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Pasta e avanzi con Francesco Leineri


di Lorenzo Cavalca

Francesco Leineri

Francesco Leineri al Leningrad Cafè il 14 dicembre (foto di Carlotta Mazzoncini)

Il 14 Dicembre il Leningrad Café ospita il concerto (a ingresso gratuito) di uno dei giovani artisti più promettenti, per l’originalità e la cifra stilistica della sua proposta, del panorama musicale italiano: Francesco Leineri.  Pianista di formazione classica, Leineri ha l’abilità di mescolare il linguaggio del teatro con quello della musica (classica ma non solo) aggiungendo un “corposo” pizzico di improvvisazione e sana irriverenza musicale. Dopo aver girato l’Italia con Tirez sur le Pianiste, Leineri porta in scena a Pisa “Piano solo Pasta.Avanzi.” esibizione musicale incentrata sulla vicinanza del rapporto artista-pubblico e sull’equilibrio tra improvvisazione e musica scritta.  LaKinzica ha intercettato prima del concerto Francesco Leineri che si è prestato volentieri al fuoco di fila di domande che gli abbiamo proposto.

Che caratteristiche ha lo spettacolo “Piano solo Pasta.Avanzi.” che proporrai al Leningrad Café?
«Non amo molto definire i miei lavori come “spettacoli”, specialmente quest’ultimo che si presenta, rispetto al precedente, molto più “concertistico”. Ho coniato il termine concert-in-spettacolo proprio per evitare particolari settorializzazioni che non fanno altro che penalizzare il prodotto finito. “Pasta e avanzi.” è fondamentalmente un gioco di parole che sta dietro a “Basta e avanza”, che mira a descrivere due principali questioni. La prima riguarda la mia reazione alla Quantità, al materiale che spesso, facendo questo mestiere e imparando a farlo, mi si presenta in proporzioni esorbitanti sulla carta pentagrammata. È una quantità che poi, come quando si fa la pasta in casa, produce degli scarti che non sono poi così poco importanti. La seconda riguarda la dimensione “casalinga”, a me molto cara, che cerco di riproporre nei concerti: cercare fondamentalmente di abbattere la quarta parete (non solo fisica ma anche sonora) che sta fra me e chi mi ascolta. Ho cercato con questo lavoro di essere il più naturale possibile, lavorando principalmente su una sottospecie di “flusso di coscienza” musicale nel quale ho completamente carta bianca di fronte agli 88 tasti. Uno degli scopi che mi prefiggo in questo lavoro è quello di cercare una via di mezzo tra improvvisazione e musica scritta, senza considerarsi troppo o svalutarsi: senza troppe pretese. Come quando sono con un amico a casa e ho voglia di fargli sentire un’ ultima cosa che ho scritto.»

Quali sono i punti di contatto e le differenze tra “Piano solo Pasta.Avanzi.” e “Tirez sur le Pianiste” che hai portato in giro per l’Italia questa estate?
«“Tirez sur le pianiste” è un lavoro concepito in maniera più “teatrale”. Recito, ho una scenografia e dei costumi che ha splendidamente curato Maria Elisabetta Mortelliti, interagisco con dei suoni che provengono dalla cabina regia. Lavoro tanto sul corpo e sulla voce quanto sulla musica, che in quest’ultimo lavoro è più presente. “Tirez sur le pianiste”  non è un fermo immagine come “Piano, solo. Pasta e avanzi”, ma racconta una storia ben precisa: ha un inizio, uno sviluppo e una fine. Un uomo è chiuso in sé stesso e nella sua vita, intrappolato dai problemi che lui stesso si è creato. Soltanto alla fine si rende conto che il vero dono che ha non è il suo piccolo mondo, ma quello enorme che sta al di fuori. Se “Tirez sur le pianiste” esalta la gioia della crisi in maniera angosciante e asfissiante, “Piano, solo. Pasta e avanzi.” ne esalta il lato più divertente: immergersi completamente in un oceano di musica. Basta che funzioni

La tua proposta musicale e i tuoi spettacoli sembrano essere un melting pot di generi, influenze, linguaggi (musica, teatro, cantastorie). Da dove nasce questa voglia di contaminazione e di esplerazione?
«Parlare di “contaminazione” forse è una parola grossa. Mi piace fare di tutto per potere trasmettere qualcosa, nella maniera più vera e sincera. Di conseguenza non mi faccio scrupoli nel fare ciò che mi va. Se serve di più a comunicare qualcosa che voglio dire, non vedo perchè non dovrei farlo. La vera mia esigenza nasce dal bisogno di essere compreso a pieno, e di potere fare immedesimare al massimo lo spettatore e l’ascoltatore.»

Quanto è catartico raccontare in forma musicale e teatrale la propria attività di musicista e i problemi, dubbi e incertezze che si incontrano nel compiere il proprio percorso artistico?
«Beh mettere in gioco sé stessi è sempre catartico. È fondamentale. Per capire in che punto del proprio percorso e della propria formazione musicale ci troviamo, l’unico modo è produrre e lavorare. Le risposte a questo tipo di domande sono sempre ed esclusivamente pratiche, concrete…almeno a mio parere. E devo ammettere che mi ha sempre giovato mettere nero su bianco, condividere veramente.»

Quali sono i riferimenti in ambito musicale e teatrale che ti hanno orientato nel delineare la tua proposta artistico-musicale?
«Non ho particolari riferimenti musicali, quantomeno teatrali: mi piacciono molto tante e svariate cose. Certo, la mia formazione è prettamente accademica, studio ancora Composizione al Conservatorio Santa Cecilia di Roma: una formazione fatta di lacrime e sangue, ma anche di tantissimi momenti belli e soddisfacenti. Sicuramente per il pianoforte, che continuo a coltivare come una palestra musicale e come un’isola felice nella quale rifugiarmi nei momenti più bui, mi piacciono molto quei pianisti che quando suonano evitano di compiacersi e di compiacere necessariamente qualcuno. Come direbbe Luca Flores “mi piacciono tutti quei musicisti che suonano ogni nota come se fosse l’ultima”.»

Hai in programma album e cd in uscita? Quali sono i tuoi progetti futuri?
«L’ultimo lavoro di mia composizione che ho inciso su disco è una Fantasia in tre movimenti per pianoforte, contrabbasso, violoncello e clarinetto. Mi è stata commissionata ed è stata prodotta da tre attori romani, per il cui spettacolo, basato su una riscrittura del Piccolo Principe di Antoine de Saint Exupery, è servita la mia musica. Ho lavorato con degli interpreti fantastici che hanno capito subito ciò che volevo dire con quelle note. E scrivere musica per il teatro mi ha sempre interessato, specialmente quando ho a che fare con donne e uomini veri e autentici. Per il momento finisco questa piccola tournèe…per il resto preferisco aspettare che l’aria cambi un po’. Ho in programma il debutto di un nuovo concert-in-spettacolo per Aprile. Tutto è ancora in fase di lavorazione, quindi mi avvalgo dell’utilissima facoltà di non rispondere…torno sempre a casa molto ispirato e con tantissima voglia di fare, dopo questi piccoli giri in Italia.»

 

Francesco Leineri in “Piano solo Pasta.Avanzi” -14 Dicembre Leningrad Café


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