di Elena Di Stefano
Ormai più che noto al pubblico pisano e sempre più amato dai lettori di tutta Italia, Marco Malvaldi ha presentato il 13 Gennaio alla Libreria Feltrinelli il suo ultimo libro fresco di stampa: La carta più alta, quarta perla della ormai celebre serie di gialli dei vecchietti del Bar Lume (edizioni Sellerio). La Kinzica ha partecipato all’incontro e ha posto alcune domande all’autore.
Pisano, classe 74, chimico di professione e scrittore per passione, Marco Malvaldi è quanto di più lontano dal cliché dello scrittore tormentato e introverso: autoironico e sorridente, dopo le prime battute introduce affabilmente il numeroso pubblico alla sua dimensione familiare e domestica, che è alle origini della sua accattivante creatività. Uno dei più simpatici personaggi della combriccola del Bar Lume, Ampelio, non è altri che la versione letteraria dell’amato nonno dell’autore, personaggio tanto originale e schietto come il suo alter ego sulla carta. I seguaci di Malvaldi sanno già che la località Pineta è una variazione su tema a metà tra Marina di Pisa e Tirrenia e che il protagonista dei tre (adesso quattro) gialli del Bar Lume, Massimo il barista, è la copia (con licenza poetica) di un vero barista di Tirrenia. Come nella sua versione reale, anche Massimo tiene sempre vicino alla cassa un mazzo di carte con il quale giocarsi la bevuta con il cliente: se vince il cliente, non paga, ma se vince il barista, il cliente paga il doppio. Massimo è anche l’opposto dell’autore: “è il mio sfogo personale del mondo: faccio fare a Massimo tutto quello che io non posso fare“.
In cosa si distingue questo quarto giallo della serie del Bar Lume dai tre precedenti?
«Nei tre precedenti libri della serie, la trama era abbastanza secondaria (parto sempre dai personaggi e la storia nasce per dare un filo conduttore alla narrazione). Nel nuovo libro invece la trama ha un’altra natura, potrei dire che sarà molto più difficile trovare l’assassino. Ho provato a scrivere una storia che forse intrigherà anche i giallisti più incalliti. E poi mi mancava troppo Tiziana, il mio sogno trasfigurato di donna dai capelli rossi con la quarta di reggiseno: dopo averla licenziata ho deciso di riassumerla.»
Come nascono i tuoi libri? Vengono prima i personaggi o la storia? Oppure inizi da alcune battute o situazioni?
«Molte delle battute sono prese dalla realtà, come per esempio quelle di mio nonno. Altre me le invento, immaginando cosa direbbero dei personaggi simili. In ogni caso per prima cosa nascono i personaggi e dopo arriva la storia. La storia alla fine è una specie di bugia letteraria e complicata.»
Hai un metodo di scrittura?
«Non ho nessun metodo di scrittura. Una volta scrivevo i sabati mattina presto mentre mia moglie dormiva ma da quando abbiamo un bambino piccolo è diverso. In genere per prima cosa consulto alcuni amici sull’idea del libro. Dopo metto giù qualcosa, quindi mi fermo e lascio che sedimentino e si selezionino le idee e i materiali. E dopo ancora mi metto a scrivere e di solito mentre scrivo mi diverto molto, rido speso di quello che vado scrivendo, per me è molto importante: per prima cosa voglio divertirmi e poi penso che se a me diverte, può divertire anche i lettori. Scrivo sempre e solo al computer, ormai abbiamo perso l’abitudine a scrivere a mano.»
Come è nato il tuo incontro con la casa editrice Sellerio?
«Per pura fortuna! Il mio primo manoscritto l’avevo mandato a molte case editrici e l’unica ad avermi risposto è stata Sellerio. Erano interessati e i rapporti sono sempre stati ottimi. Mi lasciano libero, non mi hanno mai messo pressione, tempi o condizioni rigide. Per esempio, mi hanno dato carta libera con Odore di chiuso, il giallo che ho voluto scrivere per fare una cosa diversa dal filone del Bar Lume. L’unico invito che Sellerio mi ha posto è di scrivere libri più corposi ma finora non ho voluto, perché quanto meno i miei libri, essendo compatti, si leggono bene e si finiscono sempre. E’ un po’ come Rossini, che per le sue composizioni musicali diceva che non essendo troppo lunghe non rischiavano di annoiare.»
Hai mai pensato, come è accaduto con Camilleri, di portare le tue storie al cinema o in televisione?
(ndr Marco preferisce rispondere bonariamente con un gesto esaustivo: le corna scaramantiche.)
Se dovessi scegliere, quale dei tuoi libri porteresti sugli schermi?
(ndr Marco preferisce ribadire il gesto esaustivo.)
Qual è il tuo libro che ami di più?
«Il primo, La briscola in cinque, per quello che rappresenta e perché è ancora il migliore in quanto il più fresco. Per quanto anche quest’ultimo…»
Gli appassionati che hanno fatto la fila per l’autografo si saranno già tuffati nella nuova avventura del Bar Lume, tra una partita di carte e un buon caffè…
Marco Malvaldi
“La carta più alta”
Sellerio editore Palermo
13 Euro
Dello stesso autore, per Sellerio editore Palermo
“La briscola in cinque”
“Il gioco delle tre carte”
“Il re dei giochi”
“Odore di chiuso”
e
“Scacco alla torre”, Felici Editore