Si è conclusa ad Altopascio la Field School in Medieval Archaeology and Bioarcheaology, il “campo-scuola” svoltasi presso il sito dell’antica Abbazia di San Pietro di Pozzeveri (comune di Altopascio), al quale hanno lavorato studenti italiani e americani. Si tratta di un progetto varato dalla divisione di Paleopatologia dell’Università di Pisa, diretta dal professor Gino Fornaciari, e dal Dipartimento di Antropologia dell’Ohio State University, con la supervisione del professor Clark Spencer Larsen, in accordo con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana. Il progetto aveva ed ha come obbiettivo il monitoraggio archeologico dell’antica abbazia e l’analisi dei resti umani sepolti nelle aree cimiteriali del monastero.
La prima campagna di scavo condatta da 23 studenti provenienti dagli USA e dal Canada, 9 istruttori e supervisori italiani e americani e 9 studenti del Master interuniversitario di primo livello in Bioarcheologia, Paleopatologia e Antropologia Forense (organizzato dalle Università di Bologna, Pisa e Milano) hanno portato alla luce almeno tre diverse fasi cimiteriali: quella del XVIII-XIX secolo, relativa al cimitero parrocchiale della tarda età moderna della comunità di Badia Pozzeveri, quella postmedievale del XVI-XVII secolo e quella basso-medievali (XIII-XIV secolo). In totale sono stati scoperti circa quaranta individui, completi e articolati, e molti non in connessione. Di particolare interesse il ritrovamento di cadaveri sepolti sbrigativamente risalenti all’epoca nella quale i dintorni dell’abbazia furano utilizzati per dare sepoltura ai morti dell’epidemia di colera del 1855.
Sono inoltre state scoperte tracce di diversi edifici d’età medievale facenti parte del complesso monastico: nell’area dove sorgeva il chiostro dell’abbazia, è stato individuato un ambiente in muratura il cui crollo del tetto (avvenuto prima del XVI secolo) ha perfettamente sigillato gli ambienti che saranno oggetto di indagine nella prossima campagna di scavi. A ovest lo scavo ha evidenziato la struttura dell’antica abbazia romanica, che aveva uno sviluppo da est a ovest di circa trenta metri.
Le ricerche continueranno nella prossima stagione, con l’approfondimento degli scavi. I campioni bioarcheologici recuperati consentiranno di ricostruire malattie, stile di vita e caratteristiche bioarcheologiche della popolazione locale dal medioevo fino al XIX secolo.