A poche centinaia di metri dalla piazza del comune di Calci sorge questo imponente complesso monastico (al quale si accede dalla strada per Montemagno) creato nel 1366 per decisione dell’arcivescovo di Pisa Francesco Moricotti ma quasi completamente modificato nel corso del XVIII secolo.
Edificato in origine come monastero di clausura per i monaci Certosini (la statua di san Bruno fondatore di tale ordine troneggia all’ingresso) nel XIX secolo la Certosa di Pisa divenne per un breve periodo proprietà dello stato italiano per poi tornare nel 1866 ai certosini che la abitarono fino al 1972.
Di fronte alla biglietteria si apre la graziosa e affrescata Cappella di san Sebastiano (la “Cappella delle donne”), l’unica parte della certosa visitabile gratuitamente. L’accesso al resto della struttura è a pagamento e le visite (programmate ogni ora) sono possibili solo venendo accompagnati dal personale della Sopraintendenza che non fornisce una servizio di guida ma provvede solo a garantire l’accesso alle singole aree del complesso.
Superato il cancello si entra nel vasto cortile (il cortile d’onore) sul quale si affaccia il monastero e la chiesa realizzata in marmo impreziosita da decorazioni e da una monumentale scala.
Lo spettacolare interno si presenta in modo spettacolare per il trionfo di affreschi. Le pareti (“Storie della Bibbia”) e la cupola sono interamente infatti affrescate mentre dietro l’altare maggiore troneggia la pala Vergine san Bruno e Santi del Volterrano (XVIII secolo).
L’interno a una sola navata è diviso in due da una tramezza di marmi policromi sopra la quale vi è la statua di “Cristo disteso con la croce” e dal cui ingresso si scorge l’Angelo in marmo realizzato dalla scuola del Bernini.
La Certosa di Pisa ospitava infatti i monaci (in prevalenza di origine nobiliare e dediti esclusivamente alla preghiera e a una vita di clausura) e i fratelli Conversi (ben più numerosi) che provvedevano a svolgere tutti i lavori necessari per sostentamento dei monaci, il mantenimento del monastero e per l’esecuzione di tutti i lavori di tipo “pratico” richiesti dalla Certosa.
I fratelli conversi assistevano alla messa conventuale sostando nell’area, piccola, tra l’ingresso e la tramezza la cui porta veniva chiusa. I monaci invece sedevano nelle sedie del coro (originale del XVIII secolo) ben lontani gli uni dagli altri.
Ai lati della navata sinistra si apre una serie di cappelle, nelle quali quotidianamente ogni monaco celebrava la messa private. Dalla cappella di san Bruno impreziosita da affreschi e stucchi si accede a quella, più ampia, della Madonna del Rosario con la Vergine con bambino e santi del pittore livornese Giuseppe Maria Terreni (tardo XVII secolo).
Dalla navata destra si accede invece all’incantevole Chiostro grande con loggiato del settecento e ai cui lati si aprono le celle dei Monaci: disposte su due piani e con un loggiato coperto per ogni livello avevano ben tre stanze e un giardinetto. Le celle sono contrassegnate da lettere dell’alfabeto.
Al centro del giardino del chiostro c’è una grandiosa fontana ottagonale con simbologia dell’Apocalisse di san Giovanni.
Da una porta del chiostro e percorrendo un corridoio si accede al Chiostrino Capitolare del XV secolo con colonnato e decorazioni alle pareti impreziosito dal lavabo in marmo alla parete e da un pozzo. Sul chiostrino si affaccia la “Sala del Capitolo” (nella quale i soli monaci si riuniscono per decidere le questioni che interessano il monastero) e il maestoso Refettorio con L’Ultima cena di Bernardino Pocetti (1597) e i maestosi Affreschi in troempe-l’oeil realizzati da Pietro Giarré (spettacolare sono gli effetti ottici proposti dai due “riquadri” centrali con il “tavolo” che sembra cambiare allineamento percorrendo il Refettorio partendo dalla parete con L’Ultima Cena all’altra).
La Foresteria Granducale invece venne aggiunta nel XVIII secolo per accogliere i Lorena durante i loro soggiorni presso la Certosa: si sviluppa lungo tre ambienti decorati da affreschi realizzati da Pietro Giarré (1793). Dalla Foresteria si accede infine ad un altro chiostro: il Chiostrino Priorale caratterizzato da una curiosa e azzardata scelta architettonica: una cisterna la cui vasca è costituita dagli architravi e funge da “raccordo” tra le stanze riservate ai Lorena e l’Abitazione del Priore con giardino su due livelli e terrazza che offre una magnifica veduta della campagna pisana.
Tornando poi nel cortile interno la visita prosegue nella Farmacia che sfoggia arredi della fine del XVIII secolo (i vasi sono copie).
Nella restanti locali della Certosa è stato allestito il Museo di Storia naturale.
Foto pubblicate per gentile concessione della Soprintendenza BAPSAE di Pisa e Livorno.
La Certosa di Pisa
Via Roma 79 Calci (Pi)
Tel. 050/938430
Web: www.sbappsae-pi.beniculturali.it
Accesso disabili: No
Ingresso dal martedì al venerdì 8.30-18.30; domenica e festivi: 8.30-12.30; ingresso ogni ora in gruppi accompagnati
Chiusura lunedì (e 25 dicembre, 1 gennaio e 1 maggio)
Biglietti: 4 euro (ridotto 2 euro per docenti statali e giovani dai 18 ai 25 anni). Biglietto gratuito per minori di 18 anni e maggiori di 65 anni.