Oggi è un giorno triste per la divulgazione scientifica in Italia: la scorsa notte un incendio, la cui origine non è ancora stata accertata, ha mandato in fumo la Città della Scienza di Napoli a Bagnoli. D’altro canto segnaliamo l’omaggio che Google Europe ha fatto lo scorso venerdì alla scienza italiana, dedicando un post del proprio blog a quello che definisce “il primo computer italiano”, la Macchina Ridotta, entrata in funzione a metà del 1957. Fu proprio il primo marzo 1958, 55 anni fa, che venne pubblicato il manuale del primo calcolatore progettato e realizzato in Italia all’Università di Pisa, in gran parte grazie al lavoro della Dottoressa Elisabetta Abate, una delle prime donne italiane dell’informatica.
Grazie al progetto HMR “Hackerando la Macchina Ridotta” del Dipartimento di Informatica dell’Università di Pisa, è stato possibile condurre un lavoro di “archeologia informatica” e ricostruire almeno virtualmente il primo computer italiano. La Macchina Ridotta, infatti, venne infatti smantellata e alcune sue parti vennero riutilizzate per costruire la CEP (Calcolatrice Elettronica Pisana) del 1961. Nei pochi mesi di funzionamento la Macchina Ridotta operò per 150 ore, facendo calcoli per vari dipartimenti dell’Università. Venne usata per effettuale calcoli necessari allo studio della struttura dei cristalli, e per studi atomici dell’istituto di Chimica Fisica.
Sempre in tema di ricostruzione storica di un periodo molto florido per l’industria tecnologica italiana, segnaliamo l’incontro del 7 marzo ore 17e30 che si terrà al Museo della Grafica dell’Università di Pisa (Lungarno Galileo Galilei, 9 – Pisa) dedicato al primo calcolatore commerciale italiano: si chiamava ELEA 9003 e venne prodotto dalla Olivetti. L’incontro dal titolo, “Caruso e l’Olivetti ELEA 9003” è dedicato ai disegni che nel 1959 l’artista Bruno Caruso fece prendendo spunto proprio dal calcolatore. I disegni, presentati poi in una raccolta dal titolo “Dalla calligrafia alla memoria” saranno commentati da Caterina Napoleone.
*L’immagine è tratta da http://hmr.di.unipi.it/Foto/Foto-Idx.html