriche della storia sacra. Nella chiesa erano conservati un’antica reliquia di Santo Stefano e una grande pala di Domenico Cresti (detto il Passignano), raffigurante una Madonna col Bambino e i Santi Pietro, Jacopo, Anna e Caterina.
La chiesa è ancora oggi consacrata per cerimonie religiose di rito sia cristiano sia ortodosso. La Villa offre servizi per matrimoni e ricevimenti e organizza visite guidate su appuntamento (gruppi a partire da 5 persone, chiusura nel mese di Novembre).
La Villa di Corliano merita anche una visita per lo splendido parco ricco di monumentali piante secolari. Il Parco e la Villa di Corliano fanno parte del percorso regionale “Dimore e giardini storici privati visitabili in Toscana” sviluppato in collaborazione tra l’ADSI (Associazione Dimore Storiche Italiane) e la Regione Toscana. Il Parco è visitabile tutti i giorni, previo appuntamento con il custode, dalle ore 15:00 alle 19:00. Prezzo della visita guidata è 5 euro (gratuito per bambini fino a 6 anni). Da questo link è scaricabile la mappa degli alberi “monumentali”.
Informazioni
Villa di Corliano
Statale Abetone 50 Rigoli, San Giuliano Terme (Pisa)
Tel. 050 818193 Cell. 347 9067286
e-mail [email protected]
web www.villacorliano.it
La Leopolda era una delle stazioni della tratta ferroviaria realizzata dai Lorena nel 1844 per collegare il porto di Livorno a Pisa e a Firenze: è una delle più antiche linee ferroviarie al mondo ed è la terza costruita nel territorio italiano (la prima è del 1839 e collegava Napoli a Portici).
Con l’unità d’Italia e la costruzione della “ferrovia tirrenica”, la ferrovia Lepolda perse la sua importanza fino ad essere in gran parte smantellata.
Dal 1929 la Lepolda ha ospitato il mercato ortofrutticolo e in seguito al trasferimento dello stesso in altra sede, su iniziativa di alcune associazioni e del comune dal 2002 lo spazio è stato adibito a “location” di mostre, rassegne e spettacoli gestito dall’associazione Casa della città Leopolda.
Nei locali della Leopolda si trovano anche una ludoteca, una sola prove, una fumettoteca (intitolata a Jack Kirby il disegnatore che ha creato i Fantastici Quattro, Thor, Iron Man, Pantera Nera, Hulk e gli X-Men) e un centro multimediale.
Foto pubblicata per gentile concessione della Casa della città Lepolda.
La Stazione Leopolda
Casa della Città Leopolda (La Leopolda)
Piazza Guerrazzi, 56125 Pisa
tel.: 050.21531
e-mail [email protected]
web ww.leopolda.it
Palazzo degli Astai spicca per la sua facciata in terracotta una delle più antiche residenze gentilizie cittadine: chiamato anche Palazzo Agostini Venerosi Pesciolini della Seta (dal casato degli Agostini, commercianti di seta, che lo acquistarono nel 1496), o Palazzo degli Astai (dal primo casato proprietario), è noto anche come Palazzo dell’Ussero o Palazzo Rosso.
Il Palazzo dell’Ussero è l’unico esemplare conservato dei molti edifici pisani in cotto e uno dei principali esempi di architettura gotica civile in Toscana. Fu costruito tra il XVI e XV secolo su tre più antiche case torri, riunite in un unico corpo finemente decorato: i due ordini di bifore e trifore sono nello stile tardo gotico in voga nel primo Rinascimento e la facciata, che pende oggi sul lato destro a causa di cedimenti del terreno in prossimità dell’Arno, è impreziosita da una ricca decorazione merlettata in terracotta con motivi “fitomorfi” e antropomorfi e simboli araldici.
Al piano terreno ha sede dal 1775 il celebre Caffè dell’Ussero, ritrovo di patrioti, studenti e intellettuali, frequentato da illustri personaggi tra i quali Shelley, Byron, Alfieri, Mazzini, Carducci, Fucini, Gentile, Marinetti, ancora oggi un accogliente caffè in cui sono esposti ritratti e ricordi dei suoi celebri frequentatori.Il retro del Palazzo ospita dal 1899 il Cinema Lumière, uno dei più antichi cinema italiani: più volte ristrutturato, era stato riaperto nel 2004 ma recentemente la “sala” è stata chiusa a causa della spietata concorrenza delle multisale.
Palazzo Agostini Venerosi Pesciolini della Seta o Palazzo degli Astai (o Palazzo dell’Ussero)
Lungarno Pacinotti 26
Palazzo Lanfreducci, detto “alla giornata” per l’enigmatico motto scolpito sopra l’architrave del portone, spicca sul Lungarno Pacinotti per l’eleganza della solenne facciata seicentesca in pietra verrucana e marmo di Carrara. Dal 1979 è sede del Rettorato dell’Università di Pisa.
Fu Battista Lanfreducci, esponente dell’antica famiglia pisana il cui stemma campeggia sulla facciata, a volere riunire in un maestoso palazzo più edifici di famiglia, inclusa la chiesa di San Biagio alle Catene che si trovava sul retro. La costruzione fu realizzata tra il 1594 e i primi anni del Seicento dall’architetto Cosimo Pugliani ed è legata a un altro membro della famiglia, al quale si deve anche l’alone di mistero che avvolge il palazzo: il cavaliere di Malta Fra’ Francesco Lanfreducci, catturato dai Turchi nell’assedio di Malta del 1565 e tenuto prigioniero ad Algeri per 6 anni, poi liberato dalla famiglia in seguito al pagamento riscatto.
Secondo la leggenda, il motto “alla giornata”, variante del latino “carpe diem”, sarebbe frutto di un voto espresso durante la prigionia, a testimoniare la precarietà della vita terrena. Per gli storici il motto alluderebbe invece a un’impresa del cavaliere pisano: la “giornata” era all’epoca la battaglia finale in campo aperto. Il termine potrebbe anche avere un significato iniziatico, legato all’Ordine dei Cavalieri di Malta.
Fra’ Francesco fece scolpire lo stesso motto su tutti i suoi palazzi a Malta, insieme con un altro simbolo della prigionia o dell’impresa: tre anelli di catena, che troviamo anche sopra l’ingresso principale del palazzo pisano. Estinta la Famiglia Lanfreducci, a metà del XVIII Secolo il Palazzo passò ai Lanfranchi e ai loro successori.
La Torre dei Lanfreducci, sul retro del palazzo, è una delle torri medievali meglio conservate di Pisa: a pianta rettangolare con sette piani, ha una parte bassa più antica (XII secolo) in pietra verrucana e una parte alta più tarda (XIV secolo), in terracotta. All’interno si trovano un pregevole affresco di Giovanni Battista Tempesti (l’Allegoria della Primavera, 1756) e una piccola ma preziosa collezione di strumenti scientifici, tra i quali quattro globi terrestri e celesti tardo seicenteschi e un barometro a quadrante della metà del secolo XVIII.
Lo sapevate che:
Secondo un’interpretazione tra storia e leggenda la catena e il motto “alla giornata” costituirebbero in effetti un ex-voto fatto da un cavaliere, probabilmente lo stesso Fra’ Francesco, catturato insieme all’equipaggio della sua nave dai saraceni al saldo dell’impero ottomano e poi imprigionato ad Algeri. Il cavaliere fu così affidato come schiavo al braccio destro del Bey di Algeri (il “vassallo” del sultano turco ad Algeri). L’uomo apprezzava le abilità militari e l’intelligenza del cavaliere e non chiese alcun riscatto, ma cercò di fargli rinnegare la fede e abbracciare la causa turca.
Il cavaliere rifiutò e per questo la sua prigionia divenne ancora più dura. Un giorno il padrone notò con quanto rigore il cavaliere osservasse il digiuno “magro” del venerdì e tra l’ammirato e l’adirato gli disse: «giuro che ti libererò il venerdì nel quale mangerai a crepapelle e di grasso».
Passò molto tempo finché un giorno di venerdì il cavaliere chiese un pranzo a base di carne. Credendo che finalmente avesse rinnegato la sua fede, il padrone liberò il cavaliere non sapendo che quel venerdì, che cadeva proprio nel giorno di Natale, il mancato rispetto del digiuno era ammesso. Da qui il motto alla giornata e la catena appesa al palazzo che ricordano la liberazione dalla prigionia…
Palazzo alla Giornata
Lungarno Antonio Pacinotti, 43
Palazzo Toscanelli è un edificio cinquecentesco dalla signorile facciata bianca con portale a bugnato di marmo, fatto costruire dalla famiglia Lanfranchi: secondo la tradizione il disegno fu affidato a Michelangelo ma la verità storica sembra negarlo. A Palazzo Toscanelli soggiornò nel 1821-1822 il poeta inglese George Byron (1788-1824), che qui scrisse alcune delle sue ultime opere. Molti sono gli aneddoti sulla permanenza pisana dello scrittore: si racconta che usasse salire le scale esterne del palazzo a cavallo e che amasse trascorrere molto tempo negli scantinati del palazzo, che gli sembravano segrete medievali, traendone ispirazione per le sue composizioni romantiche.
Nel Palazzo ha oggi sede l’Archivio di Stato, in cui sono custodite pergamene e atti cartacei sulla città di Pisa provenienti dagli archivi delle principali istituzioni civili e religiose cittadine e di molte famiglie nobili. Tra i documenti di grande valore storico è il diploma di pergamena con bolla aurea del 17 Aprile 1165 con il quale Federico Barbarossa concesse ai Pisani il Feudo di Sardegna. La Biblioteca dell’Archivio raccoglie circa 22.000 libri e documenti di storia pisana.
Lo sapevate che…
George Byron ebbe un litigio con un sottufficiale dei Cacciatori toscani (soldati a cavallo) e lo fece malmenare dai suoi servitori: quando i colleghi dell’ufficiale accorsero per vendicarlo, il poeta si asseragliò nel Palazzo e minacciò gli aggressori con due cannoncini posti davanti al portone. Alla fine il Lord presentò le sue scuse e il diverbio fu risolto pacificamente.
Palazzo Toscanelli (oggi Archivio di Stato)
Lungarno Mediceo 30
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Al civico n. 16 si trova il secentesco Palazzo Roncioni, dove soggiornarono Vittorio Alfieri (che vi recitò la sua tragedia “Saul”), la scrittrice francese Madame de Stäel e Ugo Foscolo, che qui si innamorò della giovane Isabella Roncioni e la delusione amorosa che ne ricevette ispirò il suo libro “Ultime lettere di Iacopo Ortis”.
Nel 1879 Palazzo Roncioni fu sede di riunioni clandestine dei mazziniani. Il cortile interno con portico ad archi è affrescato con motivi floreali in stile secentesco. Palazzo Roncioni è l’unica residenza sui Lungarni del quale si conserva ancora lo scalo sul fiume, con scalinata di accesso all’argine.
Palazzo Roncioni
Lungarno Mediceo 16
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È il risultato della riqualificazione di un’area molto danneggiata dalla seconda guerra mondiale che ingloba parti di resti medievali del XIII secolo, l’abside della Chiesa e corpi di nuova costruzione.
La particolarità del complesso è l’originale innesto di nuove architetture sull’antico tessuto medievale ancora visibile, con suggestivi giochi di prospettiva e trasparenze in mattoni rossi, ferro, vetro e larice, secondo un progetto, realizzato dall’architetto Massimo Carmassi, noto in tutto il mondo per il suo valore architettonico.
Eppure la Mattonaia versa oggi in stato di grave degrado e abbandono, in seguito a una storia travagliata che non vede epilogo: i lavori di riqualificazione destinati alla realizzazione di case popolari non furono mai terminati (1985-2002) e la Mattonaia divenne presto ricettacolo di traffici illeciti e atti vandalici, occupazioni e sgomberi. Dopo vari tentativi di acquisto (Università, cordate di privati) e due aste andate deserte, il Comune ha recentemente deciso che la Mattonaia non si venderà più ma sarà ceduta a chi realizzerà la riqualificazione di via Pietrasantina, dei Lungarni Mediceo e Pacinotti e della piazzetta della stessa Mattonaia.
La mattonaia comprende 11 unità immobiliari a destinazione abitativa e 7 fondi a destinazione commerciale. Ospita all’interno un’ampia piazza a destinazione pubblica che è anche l’unica via di accesso alla cripta della Chiesa di San Michele in Borgo, per adesso chiusa al pubblico. I cittadini aspettano da anni che quest’area del centro storico sia definitivamente risanata e restituita alla città.
]]>Il settecentesco palazzo delle Terme è stato edificato su progetto di Ignazio Pellegrini (1742) per fungere da residenza estiva per il Granduca di Toscana Francesco di Lorena ma nel corso del tempo è divenuto la struttura di accoglienza per il centro termale.
Il centro termale ha origine antichissime: è infatti ricordato da Plinio il Vecchio. Ebbe poi un lungo periodo di decadenza fino a assurgere a nuovo splendore nel XVIII secolo.
Oggi le Terme di san Giuliano sono gestite da una società che ha in prevalenza capitale privato e sono accessibili dalla struttura Bagni di Pisa Natural Spa Resort contigua al palazzo.
Dietro il palazzo delle Terme, un sentiero attraversa il parco degli ulivi e conduce fino al “Kafé Haus” una curiosa struttura posta alle pendici del monte frequentata nel passato da nobili, artisti e poeti che soggiornavano alle terme: ha una base rettangolare lungo il cui perimetro si innalzano dieci pilastri che formano otto archi. Dal “Kafé Haus”si gode di uno splendido panorama della pianura pisana.
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